Una frequentatissima assemblea si è tenuta a Bagno a Ripoli lo scorso 27 febbraio, assemblea con la quale l’Amministrazione comunale intendeva dare il via in un unico round alle previsioni del Piano Operativo, alias vecchio Regolamento Urbanistico, per l’area di Bagno a Ripoli Capoluogo.
Le aspettative dell’Amministrazione si sono subito rivelate velleitarie in quanto ciò che veniva presentato non era lo studio di un soggetto terzo al quale era stata affidata la trasformazione molto delicata di un pian di Ripoli che nei 60 anni precedenti era stato difeso come cerniera verde, con usi e costumi totalmente opposti a ciò che si stava facendo nella parte nord ovest di Firenze. Non era quello che Scandicci fece incaricando l’architetto Rogers di dare gli indirizzi sui quali oggi si basano alcune scelte di quel territorio martoriato dall’edificazione selvaggia. Qui si sono ascoltate le proposte dei privati con la malsana idea che un piano operativo sia il fare. Certo è anche questo ma il fare deve essere quello che serve alla popolazione non quello che serve al privato e che distrugge gli spazi verdi aperti millantando poi parchi giardinetto residuali. Le funzioni devono essere quelle che derivano dal piano conoscitivo territoriale, non quelle che servono alla speculazione dei privati che “altrimenti non investono”.
Cioè privati “portatori di interesse” che erano stati chiamati con un bando (2018) ad esprimere tutte le loro fantasie sul da farsi a Bagno a Ripoli, diventando in pratica i nostri architetti “Rogers” con una amministrazione che seguiva cercando solo di ricomporre un puzzle credibile delle loro richieste.
Così l’appetito del fare per fare ha finito per mettere il carro avanti ai buoi fino alle imbriacature del centro viola, dei campeggi, del matchball e la commistione di tutta una serie di funzioni che complice la tranvia, hanno finito per riempire il pian di Ripoli di previsioni senza un senso per gli abitanti ai quali resta solo trincerarsi in una sorta di ZTL attorniata da un dedalo di strade e stradelle, pedo ciclabili e di tutto e di più. Vedendo le slides, l’impressione è stata quella che qualche ragazzo capriccioso avesse rovesciato una borsata di mattoncini lego (rigorosamente verdi) e li avesse distribuiti a riempire qualsiasi spazio che restava dopo tranvia, centro viola, campeggio e bretelle stradali. In buona sostanza, senza entrare nei particolari, i cittadini intervenuti si sono dimostrati molto competenti e hanno capito questo inganno. Eccezioni solo quelle di fedelissimi che per contarli avanzano le dita di una mano.
In disaccordo anche l’ex sindaco Luciano Bartolini che in punta di fioretto ha detto cose pesantissime oltre a rivendicare l’assenza di una partecipazione reale alla stesura di tali scelte, auspicando tempi supplementari di partecipazione popolare prima di andare avanti con scelte che andrebbero a impoverire e snaturare quelle che sono le ricchezze territoriali e le aspettative di chi vive a Bagno a Ripoli che, andando avanti così, a detta della maggioranza assoluta degli intervenuti, verrebbe trasformata in un’incasinata periferia pseudo quartiere asservito a Firenze.
Insomma questa è sembrata la “visione” che questa amministrazione ha del futuro del pian di Bagno a Ripoli. Del resto non è una novità che il suo primo cittadino, eletto all’insaputa di queste sue visioni, abbia più volte ribadito in altre occasioni, di voler fare di Bagno a Ripoli un quartiere di Firenze. Sarà stato un suggerimento di Nardella?
Sergio Morozzi
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