2010-05-05 13:58:22
>[La Repubblica,05/05/2010]<br />Dopo settimane di totale silenzio, la Curia fiorentina ha finalmente pronunciato, ieri, le prime parole ufficiali sul caso don Cantini, che le vittime non considerano affatto chiuso dopo la riduzione del prete pedofilo allo stato laicale decisa dal Papa nel 2008. In una lettera al Pontefice, hanno anzi appena ribadito che la condanna di Cantini non può «far passaresotto silenzio le responsabilità oggettive» di chi ha tentato «di ostacolare con ogni mezzo la nostra richiesta di verità». E sottolineato come nemmeno l’arcivescovo Giuseppe Betori, da due anni a Firenze, abbia «sentito l’esigenza di incontrarci, conoscere i nostri volti e le nostre storie, ascoltare e accogliere la nostra sete di giustizia». Ma la Curia dà un’altra versione: «A malincuore — dice la nota, affidataall’Ansa e attribuita al portavoce dell’arcivescovo — e sorpresi dagli attacchi ingiustificati e reiterati, tramite la stampa, nei confronti della Chiesa fiorentina, si chiarisce, a prova di ogni sincera smentita, che a nessuno di coloro che hanno chiesto udienza a monsignor Betori su cose importanti e per le vie ufficiali, questa è stata negata. Figuriamoci di fronte ad una vicenda così dolorosa. Lo dimostrano — prosegue la nota — le agende del vescovo, e quanto apparso nei mesi sugli organi di informazione». Quindi, il passaggio cruciale: «Se le vittime o i loro portavoce vogliono incontrare l’arcivescovo – dichiara la Curia – non devono far altro che farne domanda alla sua segreteria. Finora non è giunta alcuna richiesta in tal senso. Il vescovo è pronto ad incontrarli per accompagnarlinella preghiera. Il resto porta a strumentalizzare, per altri fini, una vicenda dolorosa in primo luogo per loro ma anche per tutta la Chiesa fiorentina». Immediata la replica delle vittime: «Siamo costernati – dicono – che un vescovo pretenda di essere cercato da noi, anziché venire lui a cercarci, come ha fatto il Papa con le vittime di Malta. E proponga di prendere un appuntamento con la sua se-greteria come si trattasse di ordinaria amministrazione. E’ evidente che si continua nella linea di sempre: nascondere la verità dei fatti». Quindi lo ribadiscono: «Non abbiamo mai detto di non essere stati ricevuti, ma di non essere mai stati cercati, il che, a ogni coscienza retta, non può non apparire profondamente diverso. Né abbiamo altri fini se non la verità e la giustizia»<br />Maria Cristina Carratu’

Redazione
