Non tutto il bene viene per giovare… C’è più di un motivo – secondo me – per parafrasare l’antico e un po’ consolatorio detto popolare che si sforza di trovare un lato positivo anche nella malasorte… È il caso dell’indagine della Procura di Firenze esplosa a inizio settimana con effetti devastanti (per adesso) per uno di ministri più potenti (e quindi ingombranti) del Governorenzi: Mauriziolupi…
Effetti che è legittimo immaginare non si limiteranno alle dimissioni spontanee annunciate nel salotto di Brunovespa (come si conviene a statisti e stilisti di area centrodestra) e ratificate in un’aula parlamentare semivuota…
Effetti che – al contrario – dovranno venire confermati come duraturi nei prossimi giorni-settimane-mesi per quanto riguarda Ercoleincalza, l’uomo indicato come l’indiscusso ras del “sistema”, protagonista in vent’anni di innumerevoli clamorose inchieste ma di altrettante silenziose uscite di scena… (Per la indiscutibile abilità a districarsi tra le carte ma anche grazie a qualche “eccesso garantista” di alcuni giudici e alle generose prescrizioni che la legislazione ad personam bypartisan ha varato senza soste nel “secondo ventennio”)…
Incalza è senza dubbio l’uomo chiave del malaffare che ha fatto delle Grandi Opere l’inesauribile “bancomat dei politici”. Gli inquirenti fiorentini devono aver deciso di tenerlo d’occhio dopo l’inchiesta che lo aveva coinvolto di striscio a proposito dei lavori di sotto-attraversamento della città. Lavori sovra-stimati, inutili e dannosi (come denunciato da sempre dai pochi amministratori onesti, dal movimento No Tav e dalla sua “costola europea” che ha fatto delle “Grandi Opere Inutili e Imposte” un tema entrato di diritto anche nei Forum Sociali Mondiali dove si “scopre” che gli attori finanziari e gli accaparratori di appalti sono sempre gli stessi, a tutte le latitudini! Se ne parlerà nei prossimi giorni a Tunisi dove sono gia arrivati alcuni dei “nostri delegati” nonostante il sanguinoso attentato al museo del Bardo).
Ma il “rischio” che l’anguilla degli appalti la faccia ancora una volta franca (sfuggendo anche alla sorte del suo vasto e variegato mondo di complici finiti nella ordinanza del 16 marzo) non è l’unico retrogusto amarognolo che avvertiamo. Un sapore sgradevole che rende un po’ diffidenti chi come noi dovrebbe leccarsi i baffi per il fatto che per tutta la settimana l’intera galassia di quotidiani dichiaratamente ostili “ai No Tav” (forse perché facenti capo a impregilo e caltagirone editori) ha dovuto pubblicare capi d’accusa e intercettazioni clamorose che dimostrano quanto le nostre tesi sulle vere ragioni per cui si spingono le Grandiopere fossero corrette (in qualche caso addirittura arrotondate per difetto!).
