Ora è il momento della Grande Riconversione Ecologica, locale italiana, europea, mondiale.
Questa è la vera ricostruzione dopo il Coronavirus, questa la base per la ripresa economica e sociale del dopo crisi. Proprio dalla crisi infatti può scaturire – ed è possibile – una svolta ecosistemica vitale, a partire dalle situazioni estreme che la crisi sta facendo emergere (povertà, prepotenza, distruzione, dittature).
È ormai evidente che la pandemia è scoppiata, oltre che per omertà e colpevole insipienza politica, anche per gravi alterazioni degli ecosistemi, ed è evidente che queste dinamiche sono ancora e sempre più incombenti, dati i comportamenti e le logiche neoliberiste imperanti. Non dovremo mai stancarci di denunciare questo stato limite delle cose, ma è ancora più necessario invertire le tendenze, finché siamo in tempo, e costruire un’alternativa ecosistemica sia locale che globale inventando e riscoprendo nuovi/antichi modelli di relazione Uomo/Società/ Ambiente.
– Da un lato le forze dominanti della “ricostruzione” vogliono con determinazione cogliere l’occasione per imporre le opere e le attività che finora non erano riuscite a mettere in atto, provocando decisioni planetarie tra ricchezze sconfinate e povertà estreme e dilaganti che coinvolgeranno tutti i ceti sociali.
– Dall’altro la Riconversione ecologica si impone come una priorità urgente non rinviabile; ma allo stesso tempo assai complessa. Non vogliamo più subire le Grandi Opere autoritarie, inutili e distruttive, ma costruire la Riconversione in maniera diffusa, allargata, coinvolgente, in forma di democrazia partecipata, creativa e solidale. E non ci si dica che i processi partecipativi di riconversione richiedono troppo tempo, e che le esperienze di apprendimento sociale ‘non esistono’; la trasformazione ecologica è ormai radicata, non comporta divisioni tra la popolazione e si dispiega in una gioia creativa.
Paradossalmente, le carenze e le gravità del dopo crisi, possono, se ribaltate, offrire una grande occasione di impiego di tutta la forza sociale disoccupata, offrendo modalità di impiego del tutto inaspettate. I cicli naturali del suolo, delle acque, del cibo, della salute, dell’energia pulita, delle stagioni e della natura, offrono un vastissimo campo per la sopravvivenza egualitaria, diffusa, creatrice di nuovi Ambienti di Vita e Modalità di lavoro.
Occorre fare presto.
Opponiamoci alla ricostruzione neoliberista, e apriamo a dibattiti, ricerche, ma più che altro cantieri delle pratiche collettive, ricostruiamo le relazioni ecosistemiche sia favorendo quelle naturali che re-inventandoci quelle socio umane, promuovendo le interrelazioni reciproche. Utilizziamo i promessi flussi di denaro proprio per queste finalità, e chiediamo allora ai politici attenti, ben oltre la ‘discutibile’ green economy, per organizzare insieme la grande rinascita ecosistemica, globale e locale. Uniamoci tutti contro il “Terracidio” come professano i Popoli della Patagonia e apriamoci alle nuove pratiche e alle nuove relazioni ecologiche e di terapia ecosistemica.
Qui intanto si potrebbe cominciare dalla Città/Paesaggio, dalla diffusione degli Orti Collettivi, dalle Oasi Urbane, e alle altre molteplici esperienze in corso, anche le più piccole, finora mai prese in considerazione dai poteri forti della finanza, dell’economia, della politica.
Vogliamo ripartire …sì …ma da qui!
*Rita e Giorgio Pizziolo per Alterpiana
Giorgio Pizziolo
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