Carcere fino a 5 anni per chi va alle manifestazioni con il casco (che, fino a prova contraria, serve per non farsi spaccare la testa dai manganelli), o per chi si “travisa”, cioè mette un fazzoletto o un passamontagna. Anche senza compiere alcun altro reato.
Cinque anni vuol dire nessun beneficio, quindi carcere subito, e senza condizionale. E ancora fino a 5 anni anche per chi utilizza petardi, razzi, scudi: ricordate gli studenti contro la riforma Gelmini che si riparavano dalle cariche dietro scudi a forma di libro, per difendere il diritto alla cultura? tutti in galera.
Ma anche aumento delle pene, fino al raddoppio, per i piccoli reati, furti e scippi, e rafforzamento delle misure di contrasto a “condotte lesive del decoro urbano”, accattonaggio e simili. In un momento in cui la macelleria sociale si fa sempre più dura, in cui si demoliscono diritti dei lavoratori, servizi pubblici, sanità e scuola, in cui da una parte aumenta la povertà, dall’altra si fa più duro il conflitto – e non potrebbe essere altrimenti – il governo va all’attacco, con misure degne dei codici speciali di epoca fascista. Del resto della democrazia ormai non resta che l’involucro formale, e nessuno si sogni di protestare.
Certo, poi viene da pensare che gli stessi che propongono un tale ddl sono quelli che con i colleghi “onorevoli” fanno i garantisti e votano contro l’arresto, o contro l’uso delle intercettazioni. Che fanno altre leggi quando c’è da proteggere gli evasori, o cavillano quando si tratta di colpire la corruzione, che foraggiano con miliardi opere in cui è conclamata la presenza delle grandi organizzazioni criminali.
Ma che volete, i colletti bianchi non provocano allarme sociale quanto un accattone, un disoccupato, un precario o uno studente che protestano. Non contestano il sistema, loro, lo sfruttano, a braccetto dei loro protettori politici. Quindi va tutto bene, madama la marchesa, e dagli ai poveracci e a chi crea disordine. Ecco, la priorità è l’ordine e il decoro. E’ un gioco già visto, e che alla lunga non vince, ma intanto rischia di fare molto male e molti danni.
Due piccoli particolari, per concludere: naturalmente niente codice identificativo per gli agenti in servizio di ordine pubblico, non sia mai che a qualcuno dei tutori dell’ordine tocchi rispondere di quello che fa. E infine, assente Alfano, al vertice con ANCI e sindaci delle principali città, il ddl è stato presentato e illustrato da Dario Nardella.
*Maurizio De Zordo, attivo in Firenze Antifascista, Acad e perUnaltracittà
Maurizio De Zordo
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Grazie Maurizio
condivido quello che dici e anche la rabbia e l’amarezza che ne consegue