Crisi climatica, o crisi del Sistema

La crescita, lo sviluppo, il progresso economico imposto dal Sistema capitalista, è divenuto nell’Antropocene un processo devastante per l’umanità intera. Il Re è nudo, forse anche per il caldo, ma soprattutto perché la retorica bugiarda dei dominanti, siano essi del mondo economico o politico, si è scontrata con la realtà oggettiva dei fatti. 70 anni di profitti economici per pochi, fatti sulla pelle delle persone e sullo sconvolgimento del clima terrestre, L’unica certezza ad oggi è che una volta che l’essere umano si sarà autodistrutto la natura si riapproprierà di quanto le è stato tolto.

Nell’attesa di questo evento autorigenerante non possiamo però sopportare la sofferenza che l’attuale sistema provoca a miliardi di persone. Non stiamo pensando evidentemente a chi pencola in questi giorni da un centro commerciale all’altro in cerca di aria condizionata, ma alle intere popolazioni che nel Sud del mondo stanno vivendo una crisi senza precedenti che li sta letteralmente uccidendo e che nella migliore delle ipotesi li costringe a migrare. E che ci ricordano che giustizia ambientale e giustizia sociale stanno insieme. Gli ultimi allarmi, ancora inascoltati, sono di questi giorni, gli stessi giorni in cui il caso del salvataggio di una quarantina di profughi ad opera della Sea Watch ci viene “offerta” come l’eroica difesa della Patria da parte degli eroici fasciosovranisti al governo.

120 milioni di poveri in più in 10 anni

“Il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà” afferma Philip Alston, relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà e i diritti umani. “Entro il 2030 – afferma – i cambiamenti del clima potrebbero produrre oltre 120 milioni di poveri in più. Ancora oggi troppi Paesi stanno facendo passi miopi e nella direzione sbagliata”.

La foto oscena

Lo scorso 13 giugno il ricercatore danese Steffen Malskaer ha scattato una foto nel Nord-Est della Groenlandia in cui una muta di cani corre a tutta velocità sull’acqua invece che sul ghiaccio: la prova tangibile dello scioglimento accelerato della zona polare. Quest’anno la fusione è iniziata con un mese di anticipo, lo stesso Istituto Metereologico Danese ha rilevato scostamenti di oltre +22 gradi rispetto alla media climatica.

Suggestioni? No, dati scientifici

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha pubblicato la ricerca che mette nero su bianco la tendenza dei fenomeni di caldo intenso in Italia. Il grafico, lo trovate qui sotto, la ricerca completa qui). Dall’andamento della serie è evidente l’incremento notevole delle onde di calore a partire dagli anni ’80, in particolare nel 2017 è stato osservato un incremento di circa 23 giorni con onde di calore rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).

Anthropocene. Una mostra da vedere

Per capire la gravità dell’impatto dell’attuale Sistema economico sulla nostra vita (e su quella dell’ecosistema tutto), e per passare dalla consapevolezza all’azione quotidiana, soprattutto quando si deve affrontare il marketing politico che ci vuole affascinare con la bontà della crescita economica capitalista, vi suggeriamo di visitare la mostra Anthropocene al Mast di Bologna fino al 6 ottobre. Si tratta di un’esplorazione multimediale che documenta l’indelebile impronta umana sulla Terra grazie alle fotografie di Edward Burtynsky, i film di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier e una serie di installazioni in realtà aumentata che mostrano i segni più profondi dell’azione dell’uomo.

Un avvertimento per i toscani: la gigantografia scelta per dare il benvenuto all’ingresso della mostra dà conto della devastazione compiuta dagli imprenditori del marmo sulle Alpi Apuane. Ma se siete lettori attenti de La Città Invisibile certo non vi sorprenderà affatto trovarla – come esempio di “sviluppo” e “crescita economica” – insieme ai pozzi petroliferi del Texas, le discariche di Nairobi o le inquinanti miniere di litio del deserto di Atacama.

Cristiano Lucchi