Fusi interrogato per quasi quattro ore "Abbiate fiducia, ho risposto a tutto"

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2010-03-18 07:07:57

><div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">Fusi interrogato per quasi quattro ore "Abbiate fiducia, ho risposto a tutto"</div>
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<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">[La Repubblica Firenze, 18/03/2010] «Ho risposto a tutto come faccio sempre», ha dichiarato l´imprenditore Riccardo Fusi uscendo dal palazzo della procura dopo un interrogatorio durato 3 ore e 45 minuti. E prima di allontanarsi in piazza della Repubblica, stretto nel suo elegante cappotto blu, ha aggiunto una curiosa esortazione: «Abbiate fiducia». Il 5 marzo Fusi ha evitato l´arresto per corruzione nella vicenda della Scuola Marescialli dei Carabinieri di Castello, grande cantiere incompiuto oggetto di un interminabile braccio di ferro fra l´azienda di Fusi, la Btp (Baldassini Tognozzi Pontello) e lo Stato. Il gip Rosario Lupo ha mandato in carcere l´ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, accusati di aver illecitamente sostenuto Fusi nel tentativo di recuperare l´appalto dal quale era stato escluso nel 2006, e l´imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, accusato di aver mediato fra Fusi e i dirigenti ministeriali. Il gip ha invece respinto la richiesta di arresto dell´imprenditore toscano: pur giudicando gravi gli indizi a suo carico, ha ritenuto che fosse estraneo alla cricca che controllava i grandi appalti e che sulla Scuola Carabinieri fosse convinto di combattere una battaglia giusta. La procura, invece, non crede che meriti delle attenuanti e ha chiesto al tribunale del riesame di arrestarlo. Ieri Fusi si è trovato faccia a faccia con i suoi accusatori, i pm Giuseppina Mione e Luca Turco. «Un interrogatorio teso», hanno commentato poi i suoi avvocati, Alessandro Traversi e Sara Gennai: «Fusi si è difeso come un leone. Si è dichiarato vittima di una situazione fin troppo nota e ha sostenuto di aver agito non solo nell´interesse proprio e dei propri dipendenti ma anche e soprattutto in quello dello Stato che ha ricavato dall´intera operazione un danno erariale di 141 milioni». Per spiegare la posizione in cui è venuto a trovarsi l´imprenditore fiorentino, l´avvocato Traversi è ricorso a due citazioni letterarie: il manzoniano «vaso di coccio fra vasi di ferro» e lo shakespeariano dilemma di Amleto, «se sia più nobile d´animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell´iniqua fortuna o prender l´armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli». La sostanza, per la difesa, è che «Fusi non ha pagato nessuno» e che «posto che vi fosse una cricca, egli non ne faceva parte né ha goduto di alcun trattamento di favore».</div>
<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">Quanto alle rivelazioni che erano state annunciate, non sembra che ve ne siano state molte, se si esclude un accenno al duello con l´impresa Astaldi, subentrata nel 2006 nel cantiere della Scuola Marescialli e nello stesso periodo in piena battaglia con il Consorzio Toscana Salute (di cui faceva parte Btp) per l´assegnazione del project financing per la costruzione degli ospedali di Prato, Pistoia, Lucca e Massa. Anche in questo caso, dopo una guerra all´ultimo ricorso, la spuntò Astaldi. «Bisognerebbe indagare su chi vince le gare d´appalto, non su chi le perde», ha detto l´avvocato Gennai. D´altra parte la figura di Fusi tagliato fuori dagli appalti stride con il ruolo svolto in questi anni dalla sua azienda sulla scena fiorentina. Dove ha costruito praticamente tutto: sottopassi, parcheggi, insediamenti residenziali e commerciali, corsie autostradali. E resta da chiarire se quel che lui racconta sulla vicenda della Scuola Marescialli coincida con quanto sostenuto da altri due protagonisti: il suo amico onorevole Denis Verdini, coordinatore del Pdl, indagato per corruzione, che gli ha dato una mano, facendolo fra l´altro incontrare con il ministro Matteoli, e il provveditore Fabio De Santis, arrivato a Firenze (secondo le accuse) grazie ai buoni uffici di Verdini, pressato a sua volta da Fusi. A quanto sembra, le tre versioni della vicenda contrastano l´una con l´altra.</div>
