A chi fa gola Firenze? Guida alle grandi holding che si appropriano della città: Fondazione Zeffirelli – BL Consulting /7

  • Tempo di lettura:7minuti
image_pdfimage_print

Le trasformazioni del Complesso di San Firenze e dell’ex Teatro Nazionale sono al centro della nostra settima scheda (qui la sesta).

Ne sono protagoniste la Fondazione Zeffirelli e la BL Consulting, cui l’Amministrazione consente le più ampie facoltà di intervento all’insegna della banalizzazione culturale del Centro Storico Patrimonio UNESCO e della sua alterazione mercantile spettacolare.

 

Fondazione Zeffirelli Onlus  

La Fondazione Zeffirelli è una onlus sorta nel maggio del 2015 con la finalità di raccogliere e divulgare il patrimonio artistico e culturale del regista fiorentino Franco Zeffirelli. Subito dopo la sua costituzione, a luglio dello stesso anno, le viene data in concessione onerosa per 29 anni, tramite la discutibile formula dell’affidamento diretto, una parte del Complesso di San Firenze, ossia l’ex Oratorio di San Filippo Neri, uno degli spazi monumentali più importanti del centro storico, raro esempio di architettura barocca, già sede degli Uffici Giudiziari.

Nel 2011 questi sono trasferiti nel nuovo palazzo di giustizia a Novoli. Per compensare la perdita di funzioni dell’area centrale e a fronte di una precedente richiesta di sistemazione in città dell’archivio Zeffirelli (nell’edificio del Carnielo in piazza Savonarola), l’amministrazione ha pensato bene di mettere a disposizione di questa ulteriore iniziativa di privatizzazione dei beni comuni, uno dei siti storici più significativi, scelta che ha sollevato però numerose perplessità.

“Io nun ce l’ho co’ te, ce l’ho co’ quello affianco a te che nun te butta de sotto” è la caustica citazione di Petrolini con cui lo storico Tomaso Montanari sottolinea il deprecabile comportamento del Comune. Rincara la dose il consigliere Tommaso Grassi: “Prendere tutto dal Comune e dare poco o nulla alla città: questa la filosofia. È stato regalato un palazzo intero, si sono assecondati i voleri di Zeffirelli, che ci potrà fare quel che vuole”.

In cambio di un canone di locazione agevolato di 12.900 euro mensili, scontato del 60% come per tutte le iniziative culturali, alla Fondazione è stato concesso il monopolio dell’uso del piano terreno e del primo piano del Complesso di San Firenze, l’uso condiviso con il Comune della “Sala della musica”, oltreché l’incasso dei biglietti d’ingresso e dei proventi di tutte le attività commerciali, di promozione e delle iniziative programmate. Il costo dei lavori di adeguamento dei locali, pari a 3.3 milioni di euro, è stato anticipato in parte dalla Fondazione ma a scomputo del canone di affitto che il Comune dovrebbe riscuotere.

La somma rimanente è stata messa a disposizione dal magnate russo del petrolio, Mikhail Kusnirovich, fortemente interessato alla commercializzazione della moda italiana e al turismo in Italia, dalla famiglia del magnate minerario canadese-americano Robert Friedland, attratta dagli investimenti turistici in Italia, e dagli sponsor tecnici Targetti S.p.A. e Illum S.r.l.

In realtà i lavori sono stati pagati da tutti noi nei termini della mancata riscossione da parte del comune del canone di locazione.

«Massimo rispetto per la storia artistica di Zeffirelli, ma che fine ha fatto l’interesse pubblico?” si chiede Tomaso Montanari, soprattutto quando siamo costretti a constatare che la gestione “culturale” della Fondazione, e di uno degli spazi più significativi della città storica, è affidata al suo presidente onorario, Gianni Letta, noto per i suoi stretti legami con Berlusconi, “aggiungiamo che Letta era il sottosegretario alla presidenza del consiglio, cioè il cruciale uomo macchina del governo Berlusconi –Tremonti – Bondi che nel 2008 dimezzò in un colpo il bilancio del Ministro per i Beni Culturali …. è il presidente di Civita, l’Associazione che ha al suo interno Civita Servizi, al cui gruppo appartiene Opera Laboratori Fiorentini, strapotente concessionario del Polo Museale”, il cui raggio di azione interessa ormai tutto il territorio nazionale, da Siena a Firenze, a Milano, Roma, Napoli, Palermo. L’Associazione Civita affianca la Civita Cultura Holding che dal 2014 è membro dello IEN – Italian Entertaiment Network, multinazionale dell’industria dell’intrattenimento e della gestione delle attività museali.

Chi ha detto che con la Cultura non si mangia non conosceva il business che ruota attorno alla concessione dei servizi museali, alla promozione e organizzazione di mostre ed eventi collegati, alla produzione di contenuti media.

