Solidarietà al movimento NO TAV e agli attivisti perseguitati

In Val di Susa e a Torino si respira un’aria molto pesante, il movimento che ha dimostrato quanto il re sia nudo in questo paese, quanto certe opere come la Torino Lione siano inutili, dannose, un sostanziale furto di risorse, è sotto fortissime pressioni giudiziarie e mediatiche.

All’arresto della giovane attivista Dana Lauriola è stato affiancato quello a Stefano Milanesi che è stato messo ai domiciliari. La contemporaneità dei provvedimenti ha permesso ai principali media amici dei costruttori di sparare titoli da cui si faceva trapelare l’idea che terrorismo e movimento NO TAV fossero contigui.

Nessuno in valle crede alla casualità di questi eventi, ormai sono decenni che in risposta alle loro critiche circostanziate e motivate al progetto si sa rispondere solo con retorica sviluppista e soprattutto con la criminalizzazione. I petardi diventano bombe, i fuochi d’artificio missili, il simbolico taglio della rete che recinge il cantiere si trasforma in “attacco”.

Il motivo per cui Dana Lauriola e altri valligiani sono stati condannati è di una sproporzione agghiacciante: nel 2012 osarono aprire i caselli dell’autostrada che transita in Val Susa facendo in modo che i viaggiatori non pagassero il pedaggio; Dana illustrava ai passanti con un megafono il significato del loro gesto, tutto alla luce del sole, filmato. La società autostradale ha perduto 700 euro in quella giornata. Le condanne, per violenza privata (non alle persone! Nemmeno alle cose, solo pochi soldi mancati) sono state pesanti: per Dana a due anni senza la concessione di pene alternative, Nicoletta Dosio un anno; le vergognose motivazioni sono che la giovane vive ancora in valle e che non ha cambiato idea sull’inutilità del TAV.

Ma l’operazione adesso va oltre la criminalizzazione e si cerca di assimilare alcuni pseudo reati a terrorismo. Anche un semplice volantino che ipotizza collusioni mafiose tra il progetto della Torino Lione e istituzioni locali ha portato a perquisizioni e sequestri per Alessandro Della Malva e Andrea Gozzi, facendo risorgere i reati di opinione.

I motivi di tanto incattivito accanimento sono quelli di sempre, cioè l’impossibilità di controbattere a precise critiche al progetto; recentemente si è aggiunto un altro motivo: il progetto esistente di smaltimento delle terre di scavo dei tunnel è profondamente sbagliato. Il luogo dove era previsto lo stoccaggio, Salbertrand, è inquinato e dovrebbe essere bonificato prima di poter accogliere i milioni di metri cubi di smarino, ma occorrono parecchi anni e i costruttori pare abbiano fretta. Per questo motivo Telt, la compagnia che dovrebbe realizzare i lavori, si è autorizzata da sola una variante che prevede lo stoccaggio delle terre scavate nei pressi di Susa; una montagna di terre e polveri accanto ad una città!

I valligiani non si sono dimostrati finora tanto docili e disposti a subire i disastri che provengono da progetti sbagliati; cosa ci potrebbe essere di meglio di un vortice repressivo e criminalizzante per avvisare quei cittadini e cittadine che devono solo stare buoni e guardare le terre scavate che andranno su e giù con decine di migliaia di camion senza fiatare? Ogni gesto, ogni sospiro potrebbe essere additato come cospirazione e terrorismo.

Il reato contestato oggi è aver fatto perdere 700 euro ad una società miliardaria; cosa potrebbe scatenarsi se i miliardi previsti per Telt non arrivassero a destino?

*perUnaltracittà-laboratorio politico