Il rilancio a Firenze del Comitato “Fermiamo la guerra”

Il Movimento Pacifista ha avuto a Firenze momenti altamente significativi fin dagli anni ’50, quando il Sindaco Giorgio La Pira promosse in Palazzo Vecchio i Colloqui Mediterranei e gli incontri dei Sindaci di molte città del mondo contro gli armamenti atomici.

Più recentemente, ricordiamo le Tende per la Pace in piazza San Giovanni che, a partire dal primo conflitto del Golfo, hanno costituito un punto di riferimento importante per tutte/i coloro che volevano esprimere la loro contrarietà alla guerra. All’inizio degli anni ’90 ne era stato ispiratore e protagonista Padre Ernesto Balducci, che già negli anni precedenti, con la rivista da lui fondata Testimonianze, aveva organizzato dei convegni sul tema “Se vuoi la pace, prepara la pace”.

imagesE ci viene poi in mente la straordinaria manifestazione conclusiva del Forum Sociale Europeo del 2002, quando un milione di persone aveva riempito le strade della città, sfilando per la pace “senza se e senza ma”, un tema che era stato al centro dei numerosi incontri susseguitisi per vari giorni, durante il Forum, con grande partecipazione di donne e uomini provenienti da ogni parte del mondo (e proprio su questo punto vi era stato il contributo appassionato di Pietro Ingrao).

Si era nel periodo in cui il Movimento per la Pace aveva in tutti i continenti la sua massima espansione, tanto che il New York Times era giunto a definirlo la seconda potenza mondiale.

In seguito, di fronte alla mancanza di risultati positivi, erano venuti la disillusione, la rassegnazione, il riflusso. I conflitti bellici continuavano ad essere all’ordine del giorno e risultava quindi evidente come il movimento non avesse influito minimamente sulle politiche degli stati; per quanto ci riguarda più direttamente, su quelle del governo italiano che ripetutamente, fosse di destra o di centro-sinistra, aveva ignorato e continuava ad ignorare, l’articolo 11 della Costituzione, quello in cui si afferma che “l’Italia ripudia la guerra”.

E’ stato proprio per reagire a questa situazione, dando continuità alle iniziative pacifiste, che si formò a Firenze, nel 2005, il Comitato “Fermiamo la guerra”. Nacque per l’azione determinata di alcune persone – fra cui ricordiamo in particolare Riccardo Torregiani, recentemente scomparso – con l’adesione di un vasto arco di forze, di soggetti, di persone, dalle Comunità di base delle Piagge e dell’Isolotto alle Donne in nero, dal Giardino dei Ciliegi alla CUB e SNUR/FLC-CGIL, dagli Studenti di sinistra alla Sinistra Universitaria, e poi Statunitensi contro la guerra, ARCI, Unaltracittà/Unaltromondo, Associazione di amicizia italo-palestinese e Emergency, per citarne solo una parte.

Il Comitato sviluppò interventi informativi, di sensibilizzazione, di confronto e cercò, di fronte ai conflitti che continuavano a scoppiare in varie parti del mondo, di impostare delle vere e proprie campagne. Man mano, però, la partecipazione della maggior parte dei soggetti che avevano aderito venne a mancare.

Rimase un gruppo di ostinati “operatori di pace” che, con tenacia (un po’ come gli irriducibili Galli dei fumetti di Asterix e Obelix), continuarono la loro azione di “sensibilizzatori”, inventandosi pure interventi nuovi come quello delle “Canzoni contro la guerra”, un’iniziativa anti-militarista che, dal 2013, insieme all’Istituto Ernesto De Martino e ad altri soggetti associativi, viene organizzata ogni anno in concomitanza con la ricorrenza del 4 novembre, la cosiddetta Festa della Vittoria (nella 1^ Guerra Mondiale, quella dell’“inutile strage”, dei massacri di centinaia di migliaia di soldati, delle decimazioni) e Giornata delle Forze Armate.

Frattanto la situazione mondiale è andata peggiorando sempre di più, tanto che si è parlato, da “pulpiti” autorevoli, di una 3^ guerra mondiale diffusa. Recentemente, nel novembre scorso, in occasione dell’assemblea a Firenze dei parlamentari dei paesi della NATO (responsabile prima, anche se non unica, del moltiplicarsi dei conflitti bellici), sono state organizzate da un ampio schieramento di forze, una serie di iniziative che hanno riaffermato la volontà di pace della città, contraddetta peraltro dal comportamento dell’istituzione comunale, che ha spacciato l’assemblea in questione come una prosecuzione dell’attività pacifista del Sindaco La Pira. Si è riscoperto così lo spirito che aveva animato, circa 10 anni fa, la nascita del Comitato “Fermiamo la guerra” e si è pensato, di conseguenza, di rilanciarne l’attività con il coinvolgimento di un maggior numero di realtà e di persone.

