2011-12-02 10:00:28
><p>perUnaltracittà – lista di cittadinanza | Democrazia Km Zero <br />Europa tossica: crisi del capitalismo, crisi del debito, crisi della politica<br /><br /><strong><span style="font-size: 14pt;">LA FINE DEL PENSIERO UNICO</span></strong><br /><span style="font-size: 12pt;">Cristiano Lucchi intervista Roberta Carlini di Sbilanciamoci. Introduce Ornella De Zordo</span><br /><strong><br />Sintesi dell’incontro a cura di Gianni Del Panta – perunaltracittà</strong></p>
<p>La grande crisi ha portato via con sé parecchie certezze: milioni di posti di lavoro, case, mutui, pensioni, sanità, scuole e università. Ma anche il mito della stabilità e della crescita come elementi naturali del sistema oltre al castello di carte dell’economia finanziaria e a un bel pezzo dell’economia reale. La grande crisi ha chiuso anche con una certa concezione dell’economia, con quel pensiero unico che ha dominato la politica, culturale e accademica negli ultimi trent’anni.</p>
<p>Roberta Carlini, giornalista dell’Espresso, coordina il sito di informazione economica www.sbilanciamoci.info. Ha pubblicato "L’economia del noi". Un viaggio in sei tappe (consumo, credito, casa, imprese, rete) nell’Italia che ha imparato a condividere.Il terzo appuntamento del ciclo d’incontri organizzato dalla lista di cittadinanza perUnaltracittà e da DemocraziaKmZero per approfondire i temi della crisi economica e finanziaria, si è svolto sabato scorso con l’intervista di Cristiano Lucchi a Roberta Carlini. Un percorso che continuerà mercoledì 7 dicembre alle ore 16,30 con gli interventi di Pier Luigi Cervellati, Giovanni Maffei Cardellini e Daniele Vannetiello che ha curato il volume: “Dove va l’urbanistica”. A seguire, martedì 13 dicembre, sempre alla stessa ora, Cristiano Lucchi e Gianni Sinni ci guideranno alla conoscenza della loro ultima fatica realizzata a quattro mani: “Autopsia della politica italiana”. Insomma, un dicembre che sia annuncia come preludio ad un 2012 ancora più ricco (…almeno di appuntamenti!!).</p>
<p>Roberta Carlini si presenta come una delle voci più autorevoli delle tante forme ed espressioni assunte dalla sinistra italiana. Aperta, plurale, problematica e critica, si fa portatrice di un insolito crogiolo di esperienze e vissuti diversi. Una sensibilità poliedrica che anima anche l’ultimo suo libro: L’economia del noi. L’Italia che condivide (2011, Laterza). Un viaggio in quella parte della società italiana che ricerca “soluzioni comunitarie e partecipate ai problemi economici”. Un’inchiesta, un testo anti-teorico, una cascata di buone pratiche e di percorsi condivisi. L’autrice permea tutto il suo argomentare attorno alla dicotomia io/noi. In contrapposizione all’homo oeconomicus, che agisce in ogni ambito della propria esistenza (dall’acquisto di un bene alle scelte politiche) con la sola finalità della massimizzazione dell’utilità attesa, emerge e si rafforza un soggetto che insegue criteri altri: “reciprocità, solidarietà, socialità”. Un’Italia poco conosciuta, animata dalle innumerevoli esperienze delle comunità resistenti sorte nel deserto sociale generato dall’avanzata neo-liberista e nello svuotamento di senso che il populismo di destra ha operato sul concetto nobile di politica, intesa come mezzo supremo di inclusione e partecipazione. Una rete vasta ed eterogenea che ha saputo superare la nicchia ristretta nella quale viene spesso collocata. Le sue parole d’ordine hanno infatti trovato ascolto in un pubblico vasto, i media mainstream hanno agito come cassa di risonanza imponendo così nuove issues nell’agone pubblico che, almeno in parte, sono state recepite e catturate dalle strutture di potere esistenti.</p>
