La «cricca» resta in carcere

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2010-03-17 10:32:57

>[Il Manifesto, 17/03/2010]<br />Alla vigilia dell’odierno, atteso interrogatorio di Riccardo Fusi nella tranche fiorentina della grande inchiesta su grandi eventi, grandi opere e grandi corruzioni, l’ex patròn di Btp ha l’ennesima conferma che gli sarà difficile bluffare con i pm Mione, Turco eDeGregorio, senza pagarne poi le conseguenze. Basta leggere quanto scrive il giudice delle indagini preliminari Rosario Lupo – che pure ha respinto la richiesta di arresto per Fusi, con gran disappunto della procura che ha fatto ricorso al tribunale del riesame – nell’ordinanza che al contrario conferma il carcere per l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, e per l’imprenditore "sciacallo" Francesco De Vito Piscicelli, entrambi accusati di corruzione aggravata e continuata. Testuale: «Le dichiarazioni di innocenza di entrambi gli indagati sono talmente inverosimili e contrarie ad intercettazioni – osserva il gip – che danno contezza della scarsa consapevolezza da parte degli stessi di quanto si contesta loro, essendosi limitati a difese settoriali, non tenendo conto dell’inquietante contesto che emerge dagli oltre due anni di intercettazione». Anche se lo stretto ambito di inchiesta è quello relativo alla Scuola marescialli carabinieri, il giudice Lupo non può non allargare lo sguardo al comportamento generale della "cricca della Ferratella", di fronte alla quale giorni addietro i giudici di Perugia hanno confermato punto per punto i pesantissimi addebiti emersi nella grande inchiesta della procura fiorentina diretta da Giuseppe Quattrocchi. Scrive dunque il gip Lupo: «Il pericolo di inquinamento probatorio e recidiva è alquanto elevato, ritenuto che l’atteggiamento di totale chiusura nei confronti delle ipotesi accusatorie da parte di tutti gli indagati è sintomo evidente che il loro sodalizio e la loro solidarietà sono ancora intatte, e in considerazione dei legami profondi con soggetti di livello istituzionale elevato (uno per tutti Denis Verdini, ndr) e la capacità – specie per Balducci – di manipolare i fatti e addirittura i mass media». Su Piscicelli il giudizio è, se possibile, ancora più severo: «Rende dichiarazioni del tutto incongrue con le risultanze investigative. A meno che non si voglia dubitare delle sue capacità di gestire se stesso, perché sbattersi tanto per uno come Fusi, da lui definito del tutto inattendibile e neppure degno di mangiare con lui una pizza?» Conclusioni: «Anche il diritto di difendersi mentendo ha dei limiti, oltrepassati i quali la menzogna, e comunque la reticenza sostanziale alle domande, diventano, in costanza di elementi investigativi forti come nel caso di specie, elementi a carico». Un’ordinanza durissima dunque. Con una osservazione finale, legata al pericolo di inquinamento probatorio e di recidiva, che offre il senso più compiuto di quanto scoperto in anni di silenziose indagini dalla procura di Firenze e dal Ros dei carabinieri: «Un sistema così ben oliato e potente non si scardina certamente con la semplice esecuzione di una ordinanza cautelare e con un mese di detenzione. Perché in questa vicenda anche le mogli hanno un loro ruolo che, se non penalmente rilevante, è alquanto importante». Per il giudice permane anche il pericolo di fuga. E le esigenze investigative impongono la conferma della custodia cautelare in carcere: «Tali esigenze – conclude il gip Lupo – non possono essere tutelate dalla misura degli arresti domiciliari. Men che meno a Roma, luogo in cui gravitano i centri di interesse e i rapporti degli indagati». Insomma butta malissimo per Angelo Balducci e Francesco De Vito Piscicelli. E, a occhio, non soltanto per loro. <br />Riccardo Chiari

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