A chi giova l’inceneritore a Case Passerini. E a chi no.

Saluti-dalla-PianaIl 21 maggio scorso è stata approvata dalla Provincia di Firenze la procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sull’inceneritore di Case Passerini, nonostante le prescrizioni della ASL riportate sotto e le puntuali osservazioni presentate da associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra), Medicina Democratica e Coordinamento dei comitati della Piana che sottolineavano le grossolane incongruenze contenute nel progetto presentato da Q Thermo, società nata dalla fusione di Quadrifoglio, al 60% e Hera, al 40%, colosso emiliano di luce, acqua, gas e rifiuti i cui vertici sono attualmente indagati a Milano per traffico illecito di rifiuti tossici e appalti truccati.

Tra i diversi pareri è emblematico, si diceva, quello della ASL 10 che, se l’impianto dovesse essere realizzato, formula una serie di prescrizioni che sono il compendio di ciò che denunciamo da molti anni e certificano in modo ufficiale quanto il progetto sia da respingere. ASL infatti prescrive

“un progetto di sorveglianza degli effetti sugli esiti riproduttivi umani (aborti spontanei, nati pre-termine e/o di basso peso, malformazioni congenite,ecc) e sull’incidenza dei tumori potenzialmente correlabili alle emissioni del termovalorizzatore nella popolazione residente nell’area di potenziale ricaduta…”

Non solo, anche

“un progetto di controllo della contaminazione della catena alimentare da IPA, diossine e PCB, metalli pesanti, attraverso indagini presso le attività di coltivazione e di allevamento presenti nell’area…”

(il che ci ricorda tristemente quanto fu stabilito all’indomani della chiusura dell’impianto di San Donnino). Inoltre dovrà essere fatto

“uno studio epidemiologico prospettico, comprensivo di monitoraggio biologico, sui lavoratori addetti all’impianto da estendere eventualmente alla popolazione residente nell’area”.

Per concludere ASL ribadisce che

“l’aspetto di maggior rilievo per quanto riguarda la tutela della salute pubblica è la collocazione dell’impianto in un’area già fortemente critica dal punto di vista ambientale e sanitario“.

Queste note basterebbero da sole a far capire quanta e quale sia l’effettiva pericolosità anche di un ‘moderno’ inceneritore, per il quale, vale la pena ribadirlo, Hera ha chiesto e ottenuto, con una modifica di legge (L.R.22/98) che la Regione ha attuato senza passare per il voto del Consiglio, un ampliamento della quantità di rifiuti da smaltire dalle 136 mila tonnellate annue previste a 198 mila, mantenendo però le caratteristiche e le dimensioni impiantistiche già stabilite, con un evidente vantaggio economico per la società emiliana, il cui presidente, Tomasi di Vignano, in una dichiarazione del 4 aprile, dava già per approvata la procedura che ancora doveva essere messa in discussione dalla Provincia.

Solo per citare alcune tra le tante perle contenute nel progetto presentato da Q Thermo c’è per esempio l’affermazione che il raggio di ricaduta delle polveri sarebbe non oltre 30 metri dal camino, che, vale la pena ricordarlo, dovrebbe essere di circa 70 m. di altezza, il che è evidentemente impossibile, neanche se fossero pallini di piombo. Ancora più grave è che sia stato richiesto ed ottenuto che l’impianto, da sempre previsto per lo smaltimento dei soli rifiuti solidi urbani, tratti anche gli speciali e che molti fra quelli indicati sianoanche riciclabili e recuperabili. Gravissimo a nostro avviso che si dichiari candidamente che una parte dei rifiuti avviati a incenerimento verrà prelevata dalla raccolta differenziata, compresa la frazione organica, e sfugge il motivo per cui si intenda bruciarli piuttosto che recuperarli, visti gli accordi con i vari consorzi ormai consolidati da anni. Inoltre è prevista la combustione di rifiuti liquidi come gli oli, i grassi vegetali, i detersivi, ma nella relazione non è chiaro come tali rifiuti saranno alimentati al forno né appare sensato mischiarli con quelli solidi; si prevede anche di incenerire rifiuti ingombranti, attualmente stoccati e avviati a recupero presso il vecchio impianto di San Donnino nonché gli elettronici, che sono invece oggetto di una specifica normativa basata sul loro recupero, a questi si aggiungono rifiuti poco o nulla combustibili come le coibentazioni minerali, gli scarti da demolizioni, sostanze di origine ospedaliera (che non possono essere bruciate in impianti generici come quello in questione) e fanghi con carbonati.