Al di là della retorica del recupero in chiave culturale del Complesso di San Firenze, ampiamente diffusa dai protagonisti della vicenda, ancora una volta siamo di fronte all’ulteriore privatizzazione degli spazi e delle proposte che impedisce al Centro Storico di diventare luogo attivo della produzione (e non solo della fruizione) culturale.
Banalizzazione consumistico celebrativa del tessuto storico della città e stretto intreccio cultura/affari ormai dominano il panorama fiorentino.

 

BL Consulting

La BL Consulting è una società italiana di costruzioni e di investimenti immobiliari. Ha un capitale di 420mila euro e ricavi per 5 milioni nel 2017. I proprietari sono Claudio Nocentini e Valentina Artini, soci al 50%. A Firenze hanno messo a segno due interventi di un certo rilievo.

Il primo è la trasformazione residenziale del Palazzo sede dell’Istituto Demidoff, nel quartiere di San Niccolò, venduto dall’ Asp Montedomini del Comune di Firenze per circa 3,9 milioni di euro alla quattordicesima asta, con un notevole ribasso rispetto al valore originariamente individuato dalla perizia di stima (7,8 milioni circa) e al valore (4,65 milioni) con cui nel 2015 se l’era aggiudicato la società Amarante, che in seguito ha rinunciato all’acquisto.

L’edificio si pone come uno dei luoghi della memoria storica della zona, nel suo documentare uno dei più significativi interventi filantropici della famiglia Demidoff a favore del rione, con la creazione di un asilo e di una scuola per i bambini poveri, e una farmacia (pregevole il suo arredo in stile neogotico) che distribuiva gratuitamente medicinali sino a diventare un centro per la formazione di giovani artigiani e fanciulle, escluse dall’istruzione scolastica. Successivamente è stato trasformato in Residenza assistita per anziani bisognosi. Oggi, le funzioni pubbliche arretrano di fronte all’incalzare della rendita immobiliare che amministratori e soprintendenze non sono più in grado di arginare. Venticinque lussuosi appartamenti, corredati di garage interrati, faranno bella mostra di sé al posto di un’istituzione che si spegne.

L’alienazione dell’Istituto ha suscitato le giuste reazioni del Comitato di quartiere: “L’abbandono di spazi pubblici e privati e la conseguente speculazione per mettere brutalmente a valore gli immobili, spesso al di fuori di ogni contesto, e senza collegamento con le esigenze della popolazione, costituiscono un aspetto profondo del degrado della nostra città, che rimane frammentata da luoghi anonimi, rispetto ai quali essa stessa con le sue bellezze, la sua storia e la sua attrattività rischia di avere solo una funzione di servizio, incapace dunque di ripensarsi con essi”.
Il secondo intervento è l’acquisto e la trasformazione dello storico e popolare Teatro Nazionale di Via de’ Cimatori, a pochi passi da Piazza della Signoria. Realizzato intorno al nucleo originario del Teatro della Quarconia, è stato restaurato nel 1815, ampliato nel 1826 e ribattezzato Teatro del Giglio. Il Teatro divenne famoso per le recite in vernacolo di Stenterello, la maschera di Firenze. La denominazione di Teatro Nazionale risale agli anni di Firenze capitale. Nel 1926 fu trasformato in sala cinematografica, fino alla dismissione avvenuta nel 1985.

Si deve a Barbara Nativi, brava regista e attrice fiorentina scomparsa nel 2005, un ultimo tentativo di recupero culturale del teatro a metà degli anni Novanta, quando fece sì che il teatro ospitasse uno degli spettacoli del Festival Intercity. Poi il deserto!

La BL Consulting intende ora trasformarlo in un lussuoso centro benessere, con un’enorme piscina al posto della platea e i settecenteschi “95 palchetti repartiti in 5 ordini” trasformati in blasfeme salette di relax. “Vasche, saune, trattamenti benessere avanzati – si legge sul sito della società – in uno scenario suggestivo come il teatro classico all’italiana, renderanno questo luogo unico nel suo genere”.
Gli amministratori pubblici assecondano questa deriva spiegando che “la rivoluzione” è possibile perché l’immobile ha “solo” il vincolo monumentale, il che secondo noi basterebbe a impedirne lo stravolgimento. Comunque, non contenti, fanno notare che il Comune non ha apposto un vincolo di destinazione d’uso che avrebbe imposto all’immobile, come per gli altri ex cinema e teatri, un riutilizzo con funzioni culturali di almeno il 60 % della superficie utile. Dimenticano che se avessero voluto, avrebbero potuto apporre tale vincolo: a loro spetta la potestà urbanistica nell’interesse della collettività. Ma anche in questo caso girano il capo dall’altra parte e si affrettano a far sapere che sarebbe già pronto il nulla osta della Soprintendenza.
La città parco dei divertimenti si estende sempre più, tra i vapori di una spettacolare piscina e i rilassanti massaggi somministrati nell’intimità dei palchi del teatro, Firenze consuma la memoria storica dei suoi beni comuni nella complicità di affaristi e politici.

*Antonio Fiorentino

The following two tabs change content below.

Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

1 commento su “A chi fa gola Firenze? Guida alle grandi holding che si appropriano della città: Fondazione Zeffirelli – BL Consulting /7”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *