Anche quest’anno, come ormai da tradizione, in San Frediano migliaia di antifascisti hanno trascorso una bellissima giornata di festa e di lotta. Iniziata con la commemorazione a Potente in Piazza Santo Spirito è proseguita con il lungo e partecipato corteo che con oltre 800 persone ha attraversato Piazza Tasso ed ha sfilato per le vie dell’Oltrarno intonando cori e slogan per commemorare i 5 ragazzi uccisi dai tedeschi e fascisti in ritirata da Firenze e le decine di partigiani del quartiere che hanno perso la vita nella battaglia per la liberazione di Firenze dal Nazi-Fascismo.
Sia durante il corteo che dal palco del concerto serale in S.Spirito non sono mancati interventi sulla storia dell’antifascismo, sulla solidarietà internazionale, a sostegno dei lavoratori e contro la repressione a ribadire che l’antifascismo è qualcosa per noi ancora vivo e necessario. Sentimento condiviso dalle migliaia di persone, studenti, lavoratori anziani e militanti politici, che durante tutto l’arco della giornata e della serata hanno affollato Piazza S.Spirito, la vera Piazza del 25 Aprile fiorentino!
Una piazza dove non c’è spazio per demagogia e per opportunismo, dove non si pratica l’antifascismo solo un giorno all’anno ma dove ogni giorno è 25 aprile. Una piazza libera da istituzioni ipocrite e partiti politici siano essi dichiaratamente di destra o neo liberisti ma pur sempre reazionari come il PD. In particolare il PD fiorentino, primo tra tutti Nardella, che si è fatto sponsor di leggi repressive e securitarie come la legge Minniti-Orlando o il PD regionale che nella persona del Pres. del consiglio regionale Giani non ha mancato nei mesi scorsi di dare spazi pubblici e di visibilità a formazioni neofasciste come Lealtà e Azione o Progetto Dinamo oramai di casa in Via Cavour.
Purtroppo abbiamo assistito come spesso negli ultimi tempi, ad una campagna denigratoria che si basa e fomenta al tempo stesso la politica della paura. Giornali e parolai locali, mossi da linee guida politico/istituzionali, si sono prima preoccupati di istigare un clima di terrore in vista del corteo in Oltrarno con articoli indecenti usciti sul Corriere Fiorentino e poi hanno tentato di screditarlo infilandosi tra le fila degli antifascisti scesi in piazza con il gioco infantile della provocazione.
La spesso citata libertà di cronaca deve poter essere smascherata e criticata quando non è essa stessa libera ma alle dipendenze del potere di turno. E a dimostrazione di ciò basti pensare a come non si siano lette parole di indignazione riguardo al fatto che qualche giorno prima della festa della liberazione in Santa Croce sia stata celebrata una messa per il gerarca e presidente dell’Accademia d’Italia nella RSI, Giovanni Gentile, che definì la Germania nazista come “il grande condottiero” che aveva aiutato “l’Italia a rialzarsi” nella lotta per “salvezza dell’Europa” solo pochi giorni prima di essere fermato dai Gappisti. Così come ci sembra che tanta indignazione non sia riservata nemmeno per la presenza di gruppo, se pur esiguo di fascisti che a Trespiano commemorano i repubblichini.
Ma i quartieri e la Firenze popolare che martedì 25 Aprile hanno scelto di essere in Piazza e non rinchiusi nei palazzi istituzionali non sono caduti nel gioco subdolo del sensazionalismo mediatico e del clima del terrore, rispondendo tono su tono alle provocazioni e tornando velocemente a vivere quella che per noi è una giornata di festa e di lotta.
Al tentativo politico di creare uno stato di emergenza per oscurare fenomeni e movimenti che non possono controllare rispondiamo urlando quali sono le vere emergenze di questo paese: la lotta alle grandi opere, la lotta al fascismo, razzismo e al sessismo dilagante fomentata da formazioni neofasciste e funzionale a chi preferisce una lotta tra poveri che una lotta di classe, la necessità di parlare di lavoro, di superare una crisi dovuta al fallimento del capitalismo ed una lotta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ultima cosa: non accettiamo lezioni di antifascismo da un mediocre sceriffo come Nardella, che cavalca le stesse paure delle formazioni neofasciste, o da giornalisti ignoranti e superficiali pronti a servire il padrone di turno, ma solo da quegli uomini e quelle donne che nel passato come oggi sacrificano loro stessi per lottare contro i soprusi con l’obiettivo di costruire un mondo più equo, uniche vere basi dell’antifascismo.
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