Per quanto riguarda le soglie tossicologiche di emissioni previste dai costruttori, se confrontate con quelle indicate nei decreti legislativi, vediamo chiaramente uno sforamento per cadmio, ossidi di azoto e di zolfo e per l’arsenico, inoltre per PM10, PM2,5, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), cromo, piombo, vanadio non vengono indicate le quantità previste, pur esistendo delle soglie di pericolo regolamentate. Nelle conclusioni si afferma che

“il valore massimo, nelle condizioni di worst case del rischio cancerogeno individuale è di circa 3 ordini di grandezza inferiore ai tassi di mortalità per tumore riportati dalla Regione Toscana” (p. 89, elaborato SIA 010)

peraltro confrontando “mele con pere” ovvero un rischio (probabilità di sviluppare un tumore nell’arco di una vita di 70 anni su 1 milione di esposti) con un danno acclarato quale è la mortalità, come se rischio e danno fossero sinonimi. A queste persone stiamo per affidare una bomba…

Di fronte a queste evidenti enormità è chiaro che al danno oggettivo rappresentato dall’inceneritore si aggiunge il fatto che la sua gestione sarà improntata alla logica del massimo profitto economico per ottenere il quale si ignoreranno le normative vigenti in materia di prevenzione del rischio e di tutela ambientale.

Non dobbiamo però pensare che la Provincia di Firenze abbia preso la questione con leggerezza, infatti il DGP 64/2014 prescrive che:

“La progettazione esecutiva dovrà prevedere una recinzione perimetrale dell’impianto …. Per impedire agli anfibi di entrare nell’impianto industriale, ove potrebbero essere schiacciati dai mezzi circolanti; eventuali esemplari di anfibi presenti nell’area così recintata siano spostati, con le dovute cautele, nelle aree umide poste all’intorno”.

E con questo almeno il rospo smeraldino potrà dormire sonni tranquilli.

Poiché altrettanto non si può dire degli umani, i soggetti che già avevano presentato le osservazioni stanno adesso preparando un ricorso al TAR contro la procedura di VIA. Oltre a quelle a cui si è fatto cenno sopra, molte altre sono infatti le palesi incongruenze e infrazioni di legge presenti nel documento che la Provincia ha volutamente e colpevolmente ignorato. Il fatto più grave, in realtà, non è tanto che il proponente abbia presentato il progetto più vantaggioso per se stesso, ma che l’istituzione lo abbia approvato. Il ricorso, che verrà presentato entro 60 giorni dal 21 maggio, avrà tempi lunghi e spese sia per la presentazione sia, a discrezione del giudice, in caso di soccombenza. Per questo stiamo organizzando iniziative di raccolta fondi e firme di persone disposte a darci il loro contributo per sostenere gli oneri economici.

Dell’inceneritore di Case Passerini si iniziò a parlare nel 2000 e col passare degli anni abbiamo assistito ad una vicenda che ha assunto sempre più i toni di una farsa nella quale gli attori, Comuni, Provincia e Regione ed anche Quadrifoglio, hanno giocato il ruolo di controparte di quei cittadini la cui salute e il cui territorio sono istituzionalmente chiamati a difendere, dimostrandosi invece disposti a tutto pur di garantire, soprattutto ai privati e anche a se stessi, profitti e vantaggi economici nella logica delle grandi opere (inutili), del consumo di suolo, di acqua (sembra un paradosso ma gli inceneritori, come tutti gli impianti industriali, ne consumano tantissima), e di quei materiali che stanno diventando sempre più scarsi e quindi preziosi.

L’ultimo atto della farsa è stata proprio l’approvazione di un progetto che contiene vette di cialtroneria tali che offenderebbero intelligenze anche meno lucide di quelle che si illudono di avere i nostri amministratori.

Valeria Nardi è un’attivista del Coordinamento dei Comitati della Piana