Vi ho servito con lealtà e mi licenziate? Così si difende la Procuratrice Generale di Israele

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E’ nota la recente offensiva del governo israeliano, e di Netanyahu in particolare, contro la Procuratrice Generale Gali Baharav-Miara. Nei giorni scorsi l’esecutivo ha votato all’unanimità la sfiducia, primo passo verso il licenziamento della magistrata accusata non solo di essersi opposta al tentativo di golpe giudiziario sostenuto dal governo, ma anche di aver promosso l’apertura di un’indagine sui legami tra due dei più stretti collaboratori del primo ministro e il governo del Qatar in uno scandalo che è diventato noto come “Qatargate“. 

Da più parti si prendono le difese della magistrata che sembra essere alla mercé delle scorrerie del governo. Ad un’analisi più attenta scopriamo però che proprio la stessa procuratrice, rispondendo all’esecutivo che intende licenziarla, affermi in sua difesa di aver sempre sostenuto le scelte governative.

Queste, secondo i giornalisti Orly Noy e Amos Brison – in un articolo di pubblicato dalla rivista +972 – “costituiscono una palese distorsione della legge, altre sono profondamente radicate nella discriminazione razziale e alcune implicano veri e propri crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Dietro quasi ogni esempio che [la procuratrice] cita nella sua lettera a prova della sua lealtà al governo, si celano crimini orribili da lei approvati”.

I due giornalisti ci fanno sapere che la “guerra al terrore e all’incitamento al terrore“, di cui il procuratore generale si è vantato, ha comportato arresti di massa di cittadini palestinesi di Israele dopo il 7 ottobre, anche per le più lievi espressioni di solidarietà con il loro popolo massacrato a Gaza.

Il cosiddetto “approccio operativo a Gaza“, ad esempio, è un eufemismo per la guerra di annientamento di Israele contro i palestinesi nella Striscia, che ha portato ad accuse di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia. Questo “approccio” include, l’uccisione indiscriminata di civili considerati “danni collaterali” in un processo di selezione degli obiettivi effettuato dall’intelligenza artificiale.

Nella sua lettera, Baharav-Miara ha anche ricordato ai ministri di aver collaborato pienamente con il governo “sull’espansione degli insediamenti e sul loro sostegno“, una politica che solo pochi giorni fa è stata definita un crimine di guerra in un nuovo rapporto delle Nazioni UniteI due giornalisti sottolineano che non si è fermata lì. Ha continuato orgogliosamente a elencare una vertiginosa serie di altri crimini da lei approvati: la detenzione amministrativa, lo strumento draconiano che Israele usa per trattenere i palestinesi senza accusa né processo; le demolizioni punitive delle case appartenenti a coloro che Israele ritiene essere “terroristi”, molti dei quali non sono stati nemmeno accusati, e tanto meno condannati, di alcun crimine; la detenzione di corpi palestinesi come merce di scambio, un atto degno della più infima delle organizzazioni criminali; e la difesa della politica governativa del blocco degli aiuti umanitari a Gaza, condannando alla fame un intero popolo. “Questa, a quanto pare, è la gloriosa eredità del cosiddetto guardiano della democrazia di Israele”.

E nonostante tutto ciò mi licenziate! Sembra lamentarsi la Procuratrice.

Che dire. Parlare di democrazia in Israele è una pura illusione. Democrazia liberale? Separazione dei poteri? Autonomia della magistratura? Sono espressioni ignote in quel Paese. I poteri sono conniventi! Lo stesso leader israeliano deve affrontare tre distinti casi di corruzione istruiti a partire dal 2019 che includono accuse di frode, violazione della fiducia e accettazione di tangenti. Rischia numerosi anni di carcere.

È in questo contesto che matura la controriforma dell’esecutivo che attribuisce poteri illimitati al governo, dalla selezione dei giudici alla cosiddetta “clausola di annullamento” che consentirebbe alla maggioranza semplice del parlamento di rigettare le decisioni della Corte Suprema. La questione è che Israele non è una democrazia nonostante il mantra atlantista che la indica come “unica democrazia del Medioriente”. Questo è uno stato responsabile di massacri indicibili, spregevoli, che da un lato continua a proporre la finzione delle democrazie liberali, cui abboccano i falsi moralisti da quattro soldi che imperversano sulla stampa mainstream, e dall’altro invece ricompatta tutti gli attori istituzionali intorno all’eliminazione del nemico di sempre, il Popolo Palestinese. Una “democrazia” à la carte, al servizio del suprematismo sionista.

A ricordarcelo è proprio il dottor Hassan Jabareen, direttore dell’organizzazione palestinese per i diritti civili Adalah: “Il procuratore generale sembra una leonessa quando lotta per la ‘democrazia ebraica’, ma quando si tratta delle relazioni con gli arabi, si trasforma nel Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir“, il ministro “con la pistola” del governo Netanyahu.

Quanto potrà durare il Giano bifronte dell’ipocrisia democratica? Per quanto tempo ancora gli stati occidentali saranno in grado di fornire la copertura istituzionale alla pulizia etnica in corso? La storia li giudicherà! 

Le domande si rincorrono. E intanto in Palestina si continua a morire. Numerose, contraddittorie e violente sono le manifestazioni e le tensioni che attanagliano la società israeliana, ormai costretta, seppur controvoglia, a fare i conti con il groviglio inestricabile delle proprie contraddizioni nel vano tentativo di esorcizzare la carneficina di cui è responsabile.

P.S. – In un prossimo articolo affronteremo il tema della diserzione dei riservisti militari.

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Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

1 commento su “Vi ho servito con lealtà e mi licenziate? Così si difende la Procuratrice Generale di Israele”

  1. Arnaldo Manuele

    Tutti dobbiamo attivarci contro l’abominio che sta commettendo Israele o tutti davanti alla Storia diuventeremo complici. Boicottiamo a tutti i livelli! Ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa

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