<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">(f.s.)</div>
<div>[La Repubblica Firenze, 18/03/2010] «Ho risposto a tutto come faccio sempre», ha dichiarato l´imprenditore Riccardo Fusi uscendo dal palazzo della procura dopo un interrogatorio durato 3 ore e 45 minuti. E prima di allontanarsi in piazza della Repubblica, stretto nel suo elegante cappotto blu, ha aggiunto una curiosa esortazione: «Abbiate fiducia». Il 5 marzo Fusi ha evitato l´arresto per corruzione nella vicenda della Scuola Marescialli dei Carabinieri di Castello, grande cantiere incompiuto oggetto di un interminabile braccio di ferro fra l´azienda di Fusi, la Btp (Baldassini Tognozzi Pontello) e lo Stato. Il gip Rosario Lupo ha mandato in carcere l´ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, accusati di aver illecitamente sostenuto Fusi nel tentativo di recuperare l´appalto dal quale era stato escluso nel 2006, e l´imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, accusato di aver mediato fra Fusi e i dirigenti ministeriali. Il gip ha invece respinto la richiesta di arresto dell´imprenditore toscano: pur giudicando gravi gli indizi a suo carico, ha ritenuto che fosse estraneo alla cricca che controllava i grandi appalti e che sulla Scuola Carabinieri fosse convinto di combattere una battaglia giusta. La procura, invece, non crede che meriti delle attenuanti e ha chiesto al tribunale del riesame di arrestarlo. Ieri Fusi si è trovato faccia a faccia con i suoi accusatori, i pm Giuseppina Mione e Luca Turco. «Un interrogatorio teso», hanno commentato poi i suoi avvocati, Alessandro Traversi e Sara Gennai: «Fusi si è difeso come un leone. Si è dichiarato vittima di una situazione fin troppo nota e ha sostenuto di aver agito non solo nell´interesse proprio e dei propri dipendenti ma anche e soprattutto in quello dello Stato che ha ricavato dall´intera operazione un danno erariale di 141 milioni». Per spiegare la posizione in cui è venuto a trovarsi l´imprenditore fiorentino, l´avvocato Traversi è ricorso a due citazioni letterarie: il manzoniano «vaso di coccio fra vasi di ferro» e lo shakespeariano dilemma di Amleto, «se sia più nobile d´animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell´iniqua fortuna o prender l´armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli». La sostanza, per la difesa, è che «Fusi non ha pagato nessuno» e che «posto che vi fosse una cricca, egli non ne faceva parte né ha goduto di alcun trattamento di favore».</div>
<div>Quanto alle rivelazioni che erano state annunciate, non sembra che ve ne siano state molte, se si esclude un accenno al duello con l´impresa Astaldi, subentrata nel 2006 nel cantiere della Scuola Marescialli e nello stesso periodo in piena battaglia con il Consorzio Toscana Salute (di cui faceva parte Btp) per l´assegnazione del project financing per la costruzione degli ospedali di Prato, Pistoia, Lucca e Massa. Anche in questo caso, dopo una guerra all´ultimo ricorso, la spuntò Astaldi. «Bisognerebbe indagare su chi vince le gare d´appalto, non su chi le perde», ha detto l´avvocato Gennai. D´altra parte la figura di Fusi tagliato fuori dagli appalti stride con il ruolo svolto in questi anni dalla sua azienda sulla scena fiorentina. Dove ha costruito praticamente tutto: sottopassi, parcheggi, insediamenti residenziali e commerciali, corsie autostradali. E resta da chiarire se quel che lui racconta sulla vicenda della Scuola Marescialli coincida con quanto sostenuto da altri due protagonisti: il suo amico onorevole Denis Verdini, coordinatore del Pdl, indagato per corruzione, che gli ha dato una mano, facendolo fra l´altro incontrare con il ministro Matteoli, e il provveditore Fabio De Santis, arrivato a Firenze (secondo le accuse) grazie ai buoni uffici di Verdini, pressato a sua volta da Fusi. A quanto sembra, le tre versioni della vicenda contrastano l´una con l´altra.</div>
<div>(f.s.)</div&gt

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