Fondi d’investimento, energia e crisi ecologica: ne parliamo alla prossima Redazione tematica di perUnaltracittà

  • Tempo di lettura:3minuti

Il ruolo dei fondi di investimento (o fondi di fondi di investimento, a maggioranza USA) che stanno dietro a enormi operazioni speculative si sono espansi, in Europa soprattutto a partire dal 2010, usando decine di migliaia di miliardi di risparmio affidato in gestione sia da investitori di grandi dimensioni come gli Stati stessi e i fondi pensione, sia da milioni di piccoli risparmiatori.

L’avanzata dei fondi d’altra parte è andata di pari passo con la politica di privatizzazioni e liberalizzazione dei servizi pubblici e di indebolimento del welfare pubblico, prima di tutto nella sanità e nelle pensioni, e con i tagli alle tasse dei ricchi. Inoltre i governi hanno direttamente promosso l’investimento dei cittadini nelle varie forme di assicurazione privata (gestite dai fondi) mediante il riconoscimento di detrazioni fiscali.

Teniamo allora conto di questa realtà per capire qualche cosa di più di come il capitale, per affrontare la crisi energetica e la transizione ecologica, abbia usato anche il green deal nelle sue varie incarnazioni generalmente riconducibili al cosiddetto sviluppo sostenibile.

I limiti planetari presenteranno alla fine certo il conto, ma tutto ciò sta oltre i limiti temporali di esistenza delle oligarchie attuali, alle quali non interessa prendere atto della crisi ecologica, se non nella misura e nei modi decisi al momento stesso di fondazione dell’IPCC cioè: ricerca scientifica sulla crisi climatica sì, risposta alla crisi climatica assolutamente sì, ma qualunque risposta va considerata solo dentro le regole di rispetto della proprietà privata e dei “mercati” cioè del mondo degli affari. Quindi ogni azione in direzione di una presunta sostenibilità intrapresa che rappresenti un costo deve essere alimentata dal sostegno pubblico alle aziende private e creare una nuova tappa di un capitalismo assistito e sostenuto dalla politica, con finanziamenti diretti o con la tolleranza legale verso le varie forme di “tosatura” degli utenti.

In Italia i fondi sono entrati in questi anni nelle società pubbliche del settore energia e delle reti e nelle multiutility con la loro logica, che è quella di cercare rendimenti finanziari a breve termine e quindi piegare a questa esigenza anche i principi di erogazione dei servizi. Lo stesso “cartello” condiziona in questo modo l’intera filiera dell’energia compresa quella delle rinnovabili. Tutto il settore dell’energia è stato caratterizzato dal 2023 da extraprofitti collegati a un aumento delle bollette delle luce e del gas nel mercato privatizzato.

Nel sistema generale vigente di partecipazione mista pubblica-privata, la parte pubblica riscuote la sua parte di dividendi di queste società a capitale misto, ma questi soldi vanno ad alleviare in modo minimo e contingente l’indebitamento pubblico, sia quello dello Stato sia quello dei Comuni nel caso delle multiutility, mentre non viene esercitata attraverso la partecipazione azionaria alcuna guida strategica e alcuna reale politica industriale di interesse nazionale o locale e tanto meno una politica sociale. La parte pubblica azionista insomma si comporta secondo la stessa logica puramente finanziaria dei fondi.

Per chi non si accontenta di una risposta tutta interna all’orizzonte del rilancio capitalistico e di un probabile fallimento degli obiettivi di NET Zero, ci sono due cose da fare, una è quella della indagine dei meccanismi globali-locali di cui qui si è fatto solo qualche minimo e cenno, e un altro è quello di cercare di unire la questione ambientale alla questione sociale.

Di tutto questo parleremo nella prossima Redazione tematica aperta organizzata da perUnaltracittà che si terrà il 7 maggio alle ore 18 nei locali di Fuori Binario, via del Leone 76, a Firenze.

 

The following two tabs change content below.

perUnaltracittà

All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *