Nel 2012 in Italia il gioco d’azzardo ha generato un volume d’affari che non è lontano dai 100 miliardi di euro, qualificandoci fra i primi paesi al mondo per volumi e giocatori. Una cifra terrificante. Ancora di più se si considera che siamo in tempi di crisi, e che i giocatori sono per la maggior parte pensionati, casalinghe e studenti, tutti soggetti con bassi redditi. Per indorare la pillola: un italiano spende più di un giapponese(!) in gioco d’azzardo, ma ha uno stipendio mediamente di molto inferiore.
Il gioco ha pesanti ricadute non solo sull’individuo, ma anche sulla società e sulle famiglie, e molto spesso funge da vero e proprio volano per attività di micro e macro-criminalità, che vanno dalle rapine, agli scippi e all’usura.
Tuttavia il volume d’affari è tale che ormai sono onnipresenti su qualsiasi supporto mediatico le campagne pubblicitarie che incitano al gioco, anche da parte dello Stato stesso, come pure il diffondersi di strumenti come gli smartphone e i tablet hanno di fatto reso possibile il gioco ovunque ci sia una connessione internet, levandolo dal confino dei luoghi deputati.
Non voglio qui dilungarmi sugli aspetti deleteri del gioco, ma ne voglio menzionare due che reputo importanti: anzitutto trovo quasi criminale incitare, specie in periodi di crisi, a tentare la fortuna per risolvere i problemi economici di un’intera fascia della popolazione. Secondariamente vorrei ricordare che il primo articolo della nostra Carta Costituzionale indica come la nostra Repubblica sia fondata sul lavoro, come generatore di introiti, ma anche come mezzo per affermare la dignità di un individuo e come strumento per la crescita della nostra società. Dunque non è la fortuna a far migliorare le nostre condizioni, ma la fatica del nostro lavoro.
Incoraggiato da un dibattito che vedeva un ampio consenso nella contrarietà al fenomeno, ho deciso con il gruppo Firenze Riparte a Sinistra di proporre alcune mozioni in tal senso – sfruttando anche la competenza di Adriana Alberici dei Cantieri Solidali delle Piagge e di perUnaltracittà -, il gruppo che per primo, nella scorsa consigliatura, aveva portato il problema all’attenzione pubblica.
Ne sono nate 4 mozioni e una risoluzione [la scelta di avere 4 mozioni è stata dettata soprattutto dall’estrema difficoltà di far approvare i documenti in Consiglio: in questo modo abbiamo cercato di ridurre il rischio!].
Anzitutto, per quanto concerne l’apertura di nuove sale giochi, la competenza è della Questura, che però si pronuncia solo per quanto riguarda gli assetti societari e la “pulizia” delle società che intendono aprire nuove sale giochi. Ovviamente, dunque, la Questura non considera elementi come il tessuto sociale o le caratteristiche del quartiere, l’opportunità, la strategia politica cittadina, etc. La prima mozione, dunque, spinge perché si avvii un percorso di stretta collaborazione fra il Comune e la Questura, in modo che il Comune possa far presenti le proprie analisi e considerazioni, e le proprie priorità. Sperando in futuro di avere più potere a livello locale in tal senso.
Il Comune cosa può dunque fare? Anzitutto può modificare il Regolamento Urbanistico e rendere più restrittivi e severi i vincoli che regolano l’apertura di nuove sale giochi, come indicare una distanza minima che la sala deve avere rispetto a luoghi sensibili come scuole e spazi in cui vi siano bambini.
Il secondo strumento che il Comune ha a disposizione è la Polizia Municipale, che potrebbe essere efficacemente impiegata per svolgere controlli più intensi in tutte le attività che abbiano strumenti per il gioco (bar, circoli, etc), ovvero per verificare che sia rispettato il limite numerico delle macchinette prescritto dalla legge, e in particolare la Legge Regionale 57/2013, art. 4 e il decreto interdirettoriale del 27/10/03. Infine, controllare se le pubblicità installate negli esercizi dispongano tutte dell’autorizzazione del Comune e se, in ogni caso, rispettino la normativa vigente.
Inoltre, come per qualsiasi argomento che non riguardi direttamente (o interamente) le competenze del Comune, un’amministrazione può farsi carico di rappresentare ed esprimere un’istanza presso gli organismi deputati, e questo riguarda la risoluzione con la quale abbiamo chiesto di sollecitare le Camere affinché facciano propria ed emanino urgentemente la legge di iniziativa popolare numero 2294 Presentata il 9 aprile 2014 e attualmente assegnata alle Commissioni riunite VI Finanze e XII Affari Sociali.
Abbiamo chiesto inoltre di sollecitare il Governo perché si adoperi per ridurre il fenomeno della ludopatia con gli strumenti più idonei (ad esempio campagne di sensibilizzazione, istituzione di progetti contro le dipendenze e di luoghi di ascolto ed aiuto per coloro che volessero curarsi) e perché si attivi “per ridurre l’offerta e sfavorire la domanda [di gioco d’azzardo], nonché per ridurre drasticamente le proprie entrate provenienti dal gioco d’azzardo in ogni sua forma, cessando ogni investimento in campagne pubblicitarie che invitino al gioco e imponendo severe restrizioni per le campagne pubblicitarie legate al gioco”.
Infine, abbiamo chiesto al Sindaco di aderire al “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” e a dar quindi seguito agli impegni sottoscritti. Troviamo singolare – per usare un eufemismo – che Firenze ancora non abbia sottoscritto tale manifesto, cui hanno aderito altre città toscane come Siena, Lucca, Pisa e Arezzo.
La lotta al gioco d’azzardo ovviamente non si esaurisce con gli atti di Consiglio, ed è fondamentale attivarsi a tutti i livelli. Ma perché le cose cambino da qualche parte bisogna pur cominciare!
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