Ricercatori, via al prepensionamento

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2010-05-09 20:36:11

><p style="margin-bottom: 0cm;">[La Repubblica Firenze, 09/05/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Prepensionamenti dei ricercatori al via anche nell´ateneo fiorentino. La decisione sarà presa ufficialmente soltanto mercoledì dal consiglio di amministrazione, la cui riunione seguirà quella, in programma nella stessa mattinata, del senato accademico. Ma già nei giorni scorsi il rettore Alberto Tesi ha incontrato a piccoli gruppi gli interessati dal provvedimento: i ricercatori, un´ottantina, che hanno maturato 40 anni di contributi, dalla cui «rottamazione» l´università conta di risparmiare circa 4 milioni di euro. «Un metodo che denota correttezza da parte del rettore, ma che purtroppo non cambia la sostanza dei fatti», denuncia Alberto Di Cintio, rappresentante della categoria in ateneo. Al centro della polemica, la disparità del trattamento riservato ai ricercatori rispetto a quello previsto per associati e ordinari, il cui pensionamento si basa sull´età anagrafica (70 anni) e non sull’anzianità contributiva, nonostante mansioni pressoché equivalenti a livello di insegnamento (nelle università toscane i ricercatori assolvono a un terzo, circa, dei carichi didattici). «Ci vogliono licenziare col pretesto del ricambio generazionale, ma non ci sono fondi per assumere nuovi ricercatori, e i concorsi sono chiusi», spiega Di Cintio, per poi annunciare: «Se l´ateneo sceglierà questa strada, siamo pronti a percorrere le vie legali».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Una protesta che si inserisce all´interno di quella già in atto in tutta Italia contro la riforma Gelmini, che prevede, fra l´altro, la nuova figura del ricercatore a tempo determinato. Una manifestazione nazionale è prevista a Roma il 21 maggio. Mentre a Firenze l´appuntamento è martedì 18 per un presidio davanti al rettorato. Intanto, il consiglio di facoltà di Architettura ha approvato una mozione a sostegno dei ricercatori che hanno ritirato la disponibilità all´insegnamento a partire dal prossimo anno accademico in segno di protesta contro il ddl del ministro: una forma di ribellione già scelta a Scienze politiche e a Scienze e attualmente in fase di discussione nelle altre facoltà e che rischia, se sarà confermata, di bloccare centinaia di corsi costringendo l´ateneo a ridisegnare l’offerta didattica.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Gaia Rau

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