Luxury town e gentrificazione: il degrado di Firenze causato da una politica incapace

Le città, le conurbazioni, le aree metropolitane sono agglomerati densi e in continua evoluzione. I soggetti della trasformazione sono innumerevoli e difficilmente riconducibili a schemi prefissati. Centrale dovrebbe essere il ruolo di governo degli organismi elettivi, svolto in nome dell’interesse generale delle popolazioni insediate, al di là delle pressioni del mercato, dei gruppi sociali ed economici più influenti e del tornaconto politico delle scelte fatte.

La tensione al bene comune dovrebbe orientare le politiche pubbliche della città, non disgiunte da un profondo senso di equità sociale.

In questi ultimi anni, invece, le amministrazioni centrali e locali, in nome di un maggior grado di libertà delle scelte e della loro rapida esecuzione, hanno smantellato gran parte delle forme di governo della cosa pubblica, e delle garanzie democratiche correlate, a favore della subordinazione al dominio della finanza e del mercato.

Le politiche urbane si sono adeguate! La rigida pianificazione per aree funzionali (residenza, industria, ecc.), ampiamente insoddisfacente, ha lasciato il posto a quella che definisco Urbanistica del Proponente: il progetto di città è indicato da coloro, gruppi finanziari e immobiliari, che ormai si sono sostituiti all’amministrazione locale nella proposizione delle politiche urbane. Quest’ultima ha solo la funzione residuale di ratificare o di incentivare le scelte private, nella speranza di elemosinare entrate fiscali supplementari con cui tappare qualche buca stradale, sistemare qualche giardino, provare a ripianare i bilanci comunali dissestati, alimentare il sottogoverno locale. E i cittadini dovrebbero stare a guardare!

In questo senso Firenze, con le amministrazioni Domenici, Renzi e Nardella, fiancheggiate dal presidente Rossi, è stata e continua ancora ad essere un modello.

Gli inutilmente elefantiaci piani urbanistici, illeggibili e privi di alcuna visione integrata, si sono succeduti consegnandoci una città dal cui Centro Storico, ogni anno, circa mille fiorentini scappano in cerca di altri luoghi, forse più accoglienti e vivibili. La pressione di nove milioni di presenze turistiche nell’ultimo anno, circa 25 mila ogni giorno, scoraggia qualsiasi espressione di attaccamento alla città di Firenze. Se a questa sommiamo l’inconsistenza delle politiche pubbliche, il gioco è fatto. Non un progetto degno di questo nome, di respiro internazionale, è riuscito a rianimare l’esangue spirito dei fiorentini.

Provincialismo, subordinazione e accentramento del sottogoverno sono la cifra preponderante delle varie amministrazioni di centro sinistra che ormai da tanti anni ci governano.

Le questioni che oggi emergono sono quelle relative ad una incontrollata crescita interna della città nelle aree che hanno cambiato le funzioni o sono state abbandonate a se stesse, originando pericolosi fenomeni di degrado sia fisico che sociale. Si tratta di palazzi storici, fabbriche dismesse o ampie zone della città in cui l’azione di governo del territorio si è di fatto ritirata favorendo da un lato la svendita del gentreification_pagina_3patrimonio immobiliare pubblico e dall’altro la gentrificazione di intere aree urbane, o addirittura di singoli isolati, strade o piazze.

La gentrificazione, ossia la produzione di spazio urbano per utenti sempre più abbienti attraverso la sostituzione/espulsione dei residenti storici e delle attività commerciali a questi legate, sta diventando un fenomeno preoccupante perché crea conflitti tra i residenti e gli utenti dell’area, conflitti che il più delle volte giocano a favore solo della “valorizzazione speculativa” dell’area stessa o della strada.

Solitamente si tratta di enclaves a prevalente tessuto popolare o con una cospicua presenza di immigrati in cui si manifesta un certo disagio sociale, una rarefazione delle relazioni sociali, un ritrarsi dei residenti entro le sicure mura domestiche. Lo spazio pubblico a volte viene colonizzato da una microcriminalità urbana, spaccio degli stupefacenti compreso, che indubbiamente deve essere neutralizzata, ma da non identificare tout court con la presenza degli immigrati. Questa sarebbe una grave espressione di xenofobia e di miopia, amplificata a dovere dalla stampa locale, che in alcuni casi non è del tutto disinteressata. Tutto ciò crea un conflitto tra poveri, tra coloro che subiscono la gentrificazione e che al termine della “valorizzazione” saranno tutti costretti a trasferirsi o saranno brutalmente espulsi.

In molti casi si moltiplicano le richieste di decoro contro il degrado, si moltiplicano le ordinanze sulla sicurezza urbana che delineano invece “una visione di governo preoccupata più dell’immagine che di risolvere problemi veri e complessi, come l’eccesso di turisti, la movida giovanile e l’ambulantato abusivo” mediante politiche di integrazione ai vari livelli, urbanistico, sociale, delle politiche giovanili e culturali.

