Gli anni della grande sete, più consumi, meno sorgenti

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2010-03-20 06:55:56

><p>[La Repubblica, 20/03/2010]<br />Una persona su quattro non ha accesso all´acqua potabile e tra vent´anni il numero degli assetati raddoppierà. Una persona su tre non ha a disposizione impianti fognari. Cinque milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate alla mancanza di acqua pulita. È il quadro della sete nel mondo contenuto nel rapporto reso noto dal Cipsi, il Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale, alla vigilia della giornata mondiale dell´acqua (che si celebra lunedì) e della manifestazione di oggi a Roma contro la privatizzazione delle risorse idriche.<br />A 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell´uomo che definisce l´acqua «un diritto umano universale», l´oro blu è diventato una merce molto particolare: una merce che muove gli eserciti e arma i conflitti in quella parte del mondo in cui conquistare una fonte significa guadagnarsi il diritto alla sopravvivenza. L´avanzata della desertificazione sta infatti rendendo invivibili zone fino a ieri abitate e nel marzo scorso, al G8 Farmers Meeting, è stato lanciato l´allarme: un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe perdersi entro il 2050 anche a causa della scarsità di acqua. Che nasce da due fattori: la sovrappopolazione e il cattivo uso. In meno di due secoli siamo passati da 1 a 6 miliardi di esseri umani e per trovare più cibo abbiamo cominciato a forzare il ciclo agricolo usando enormi quantità di pesticidi e raddoppiando in 60 anni le zone irrigate. Questa pressione, unita all´effetto del cambiamento climatico, nei Paesi poveri ha messo in moto un esercito di profughi ambientali. E gli scompensi idrici cominciano a diventare pesanti anche nel mondo di antica industrializzazione. Nell´area mediterranea la domanda di acqua è raddoppiata negli ultimi 50 anni e i consumi aumenteranno del 25% entro il 2025. Anche perché le sovvenzioni hanno spinto all´abbandono di colture meno bisognose di acqua (ulivo, agrumi) e hanno incoraggiato colture irrigue come il mais e la barbabietola da zucchero: negli ultimi 30 anni la siccità è costata all´Europa 100 miliardi di euro. In Italia consumiamo 293 litri al giorno per abitante: più di Belgio, Germania e Spagna, meno di Norvegia e Svizzera. Oltre all´acqua che utilizziamo c´è poi quella che buttiamo via. Gli sprechi maggiori sono legati a un sistema agricolo che consente di pagare a quota fissa invece che a consumo, ma 104 litri di acqua al giorno per abitante (il 27 per cento di quella prelevata) si perdono nel viaggio verso le case.<br />Possiamo permetterci il terzo posto mondiale nel consumo di acqua minerale (il milione di Tir che la trasporta consuma ogni anno 665 mila tonnellate di petrolio e produce 910 mila tonnellate di anidride carbonica) ma non un servizio idrico adeguato: un terzo dei cittadini non può fidarsi sempre del rubinetto, solo l´85 per cento delle case è collegato alle fogne e soltanto il 70 per cento delle acque vengono depurate. Per chiudere in modo virtuoso il ciclo dell´acqua servono 60 miliardi di euro in 30 anni. Come trovarli? Il governo ha varato una legge che, senza entrare nel merito dell´efficienza, forza la mano verso una privatizzazione spinta. La risposta è stata una mobilitazione crescente e bipartisan che, come documenta il rapporto Cipsi, si sta allargando su tutto il ter-ritorio. In Veneto, Friuli ed Emilia Romagna sono partite le campagne a difesa dell´acqua del sindaco. In Lombardia l´acqua pubblica si serve anche con le bollicine. In Toscana hanno lanciato lo slogan "l´acqua in brocca".  <br />di Antonio Cianciullo<br /> </p>
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