2010-04-29 23:00:00
>[Il Firenze 30/04/2010] A dispetto dell’evidenza, nel nostro paese si continua a costruire<br /> come se il suolo fosse infinito. Negli ultimi 60 anni in Italia la<br /> parte di territorio ricoperto da asfalto e cemento si è decuplicata.<br /> Stanno così scomparendo i campi, i boschi, le coste, per lasciare il<br /> posto a suolo sterile, dove non cresce nulla; impermeabile, che non<br /> permette all’acqua di filtrare e nutrire il terreno; morto, inutile<br /> per la biodiversità e per l’ossigenazione. Invece di frenare questa<br /> letale distruzione di una risorsa fondamentale, la politica ha sempre<br /> favorito “il mattone”, identificato con la ricchezza e con lo<br /> sviluppo.<br /> In teoria ognuno di noi ha a disposizione una quantità incredibile di<br /> metri cubi, eppure moltissime persone sono escluse dal diritto alla<br /> casa, mentre si continua a costruire e a bruciare territorio.<br /> La reazione possibile e necessaria a questa deriva catastrofica è<br /> “Consumo di suolo zero”, che è anche il titolo del libro che<br /> presentiamo oggi pomeriggio alla libreria De’ Servi. Gli autori –<br /> urbanisti, architetti, sociologi – affermano la necessità di passare<br /> dal nuovo al recupero, di far rivivere le aree urbane abbandonate e<br /> prendersi cura degli spazi comuni e della bellezza dei luoghi. Per<br /> ritornare così ad una città in cui pieni e vuoti siano legati alle<br /> persone, e dove ci sia posto per “prodotti” umani immateriali e<br /> preziosi quali la creatività, i saperi, gli affetti, le relazioni<br /> sociali. Alcuni comuni hanno già adottato con successo un Piano a zero<br /> consumo di suolo. Noi cosa aspettiamo?

Redazione

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