Una mappa rosso vergogna per le politiche toscane sui rifiuti

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Uno dei vantaggi legati all’uso dei “dati aperti” della Pubblica amministrazione è che possono essere tradotti in ricche mappe colorate cariche di significati da cogliere al volo. E nella “Geografia della raccolta differenziata” che vi proponiamo diventa lampante come sia male amministrata la Toscana per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. Se il territorio è virtuoso il colore vira sul giallo-verde; se invece è mal gestito ecco che a predominare è il colore rosso-marrone.

E la Toscana amministrata dalla coppia Enrico Rossi – Anna Rita Bramerini, con una miriade di sindaci del Partito Democratico, affonda nella mediocrità nazionale con quel bel colore mattone che la permea quasi ovunque.

ispra-differenziataColpisce in positivo il dato della Campania: bella verde (come il Nord e la Sardegna) mentre il resto del meridione batte tutti i record negativi. È proprio nella Terra dei Fuochi e dintorni, infatti, che sono nate dozzine di movimenti dal basso contro gli inceneritori che hanno obbligato le amministrazioni a cambiare politiche.

Qui in Toscana invece, in una situazione aggravata dalla gestione mafiosa e criminale dei rifiuti delle Grandi opere (vedi alle voci Tav di Firenze – Ercole Incalza), il business sostenuto da Regione Toscana, ex Province e Comuni, è proprio quello dell’incenerimento (vedi alla voce Case Passerini): il più devastante per la nostra salute (vedi alle voci diossine – cancro) e allo stesso tempo disincentivante per le buone pratiche di riduzione, recupero, riciclo e riutilizzo dei rifiuti.

Una mappa toscana dalle stesse sfumature del viaggio “colorato” proposto da Andrea Segrè nel suo “Economia a colori” (Einaudi 2012) in cui si ragiona proprio dell’economia marrone, quella sporca, del consumo indiscriminato. Marrone, come il colore del percolato, il liquido che si forma dalla degradazione dei rifiuti.

I dati sono ufficiali, pubblicati pochi giorni fa dalla benemerita associazione Openpolis che ha “rimaneggiato” i dati tabellari (e quindi difficili da capire) dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sulla produzione di rifiuti urbani e sulla raccolta differenziata dei Comuni degli oltre 8mila comuni italiani per gli anni che vanno dal 2010 al 2013.​

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