<p>Tale processo, apparentemente virtuoso, celerebbe però numerosi rischi. Come scriveva Herbert Marcuse: “Come possono protesta e rifiuto trovare la parola giusta quando gli organi dell’ordine costituito ammettono che la pace consiste realmente nel trovarsi sull’orlo della guerra? Quando la linea etica di una banca è la speculazione più bieca?” (corsivo nostro). Le oltre trentacinque esperienze raccontate da Roberta Carlini nel suo viaggio si raggruppano in cinque grandi categorie: consumo, credito, case, imprese, web. Un’esplorazione di una terra semi-sconosciuta che reca l’invito a ricercare soluzioni diverse rispetto al paradigma dominante, a sostituire “la condivisione alla divisione, la cooperazione alla frammentazione”. Un agire collettivo che diventa prassi politica nella partecipazione che si contrappone al silenzio sceso nelle piazze delle nostre città, nello strepitare convulso delle discussioni assembleari come unica medicina al fruscio cadenzato delle televisioni costantemente accese. L’autrice immagina che questi gruppi resistenti ed auto-organizzati potrebbero in futuro invadere la scena politica con le loro soluzioni e il loro agire, generando così un cortocircuito virtuoso tra impegno personale e rappresentanza politica: due binari che continuano, almeno per ora, a correre desolatamente paralleli senza incontrarsi.</p>
<p>Nella seconda parte dell’incontro, le domande di Cristiano Lucchi conducono Roberta Carlini lungo gli altri sentieri che l’ex vice-direttrice de Il Manifesto percorre nelle molte attività svolte: giornalista, coordinatrice del sito di informazione economica sbilanciamoci.info, caporedattrice di ingenere.it. Proprio l’uscita pochi giorni prima del nostro incontro della tradizionale contro-manovra finanziaria di Sbilanciamoci!, si presenta come l’occasione per addentrarci nei temi della stringente attualità. Nonostante le difficoltà dovute alle quattro manovre varate dalla scorsa estate, anche quest’anno Sbilanciamoci! mostra come sia possibile una finanziaria completamente diversa, pur accettando le medesime compatibilità del bilancio pubblico. In estrema sintesi, la dimostrazione lampante di come sia possibile compiere scelte profondamente diverse pur rimanendo all’interno dello stesso sistema di produzione.</p>
<p>La contro-manovra ricava infatti le risorse necessarie al bilancio statale dalla cancellazione delle spese per le Grandi Opere, dalla soppressione dei finanziamenti alle scuole private, dai tagli alle risorse destinate alle spese militari e all’acquisto degli ormai famosi F-35 (non citando ad esempio la necessaria lotta all’evasione in quanto si basa su azioni che già oggi potrebbero essere messe in atto senza previsioni incerte e futuribili). Un progetto che mostra esplicitamente come siano i rapporti di forza in seno alla società a determinare le scelte della politica economica,sgombrando il campo da qualsiasi pretesa di necessità oggettiva. Secondo Roberta Carlini, la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, paragonabile per gravità e virulenza solamente a quella del 1929, non permette solo alle classi egemoni di attaccare i diritti e i salari delle classi lavoratrici attraverso il falso mito dei sacrifici comuni. Infatti, nella “macelleria sociale” che il governo Monti sventola come “rigore, crescita, equità”, si cela anche una questione di genere.</p>
<p>I tagli nel pubblico impiego, settore dove è alta l’occupazione femminile, collegandosi con quelli alla spesa pubblica, che generano indirettamente un aumento del lavoro non retribuito per le donne italiane, delineano un nuovo avanzamento delle differenze tra i generi in un Paese tradizionalmente già lontano dagli standard europei. Roberta Carlini, richiamando criticamente la proposta di “aliquote rosa” di Alberto Alesina e Pietro Ichino, un tema ripreso anche da Matteo Renzi, offre ad Ornella De Zordo la possibilità di ricordare l’allegra gestione del bilancio comunale dell’attuale amministrazione. Una giunta così prodiga di slogan e buoni propositi per la Firenze del 2020, da scordarsi l’avvicinamento del nostro Comune al rischio di commissariamento. Strabismi della politica-evento, che forse comincia a stancare anche i più accaniti sostenitori: Firenze 20vénti si chiude infatti con una partecipazione di pubblico alquanto limitata. Speriamo solo che sia il preludio ad un cambiamento radicale del vento in città.

Redazione

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