Sappiamo quali sono a Firenze le aree a rischio gentrificazione, dal popolare quartiere dell’Oltrarno all’area di San Salvi, dalla Manifattura Tabacchi a Via Palazzuolo, Piazza Brunelleschi, Via Panicale e Sant’Orsola, Ex Panificio Militare, la zona di Novoli-Via Forlanini, e tante altre.

Insomma tantissimi complessi architettonici e aree per le quali la gentrificazione si presenta come l’unica politica urbana e sociale, visto che le amministrazioni sanno solo svendere il nostro patrimonio a favore di alberghi di lusso, di ambigui ostelli e case di riposo di lusso, come se il lusso fosse garanzia di qualificazione del tessuto urbano.

NO, questo è il vero degrado della vita cittadina, la saturazione turistico ricettiva del Centro Storico e della stessa città in nome di profitti immobiliari e commerciali ottenuti sulla pelle degli abitanti, vecchi e nuovi.

Aumentano gli affitti degli immobili, aumenta il costo delle abitazioni, aumenta il numero degli sfratti, aumenta il numero dei senza tetto e delle famiglie espulse: questa è la spirale involutiva della gentrificazione che le amministrazioni e i residenti meno attenti non vogliono vedere. Anzi!

In via Tornabuoni alcuni locali sono affittati a 840 mila euro l’anno, cifre pazzesche che fanno il vuoto intorno. Non a caso Tiziano Terzani amava ricordare: “Sono così pazzo che per protestare contro il degrado di Firenze e della mia amata via Tornabuoni, dove una delle più belle librerie di Firenze, la Seeber, è stata sostituita da un negozio che vende mutande firmate, ogni volta che ci passo davanti apro la porta e urlo dentro: Vergogna!”. Ormai Terzani non c’è più, ma ci siamo ancora tutti noi a ricordare quanto sta accadendo.

Le ondate di gentrificazione hanno dei costi elevati anche sulle aree contermini, su cui si scaricano le contraddizioni di quanto accade a Firenze, nella patinata luxury town rinascimentale!

Nei comuni della corona circolare aumenta il consumo di suolo per le nuove residenze, aumenta la pendolarità e quindi la congestione del territorio circostante, come nel caso della Piana Fiorentina, in cui, non a caso, sono stati rilevati i più alti tassi di inquinamento atmosferico d’Europa.

Nonostante ciò, la concitata voglia fiorentina del “fare” (danni!) regalerà a questo sistema territoriale anche un aeroporto intercontinentale e un mega inceneritore, tanto per non farsi mancare nulla, mentre ancora non si sa come andrà a finire la questione della tumblr_n9hqdaw3tw1rq97pfo1_1280TAV.

A questo punto è l’intera area metropolitana ad essere coinvolta dalle varie ondate gentrificatorie. A partire da una pianificazione labile, “on demand” da parte della speculazione immobiliare, sono giustificati interventi slegati tra loro. Questi potenziano la rendita fondiaria non solo delle aree centrali del sistema territoriale, ma anche di alcune fasce periferiche e contermini su cui si abbattono le richieste indotte dal marketing territoriale dell’area centrale. La pesante infrastrutturazione della Piana in questo senso è funzionale perché dovrebbe provvedere, portando da 2 a 4 milioni i passeggeri del nuovo aeroporto, a fornire ulteriori utenti a questa catena di montaggio internazionale della gentrificazione di Firenze!

Un cambio di prospettiva si rende sempre più necessario: l’estensione della sfera pubblica, istituzionale o autorganizzata, nella vita della città deve poter garantire le fasce più deboli della popolazione, immigrati compresi. Difesa degli affittuari, rigenerazioni urbane che pongano al centro l’offerta di edilizia residenziale pubblica e non gli alberghi di lusso, pianificazione delle attività commerciali tale da favorire quelle di vicinato, previsione di forme intelligenti di autorecupero degli immobili, anche di quelli più significativi.

Insomma è necessaria una azione politica coraggiosa, aperta alle sperimentazioni, di respiro europeo, realmente democratica e profondamente equa che però queste asfittiche amministrazioni di centro sinistra non sono in grado di garantire.

*Antonio Fiorentino


Sul tema vi consigliamo la visione del film “Home sweet home” di Enrica Colusso (in inglese)

Il distretto Elephant and Castle si trova nella parte sud di Londra, nel quartiere Southwark: è una delle zone storicamente popolari della città ed è oggetto di un massiccio piano di rivalutazione che comprende la demolizione dell’enorme complesso Heygate. Attraverso quattro anni di riprese, si coglie questo processo di trasformazione urbana con lo sguardo intimo di chi da più di due decenni ha stabilito la propria casa in quei luoghi.

Home Sweet Home – A film by Enrica Colusso from UoR Film Production on Vimeo