Sanità al nuovo ospedale San Luca di Lucca

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Il nuovo ospedale San Luca di Lucca nasce da procedure amministrative e ambientali difformi e contraddittorie che, tra Regolamenti Urbanistici e variazioni del Piano Strutturale, hanno condotto al dissesto idrogeologico nel sito di edificazione e nelle aree limitrofe.

La costruzione dell’Ospedale è in projet financing e il suo costo definitivo, dagli 84,7 milioni di euro iniziali, è salito a 160 milioni di euro, dei quali 45 milioni di euro coperti dal privato.

10347548_1534410060130603_6515365724141374968_nPer quanto concerne l’aspetto sanitario, basta ricordare la querelle relativa alla mancanza o limitazione dei posti letto nata da un’originale (e difforme) interpretazione della Regione Toscana della legge Balduzzi. È oramai accertato che, con dati che si ripetono su più sedi, vi sono in meno circa 100 posti letto e, aggiungiamo, un impoverimento delle strutture territoriali che dovrebbero servire da “filtro” alle degenze.

Questa intricata situazione, combinata al diminuito periodo di degenza, alla carenza di personale, al blocco del turn-over e alla prospettata “messa in pensione” di alcune decine di dipendenti con formula ante-Fornero, contrastano con l’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

In questo scenario, la Direzione ASL 2 di Lucca, ha attivato un Piano straordinario di “ridefinizione11707761_10153104684777901_3581734538161887228_n delle modalità di accesso e della organizzazione” che, secondo noi, costringe obtorto collo a modellare il Servizio Sanitario Locale proprio sulle carenze di ordine strutturale e operativo in evidente affanno di prestazioni.

Ne deriva che, nella prenotazione di visite specialistiche presso il CUP, non è raro imbattersi in liste bloccate o chiuse per cui è necessario, alla riapertura delle stesse, recarsi nuovamente al CUP per la prenotazione. O, quando aperte, per un semplice elettrocardiogramma o una visita cardiologica, può succedere di doversi recare fino a Barga o Castelnuovo in Garfagnana.

Questo è il quadro reale, facilmente riscontrabile con semplici telefonate ricognitive al CUP Aziendale. Ricordiamo infine che la chiusura delle prenotazioni (cioè il fenomeno delle cosiddette “liste di attesa bloccate”), è una pratica vietata dalla Legge nazionale n. 266/2005.

Il Sistema Sanitario Locale è in perenne involuzione; ne è la prova l’assenza dei dipendenti per accertate e giustificate malattie che derivano da uno stress dovuto alla scarsità di personale, ai turni massacranti, alle situazioni di disagio ambientale, alla mancanza di idonei supporti lavorativi, alla notevole ambiguità e conflitto di funzioni, alle ripetute minacce di azioni disciplinari messe in campo dall’Azienda, e molto altro ancora. Tutto ciò grava su pazienti con reali difficoltà, gravi infermità o, nei casi peggiori, in stato terminale.

Negli Indirizzi per la programmazione 2015, fin dal primo punto (“Il raggiungimento dell’equilibrio economico“) si celano tagli e limitazioni prestazionali. Si tratta di un modo di produrre “migliore” Sanità improntato a strategie aziendali, che provoca un impoverimento umano e professionale: basti citare la riduzione del personale o la continua, moderna “caccia alle streghe” che prevede il ricorso a provvedimenti disciplinari per quei dipendenti SSL che osano pensare “diversamente” e si dimostrano poco fedeli. Il risultato è un ambiente ospedaliero negativo, un mix esplosivo che crea un “disagio assistenziale” molto rilevante e, ahinoi, a tutto carico dei pazienti della ASL.

Nel riordino della Sanità regionale e con la nascita di tre mega ASL, la Regione Toscana ha applicato a piene mani il jobs act renziano che, in sanità, si identifica nel comma 566 della Legge di Stabilità. Il comma mette in competizione figure professionali destinate alla profonda collaborazione: medici e infermieri. Il fulcro principale del comma 556 è l’estensione della flessibilità di mansioni ai vari livelli professionali e il trasferimento di parte delle competenze mediche agli infermieri, che, come si sa, costano meno. Il dumping salariale e la derubricazione di competenze che sono ora messi in atto, possono compromettere l’assistenza sanitaria. È un “demansionamento” per legge, in spregio della tutela e della sicurezza che, come del resto riconosciuto costituzionalmente, dovrebbero essere i cardini “scientifici” del curare e prevenire malattie a vario titolo. Un demansionamento che, con il comma horribilis, promette di espandersi a tutto il personale sanitario, con conflittualità e carenze assistenziali.

Per ridurre il costo del lavoro in Sanità si mettono in concorrenza le professioni. Vicarianza delle professioni, fungibilità delle competenze, demansionamento a catena.

Si teme che, con l’avallo di soggetti istituzionali, ordinistici e sindacali, a breve termine si potrà arrivare ad una sorta di “diretta assunzione a minimi costi” di tutte le professionalità che concorrono alla salute dei cittadini. Una provocazione: in presenza del notevole numero di malati anziani non autosufficienti, perché non attribuire mansioni infermieristiche a badanti e prevedere corsi di formazione di poche ore?

Su questi binari “vive” anche l’Ospedale San Luca, uno dei quattro nuovi ospedali toscani, in cui è il lavoro il principale costo da aggredire.

La Regione Toscana, esaurito il tempo delle politiche di riorganizzazione, razionalizzazione, appropriatezza, sta destrutturando il Servizio Sanitario Regionale. Con quattro obbiettivi:

– centralizzazione della governance (3 ASL);

– privatizzazione sanitaria con assicurazioni o altre forme mutualistiche;

– taglio dei posti letto;

– ridimensionamento del personale sanitario.

Negli ultimi anni la Sanità ha perso circa 15.000 posti di lavoro. E, secondo il riordino del sistema sanitario Regionale, in Toscana gli esuberi sarebbero circa 1800; nella nostra ASL, circa 250-300 dipendenti nei prossimi anni saranno “allontanati” e mai sostituiti. La conseguenza diretta è la limitazione dei servizi sanitari al cittadino. O la loro chiusura.

L’Associazione “Per Non Morire” è favorevole al referendum per l’abolizione della riforma della sanità toscana. Con l’accoglimento del quesito referendario è possibile firmare presso i luoghi di raccolta nelle varie città e presso gli uffici del proprio Comune. “I sindaci e i territori, soprattutto piccoli Comuni – si legge nel testo del Comitato promotore per il referendum abrogativo – non conteranno più nulla e saranno impotenti di fronte a una nuova ondata di tagli e ridimensionamento dei servizi territoriali e ospedalieri. La legge regionale prevede, inoltre, l’esubero di oltre 2000 tra medici, infermieri e altri professionisti del servizio pubblico che avrà come effetto un abbassamento della qualità delle cure e della sicurezza delle prestazioni nei nostri ospedali”.

*Associazione “Per non morire” – Lucca
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