Il disastro dell’export

  • Tempo di lettura:2minuti

2010-02-16 10:31:10

>[Il Fatto Quotidiano, 16/02/10]<br />In questi giorni l’Istat pubblica i dati definitivi sul 2009, l’anno in cui la crisi finanziaria ha fatto sentire i suoi effetti più pesanti sull’economia reale. Da ieri è chiaro che i dati sul Prodotto interno lordo (-4,9 per cento) non bastano a raccontare la gravità della situazione, anche se è il peggiore dal 1971, cioè da quando esistono queste statistiche. In assenza di controprove, si può considerare quello appena finito l’anno più terribile di sempre per il paese. E lo è stato anche dal punto di vista delle esportazioni, come dimostra il dato presentato ieri. I numeri sull’interscambio dell’Italia con l’estero sono i peggiori dal 1970, cioè da quando vengono calcolati nella forma attuale. Le esportazioni sono diminuite di un quinto, -20,7 per cento. In gran parte la spiegazione è nella crisi interna dei nostri principali partner commerciali che possono quindi permettersi meno importazioni: l’export verso la Germania è crollato del 21,5 per cento, quello verso la Francia del 18 per cento. Considerando l’intera area euro, il declino è stato del 21,3 per cento. Quindi il problema non è la forza dell’euro, che pure ha penalizzato i produttori italiani che cercano di vendere a chi deve pagare con un’altra valuta, tipo il dollaro. Quello che scontano le imprese sembra essere soprattutto la recessione dell’Europa e la scarsa competitività rispetto agli altri paesi concorrenti dentro l’Eurozona. In Italia l’effetto si è visto: la produzione industriale è tornata ai livelli del 1986. Ma come ricordano sempre i professori di Economia all’università, si esporta per avere i soldi necessari a importare. Se la forza di un paese si vede dalle sue esportazioni, la sua ricchezza si riscontra nelle importazioni. E qui il calo è altrettanto pesante. In valori assoluti è di 1,4 miliardi di euro, che tradotto in percentuale significa una riduzione del 18,4 per cento dell’import dagli altri partner dell’Eurozona. A dicembre entrambi i dati – export e import nell’area euro – sono tornati positivi. Ma è troppo presto per dire se la tendenza si è invertita, come auspica il viceministro al Commercio estero Adolfo Urso. I dati meno rassicuranti, infatti, sono quelli di un tabella in cui l’Istat osserva l’evoluzione dal 2005 a oggi: le esportazioni dell’Italia nel mondo si sono ridotte del 21,3 per cento, le importazioni del 15,7 per cento. Un mese di segni positivi non basta a compensare . <br />Stefano Feltri

The following two tabs change content below.

Redazione

Il gruppo di redazione della rivista edita da perUnaltracittà