Nella cronaca di Firenze de La Repubblica dell’11/04/2015 Ernesto Ferrara fornisce una sintetica illustrazione del Progetto che lo Studio Natalini sta elaborando per l’area ex FIAT Belfiore-Marcello.
Pochi giorni dopo viene stampato il libro Cambiamenti nel paesaggio rurale toscano dal 1954 al 2014, di Paolo Degli Antoni e Sandro Angiolini, Editore Pagnini, nel quale, tra l’altro, si ricostruisce l’evoluzione della vegetazione spontanea che ha colonizzato il cantiere abbandonato da sei anni.
Scarica il pdf con la presentazione fotografica dei diversi usi di quel lotto dal 1943 ad oggi: orti di guerra, fabbrica, cantiere e oggi bosco di neoformazione.
Paolo Degli Antoni, dottore forestale, Comitato Ex Fiat Belfiore-Marcello
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Paolo Degli Antoni
Paolo Degli Antoni, dottore forestale, Comitato Ex Fiat Belfiore-Marcello
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Con Delibera N. 2015/G/00150 del 29/04/2015 la Giunta Comunale ha avviato il processo di valutazione ambientale strategica sulla variante al piano di recupero dell’area ex Fiat del Viale Belfiore. Il documento preliminare è scaricabile alla pagina
http://dominoweb.comune.fi.it/OdeProduzione/FIODEWeb2.nsf/0/BD28A442D759B838C1257E3D007A3C52/$FILE/All_A_DocPrelVas_B_EP_VAS-signed-signed.pdf
Nell’edizione 2016 de “I luoghi del cuore” del FAI l’area boschiva nell’area ax FIAT Belfiore-Marcello si posiziona seconda nel Comune di Firenze dopo Boboli http://iluoghidelcuore.it/luoghi/87915
L’asta fallimentare è andata deserta due volte
Il 22 maggio 2019 è stato pubblicato il piano di recupero approvato, che dà limitata soddisfazione al Comitato dei Cittadini, in risposta alle osservazioni presentate, sui seguenti punti:
– individuazione preventiva delle cisterne d’acccumulo acqua piovana a uso irriguo;
– piantagione dell’autoctono orniello invece del pero cinese;
– monitoraggio delle deformazioni indotte sugli immobili circostanti, anche dopo la fine dei lavori
Mette infinita tristezza la qualificazione come “infestante” della vegetazione spontanea che si era insediata a seguito dell’abbandono del cantiere. Convegni come “L’ambientalismo del fare” -Firenze 2008- producono un atteggiamento antropocentrico sviluppista sprezzante della biodiversità