Petra Cotes, la leggendaria amante di Aureliano Secondo Buendìa del celeberrimo romanzo di Garçia Marquez, che aveva la dote di render feconde le bestie con la sola sua presenza, bestie che si riproducevano a ritmi esponenziali, in un vortice di amplessi le cui vibrazioni facevano tremare i vetri della mitica città di Macondo. Petra Cotes, amante ben assortita di Aureliano Secondo, gigante di sfide gastronomiche pantagrueliche e anfitrione di gazzarre e feste smodate che duravano per settimane.
Una sorte simile sembra esser toccata al nostro primo cittadino, i cui primi mesi di mandato hanno visto un susseguirsi di esplosioni di vitalità, anche se la leggerezza con cui si sono manifestate è pesantemente venata di aspetti controversi.
Svariate coppie sono state sorprese a fornicare un po’ dove è capitato, come se l’impeto avesse sorpreso e costretto gli amanti – che si spera almeno non vivano nel peccato – a consumare il proprio desiderio all’ombra di qualche portone, appoggiati ad un muro o in altre, tanto casuali quanto improbabili location e combinazioni carnali.
Branchi di giovani hanno potuto raggiungere, grazie alla spregiudicatezza e all’assenza di scrupoli di moderni e tecnologici anfitrioni, pericolosi livelli di ebbrezza sull’onda dei cosiddetti alcol-tour, in pratica l’equivalente di una tariffa flat per ADSL applicato al consumo di alcolici.
Orde di ubriachi più o meno molesti hanno imperversato per le vie e le piazze variamente frequentate del centro storico, marcando il territorio con abbondanti ed autoprodotte annaffiature, o tracimando sui monumenti storici, saturando l’aria con le loro grida, tenendo allegri residenti ed altri abitanti della notte con scherzi, frescate e rudi manifestazioni di fisicità.
Molti residenti, vuoi per necessità non troppo trascurabili come il sonno e il lavoro, vuoi per sensibilità olfattiva a certi odori, vuoi per gusti e preferenze estetiche diverse, hanno cominciato a scaldarsi con l’amministrazione comunale, della quale forse non hanno apprezzato la dote che un tempo fu di Petra e Aureliano Secondo.
I giornali, vuoi per l’evidente mancanza di notizie più importanti, vuoi per i temi stuzzicanti, vuoi per l’interesse locale, hanno ricamato e approfondito le questioni, documentando con materiale audiovisivo e appoggiandosi alle numerosissime segnalazioni dei lettori, dei fiorentini e dei turisti.
Le destre sono impazzite di gioia, potendo finalmente corroborare i loro teoremi sulla Sicurezza con prove documentali inconfutabili, e hanno impugnato il Patto per la Notte, strattonato il sindaco e l’amministrazione, invocato misure ferree e provvedimenti urgentissimi. Ottenendo per altro che il sindaco torni a relazionare sul patto della notte e sui suoi risultati entro il 31 dicembre – complice una confusissima maggioranza quel giorno in consiglio: hanno approvato gran parte degli emendamenti di Forza Italia e bocciato tutti quelli di Firenze Riparte a Sinistra. Sarà stata la giornata ventosa.
Il Sindaco si è trovato quindi nella necessità di agire in fretta, e si è mosso come un elefante in cristalleria. A botte di ordinanze urgenti, ha affrontato il problema a piedi uniti, vietando il vietabile e minacciando multe salatissime, chiedendo aiuto alle forze dell’ordine per poi terminare, stremato, chiedendo a gran voce che i responsabili vengano perseguiti penalmente.
Chi, leggendo il programma di mandato, era rimasto affascinato dalla freschezza di un sindaco che indica “la rivitalizzazione del tessuto sociale” come strumento per affrontare il tema della sicurezza sarà rimasto forse con la lingua di Menelik moscia e pendula dalla bocca mentre si apprestava a salutare cotanta novità.
Non invidio Nardella e le sue percentuali imperiali che spesso in Consiglio ci rinfaccia, e dunque mi astengo dal consigliarlo.
Mi chiedo solo se avere un centro ormai deputato al solo turismo, svuotato di fiorentini e dato in pasto alle orde di turisti non sia di fatto un invito a fare ciò che si vuole. Alcune orde hanno ormai appetiti insaziabili, tanto di monumenti e opere da consumare quanto di cibo, alcol e divertimenti da ingerire, e sembra che l’offerta faccia a gara per compiacere e incoraggiare questa domanda. Mi si perdoni il paragone domestico, ma quando si entra in una casa ben tenuta, animata dalle persone che ci vivono, ospitali e rispettose, ma anche forti della propria identità e del proprio modo di vivere la casa, anche il peggior maleducato sarà più educato, e al contempo si sentirà a casa.
In definitiva, comunque, la vicenda ricorda quei mansueti supplenti alle prime armi, amichevoli e bonari a tutta prima, che poi finivano per sclerare malamente di fronte a una classe sempre più inebriata dall’assenza di polso e di carisma.
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