E’ evidente una necessità del genere: abbiamo infatti sotto gli occhi come la partecipazione dell’Italia e dell’Europa, schierate a fianco degli Stati Uniti, ad azioni di guerra mascherate sotto i nomi più fantasiosi (peace-keeping, guerra umanitaria, intervento di polizia internazionale), abbia contribuito a determinare la disastrosa situazione attuale. Il 2015 ha visto il numero di profughi raggiungere il massimo dalla II Guerra Mondiale ad oggi: centinaia di migliaia di persone sono in fuga da guerra e terrore e l’Europa pone ostacoli all’accoglienza nei loro confronti, contro tutte le norme del diritto internazionale, oltre che dei principi della comune umanità. La lotta al terrorismo praticata con i bombardamenti delle popolazioni civili ha causato azioni terroristiche sempre più pericolose, e viene oggi utilizzata nei paesi europei come alibi per comprimere i diritti e le libertà democratiche.

Dietro le violenze belliche che hanno prodotto lo sgretolamento di stati, la diffusione del terrorismo – ed il suo organizzarsi in un “califfato” -, la morte di centinaia di migliaia di persone, la fuga di milioni di profughi, non ci sono guerre di religione o di civiltà: ci sono le manovre criminali e l’invadenza della NATO (che porta le sue basi nei paesi confinanti con la Russia), ci sono gli interessi economici dei trafficanti di armi, c’è il fondamentalismo religioso con le sue aberranti posizioni e utilizzato per le lotte di potere, c’è il sistema economico ultraliberista, che sta attaccando pesantemente beni comuni, ambiente, diritti e che è all’origine di conflitti, sempre più gravi e pericolosi, per il controllo delle risorse del pianeta.

Tra queste ci sono quelle energetiche e le materie prime per l’industria, ma anche beni comuni indispensabili per la vita di tutti gli esseri umani come l’acqua e il cibo. Le guerre per l’acqua si intrecciano con quelle per il petrolio. Il cambiamento del clima provocato da questo dissennato sistema economico, insieme all’appropriazione di acqua e terre coltivabili da parte di multinazionali e potenze dominanti, provoca tragedie e migrazioni di massa.

Perciò il Comitato “Fermiamo la guerra” pone al centro della propria azione alcuni obiettivi ritenuti prioritari, su cui sviluppare delle vere e proprie campagne, e cioè:

– l’embargo della vendita di armi a tutti i paesi in guerra;

– l’embargo dell’acquisto di petrolio e gas da tutti i sostenitori del fondamentalismo terrorista;

– l’accoglienza e l’inclusione dei profughi e la solidarietà con tutti i popoli che soffrono per la guerra, per le dittature, per lo sfruttamento colonialista;

– la diminuzione delle spese militari del nostro Paese (che invece continuano ad aumentare, mentre, in base alla spending review, si tagliano servizi essenziali e si riduce sempre di più lo stato sociale);

– la chiusura delle basi militari NATO e USA, in cui sono tenuti, illegittimamente, anche armamenti atomici.

E’ già in programma l’incontro “La resistenza curda baluardo contro il terrorismo”, organizzato insieme all’ANPI e ad altri soggetti associativi, e si è cominciato a preparare un’iniziativa sulla produzione e sul commercio delle armi, inquadrando il tema sempre all’interno del quadro geopolitico internazionale, molto complesso ed in continuo movimento (vediamo ora, fra l’altro, l’esplicitarsi del conflitto fra Iran e Arabia Saudita). Inoltre, con l’aggravarsi della situazione in Libia, si parla sempre più apertamente di un possibile intervento italiano nell’area: anche su questo dobbiamo tenerci pronti a rispondere con mobilitazioni e controinformazione.

Risulta indispensabile, infine, sulla base delle indicazioni qui sommariamente enunciate, cominciare a connettersi con altre realtà italiane, con i diversi comitati e gruppi che lavorano sul tema della pace anche al di là dei confini nazionali, con le campagne che vengono promosse a livello mondiale.

Si tratta di un lavoro difficile, ma occorre rendersi conto che l’impegno per la pace è prioritario, perché, come sosteneva Padre Balducci, l’umanità del 2000 o sarà un’umanità di pace o non sarà.

*Comitato Fermiamo la guerra

riferimenti: sandra.carpilapi@gmail.com, tomagifra@gmail.com, mor.biagioni@gmail.com