2010-05-27 23:00:00
>[Il Firenze 28/05/2010] A Firenze, dove l’acqua è tra le più care d’Italia, abbiamo una rete di condutture che risale a fine Ottocento. Cosa comporti questa anzianità di servizio, è stato evidente in questi giorni quando la rottura di un tubo ha paralizzato la città. Non è il primo incidente del genere, non sarà l’ultimo. Servono investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria ma, dicono, i soldi non bastano. Facciamo due conti. Nel 2008 Publiacqua ha realizzato utili per circa 8 milioni di euro. Dove sono finiti? Sono stati ripartiti tra gli azionisti, come si usa in una S.p.A. mista pubblico-privato qual è Publiacqua. Non sono stati reinvestiti per il miglioramento del servizio e delle strutture, come sarebbe necessario. Tanto che ad aprile lo stesso assessore Falchetti – il Comune di Firenze è socio di Publiacqua – ha proposto che per il 2009 un terzo dei ricavi (ben 12 milioni di euro in totale!) sia destinato agli investimenti e due terzi ai soci pubblici per far quadrare i loro bilanci. Purtroppo questo non rimedia a una pecca originaria: la legge regionale che ha consentito l’ingresso dei soci privati in Publiacqua, e ancor più le leggi nazionali che sono seguite, hanno declassato l’acqua da diritto a merce. Ma non si possono fare profitti sull’acqua, un bene che dev’essere pubblico e gestito in modo partecipato.L’hanno capito bene i toscani che in questi giorni fanno la fila per firmare per i 3 referendum promossi dal Forum per la ripubblicizzazione dell’acqua.

Redazione

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