Ecco come Pistoia può rinascere e uscire dalla crisi post Covid

La seconda ondata della pandemia da Covid 19 ha reso ancor più evidente i limiti strutturali dell’offerta sanitaria sia a livello nazionale che locale. A Pistoia più volte è stata ribadita la necessità di revocare l’alienazione del patrimonio sanitario pistoiese dismesso, in particolare dell’ex Ospedale Psichiatrico delle Ville Sbertoli, dell’ex Ospedale del Ceppo, e della ex sede dell’INPDAP, attualmente in vergognoso stato di abbandono e destinati sia alla vendita a privati, in grado di ricavarne residenze di lusso, alberghi e cose simili, che all’ulteriore demolizione.

Inutile ribadire le responsabilità delle ultime amministrazioni comunali di Pistoia che, in accordo con la Regione Toscana e l’ASL Toscana centro, hanno deciso di portare a termine questa operazione che ha tutto il sapore di una speculazione immobiliare ai danni della città e dei suoi abitanti, cui viene sottratta la possibilità di utilizzare queste rilevanti strutture per fini sociali e sanitari.

Ex INPDAP

Il neo-presidente Eugenio Giani, il dott. Paolo Morello dell’ASL e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, sperano di vendere ai privati per fare cassa e integrare gestioni economiche e investimenti (il nuovo ospedale S. Jacopo) non sempre dai brillanti risultati.

Sappiamo invece come è andato a finire il cosiddetto “recupero” dell’area ex Breda che, affidato a società private, si è trasformato in un disastro a cielo aperto, a spese della città.

Il patrimonio è pubblico e tale deve restare, gli amministratori non ne sono i proprietari, non ne dispongono in maniera arbitraria, sono solo coloro cui è demandata la cura di questi essenziali beni comuni da porre al servizio delle comunità locali, aperte e inclusive, e dei loro bisogni.

Riteniamo che il recupero in chiave ambientale e sociale delle due aree debba innescare un processo di ripensamento della città e di rinascita in chiave socio-ecologica mediante la composizione di una rete organica di aree verdi ad alta naturalità, di corridoi ecologici, di percorsi ciclopedonali e di parchi fluviali (Ombrone e Brana).

Rete ecologica

A partire proprio dai due poli, quello delle Ville Sbertoli (verso l’esterno) e quello dell’ex Ceppo (verso l’interno e lungo le mura), potrebbe essere definito un embrionale continuum naturalistico aperto e integrato con il proprio ambiente di riferimento.

Lungo le mura, i parchi esistenti potrebbero essere raccordati completando il circuito della mobilità dolce, inglobando anche l’area ex Breda, per la quale è necessario bloccare tutte le costruzioni previste e prevederne il recupero a Parco urbano pubblico, snodo primario tra il Centro Storico e il nuovo ospedale San Jacopo.

Il recupero delle Ville Sbertoli e dell’ex Ceppo aprirebbe uno straordinario percorso di riqualificazione di Pistoia che potrebbe diventare la Città dei Parchi e del Verde, la città che, tra le prime in Italia, avvia una reale riqualificazione ambientale. Proprio a partire dall’ambiente urbano, si dovrebbe coinvolgere il contesto territoriale e l’attività vivaistica, sottraendola alla pericolosa deriva chimica oggi prevalente.

La riapertura delle Ville Sbertoli può avvenire a partire dai padiglioni meno deteriorati, dalla cura e manutenzione del verde e dalla ricchezza delle proposte che la città ha in passato espresso, puntualmente disattese. Ci riferiamo al Percorso partecipativo del 2009 e al Progetto Lo Sbertoliano “Per la riappropriazione e la rinascita delle Ville Sbertoli” del 2012, con i quali si auspicava un recupero della memoria storica del luogo, in chiave collettiva, recupero indirizzato verso “una rurale possibilità” di cambiamento economico e sociale.

Nell’area dell’ex Ceppo è indispensabile bloccare i lavori di demolizione dei rimanenti padiglioni sanitari, in particolare dell’ex Padiglione nuove degenze, che secondo l’amministrazione comunale e l’ASL dovrebbe essere abbattuto per far posto a villette di lusso. È necessario limitare i danni sinora provocati dalla dissennata applicazione degli Accordi di Programma, dal 2005 al 2019.

Le aree che si sono liberate in seguito alle demolizioni già fatte e quelle non ancora occupate, possono costituire il polmone verde del futuro Parco Urbano del Ceppo, in cui le funzioni sanitarie territoriali di base si potrebbero integrare con la previsione di residenze per le fasce più bisognose della popolazione o con centri di accoglienza e assistenza per i migranti presenti in città, oppure con funzioni pubbliche quali scuole e attività culturali, tali da rivitalizzare un settore del centro storico attualmente desertificato. Il coinvolgimento della città nella definizione progettuale dell’area deve diventare l’asse portante del recupero, a partire anche dalla proposta di istituire un Museo Botanico, messa a punto con la facoltà di Architettura di Firenze nel 2011. Alla mostra del progetto e all’interesse da questo suscitato, non è poi seguito alcun concreto intervento.

La vendita del Padiglione Lazzereschi deve essere revocata sia per favorirne l’ovvio riutilizzo sanitario, ma anche perché infrangerebbe la volontà dei coniugi Lazzereschi. Questi, nel 1931 ne finanziarono la costruzione a condizione che fosse utilizzato per finalità umanitarie/sanitarie e non altro.

Nei mesi scorsi è stata promossa una petizione: “Appello per il riuso del patrimonio sanitario pubblico di Pistoia, abbandonato e in vendita”, con la quale circa 600 sostenitori hanno condiviso queste proposte.

Scuola, sanità e servizi pubblici in questi ultimi anni sono stati ampiamente falcidiati, la pandemia del Covid 19 ne ha messo drammaticamente in evidenza l’insufficienza. Ripartire oggi vuol dire adoperarsi quindi per cercare di sanare i danni provocati da questo sistema economico e politico che va costretto a invertire la rotta rispetto al passato. Proprio in questa fase le risorse economiche non mancano, basta stabilire le priorità pubbliche e sociali degli interventi e dotarsi di strumenti efficaci per verificare la trasparenza degli atti.

È auspicabile quindi un ripensamento da parte degli organi amministrativi e politici coinvolti: il neo-presidente Eugenio Giani, il dott. Paolo Morello dell’ASL e Alessandro Tomasi, sindaco della città.

Pistoia ha bisogno di politiche di ampio respiro che mettano al centro il benessere, la salute, la vivibilità della città, la riappropriazione dei beni comuni naturali e sociali. Ha bisogno di una rete di parchi e di aree verdi che possano far respirare la città integrandola con un territorio in cui sperimentare e diffondere forme non tossiche di agro-vivaismo. Ha bisogno di definire un sistema territoriale che ponga al centro la cura e la salubrità dell’ambiente e degli esseri viventi, tutti.

I responsabili istituzionali, revocando la vendita e promuovendo il recupero di questi beni comuni, non farebbero altro che operare in maniera coerente al mandato elettorale e amministrativo che è stato loro conferito, cioè quello di difendere in maniera attiva gli interessi della collettività.

In caso contrario, lo tradirebbero.

*Antonio Fiorentino

Firma < QUI > la Petizione per il riuso del patrimonio sanitario pubblico di Pistoia, abbandonato, in vendita.