Nicoletta Dosio è una storica attivista NoTav della Val di Susa, sempre presente fin dall’inizio delle mobilitazioni alle iniziative del movimento, sempre disponibile a partecipare, spiegare, portare informazioni ed esperienze anche fuori dalla valle.
E’ soprattutto, e così si sente, uno dei mille e mille volti che, senza protagonismo o divisioni, portano avanti, determinati, la resistenza di un territorio, di una comunità.
Lo sappiamo, la Val di Susa è uno dei primi e dei più longevi esempi di resistenza contro le grandi opere, contro il saccheggio del territorio in nome del profitto, contro l’imposizione con la forza militare di opere inutili quanto devastanti.
Ma è anche una dimostrazione e un esempio di come la lotta possa partire dalla comunità, e costruire comunità. Di come la solidarietà possa, debba, essere un’arma contro un potere che si fa sempre più feroce e aggressivo. Là in valle è fallito clamorosamente il tentativo della procura torinese, quella “con l’elmetto”, di disarticolare il movimento dividendo fra “buoni” e “cattivi”: la risposta è stata “si parte e si torna insieme”, letteralmente sui sentieri della Clarea, idealmente nelle lotte.
Nessuno viene lasciato solo, nessuno viene disconosciuto. Se ne facciano una ragione alla procura torinese, che sempre più pare al limite della crisi di nervi, ma che purtroppo agita armi potenti: incriminazioni per terrorismo per un compressore lievemente danneggiato, decine e decine di provvedimenti restrittivi compreso il carcere e l’isolamento, la recente condanna di una ricercatrice veneziana che ha raccontato una fase del movimento facendo, appunto, ricerca, e quindi essendo presente alle varie manifestazioni.
E l’accanimento contro una professoressa di greco in pensione, Nicoletta Dosio, prima costretta agli obblighi di firma, poi agli arresti domiciliari, e che ora rischia il carcere dopo l’udienza del prossimo 23 novembre. Perché Nicoletta non sono riusciti a confinarla con le loro misure restrittive: non è scappata, non si è nascosta, semplicemente ha disobbedito, non ha firmato, non è rimasta a casa, ha abitato la sua terra con le sue compagne e i suoi compagni visibile e disponibile come sempre. Anzi, non c’è più andata a casa, ospitata da tutta una valle. L’ultima volta è stata fermata a Torino, davanti al tribunale dove si svolgeva una ennesima udienza contro attivisti NOTAV, e portata in questura. Se ne riparlerà appunto il 23, ma siamo sicuri che qualunque sia l’esito di una giustizia ingiusta Nicoletta avrà voce spazio e intelligenza per non lasciarsi “costringere” in alcun modo.
Per la sua mite ma decisa resistenza, per il suo essere parte di una comunità che non si arrende alle logiche fredde del capitale e del profitto, per la loro – di tutte e tutti – decennale presenza contro un monumento allo spreco e alla devastazione, che solo come cantiere di esplorazione è costato 1500 alberi, mucchi di terre di scavo contenenti uranio e amianto, una occupazione militare che costa 100.000 € al giorno, per tutto questo siamo al fianco di Nicoletta e di tutte le compagne e i compagni della valle, a lei e a tutte e tutti loro la nostra incondizionata solidarietà.
*Maurizio De Zordo
Questo di seguito è il testo letto da Nicoletta fuori dal tribunale prima di essere arrestata
Quanto tempo è passato da quando i Padri costituenti, ancora animati dal vento di Liberazione che spazzò via il nazifascismo e accese nuove, ahimè disattese speranze, dichiaravano che
«La resistenza, individuale e collettiva, agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino».
Quei diritti, quei doveri, per noi, per me, non sono un semplice slogan, ma ispirazione di vita e di azione.
Dalla prima misura cautelare inflittami, l’obbligo di firma, sono passati ormai quattro mesi. Ora, attraverso i successivi aggravamenti, sono giunta agli arresti domiciliari, che non sto rispettando.
Continuo la mia consapevole, condivisa, felice evasione contro provvedimenti preventivi che sono più che mai strumento di intimidazione, tentativo di minare una lotta giusta e collettiva, per questo irriducibile.
Evidentemente, il mio gesto di ribellione, che sono determinata a portare avanti fino in fondo, ha rotto lo schema di repressione che umilia le persone e le rende subalterne alle decisioni vendicative dei tribunali. La palese difficoltà del tribunale di Torino ad applicare quella che chiamano “l’obbligatorietà dell’azione penale” di fronte al mio pubblico e rivendicato “reato” di evasione è il maggior riconoscimento della forza di popolo che mi sostiene e insieme un messaggio attivo di fiducia e incoraggiamento per quanti subiscono arbitrii giudiziari che sembrano incontrastabili.
Un’evasione che vuole essere nuova tappa della lunga resistenza collettiva praticata dal movimento NO TAV contro i grandi, sporchi interessi del partito trasversale degli affari.
In questo mondo dove il dominio dei più forti sui più deboli si fa guerra, razzismo, sfruttamento, devastazione sociale e ambientale, gravissima emergenza democratica contro chi non si adegua, si aprono tribunali e carceri.
Oggi, nel vostro Palazzo, per l’ennesima volta, si processano, insieme ai cinquantatre compagni imputati, la Libera Repubblica della Maddalena e tutto il popolo NO TAV.
Anch’io sono parte di questo popolo, perciò sono qui, a testimoniare, come ho sempre fatto, complicità a compagne e compagni
Ho vissuto le giornate intense della Libera Repubblica, in cui si rafforzarono le radici della liberazione di Venaus e sperimentammo l’utopia realizzabile del ricevere da ognuno secondo le sue possibilità e del dare ad ognuno secondo i suoi bisogni.
Ero sulla barricata Stalingrado il 27 giugno 2011, a praticare la resistenza popolare contro gli armati e le ruspe giunte a sgomberarci. Ho visto e subìto la violenza poliziesca. Ho percorso i sentieri della Clarea il 3 luglio. Ho praticato l’assedio collettivo al cantiere; con donne, uomini, anziani e bambini ho respirato le migliaia di lacrimogeni lanciati quel giorno.
Il ricordo e l’indignazione per tanta ingiustizia sono, insieme alle ragioni della opposizione comune contro le grandi male opere e il modello di vita e di sviluppo che le genera, alimento potente di una lotta che dura, si rafforza, si allarga e vincerà.
Non sono qui per costituirmi o per fiducia nella vostra giustizia: sarà la storia che ci assolverà.
Torino, 3 novembre 2016
Nicoletta Dosio
Maurizio De Zordo
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