Ma ci sono a mio avviso almeno un altro paio di motivi per lagnarsi di “troppa grazia, santantonio”:
– il rischio, cioè, che tutto venga “spiegato” con l’ingordigia dell’Ingegnerincalza e della sua cricca di “professionisti”… Cosa su cui su cui la carta stampata ma ancor più i famigerati talk-show televisivi sembrano già virare non foss’altro per il bisogno di fare audience sbattendo il mostro in prima pagina e semplificando il complesso “quadro di sistema”;
– ma soprattutto la inevitabilità – per noi – di interpretare la “parte pre-assegnata” che i “professionisti dell’informazione ci riservano di volta in volta nel copione: dopo mesi trascorsi alla gogna come terroristi o – bontà loro – fiancheggiatori più o meno consapevoli dei medesimi (vale a dire troppo furbi o troppo fessi), torniamo a “funzionare” come quelli che per via della loro mania di denunciare ogni fonte di sperpero di denaro pubblico si sono imbattuti per primi in certi loschi giri e – inascoltati – ne hanno denunciato i rischi (e in qualche caso) i nomi e i cognomi fin lì sconosciuti ai più…
Entrambi gli scenari risultano poco raccomandabili: in entrambi possiamo godere di un quarto d’ora di luce di riflettori destinati a spegnersi non appena il palazzo si sia ripresa la scena. Cosa che potrebbe succedere anche molto presto perché dopo aver fatto fuori il ministro della compagnia delle grandi opere il premier provvederà a sostituirlo nel più telegenico dei modi: o con una “faccina pulita” del suo cerchio magico come la Serracchiani o di uno che nella sua strategia sin qui vincente vada a svolgere il ruolo di “foglia di fico” più o meno consapevolmente, più o meno docilmente: il fatto che circolino insistentemente (assieme a quello della governatrice assenteista del Friuli) i nomi di Cantone e Gratteri sembra svelare un disegno raffinato ma non inedito: chi non è più giovanissimo si ricorderà l’offerta berlusconiana a Di Pietro di ricoprire il dicastero di Piazza della Croce Rossa… Offerta che il sedicente “nemico” di Incalza finirà per accettare successivamente da Prodi.
Incontentabili? Può legittimamente apparire d’esser tali il considerare se non negativo, non sufficientemente positivo che si parli tanto di corruzione, e del poco raccomandabile primato in materia di tangenti che il settore una volta noto come dei “Lavori Pubblici” vanta dai tempi di Quintino Sella (nonostante la fama di amministratore irreprensibile – non sempre – del ministro sabaudo).
Ma i motivi mai come adesso dovrebbero essere comprensibili a tutti. Se il lungo, paziente lavoro degli inquirenti della città del giglio non verrà smontato dai meglio legali della casta (da Tittamadia a Paolaseverino, in attesa che scendano in campo principi forensi del calibro di Francocoppi) verrà dimostrato quello che già emerge chiaramente dall’ordinanza: che non solo gli affidamenti di ruoli delicatissimi come quelli di progettazione o soprattutto “Direzione Lavori”, ma tutta l’“architettura” (Incalza è anche architetto oltre che ingegnere…) che ha portato all’elenco delle opere da inserire in legge obiettivo, alla loro “gerarchia” e alle scelte progettuali sempre gonfiate delle medesime è irrimediabilmente inficiato dal “sistema”!
Non basta allontanare Incalza dalla “stanza dei bottoni” (se non sarà neanche sta volta per le inchieste speriamo “provveda l’anagrafe”)… E non solo perché chi lo sta sostituendo – il giovane e promettente burocrate di stato Paolo Emilio Signorini – è già incappato in incidenti e conflitti di interessi prima ancora di cominciare… Il problema, a monte di quello dei tecnici più o meno capaci ma corrotti, è quello dei politici più o meno corrotti ma incapaci!
Vogliamo passare brevemente in rassegna i titolari di infrastrutture&Trasporti che hanno preceduto Lupi? Da Matteoli a Burlando passando per il già citato Di Pietro che aveva sì allontanato (ma non troppo) Incalza, ma si era legato mani e piedi a un supporter di D’Alema – l’Avvocatobargone – che si rivelerà artefice incontrastato dello scandaloso, rinnovo delle concessioni autostradali (destinate a beneficiare i Benetton e i Gavio cui sarà “svenduta” la rete autostradale italiana realizzata interamente con soldi pubblici)!
E oggi per ironia della sorte (o piuttosto per organicità conclamata al sistema) Antonio Bargone figura a pieno titolo tra gli indagati di Firenze (essendo nel frattempo stato premiato con la presidenza dell’“autostrada di Matteoli”, la famigerata Livorno-Civitavecchia che ricalca lo stesso schema finanziario della Orte Mestre di Bonsignore tanto per ribadire – se ce ne fosse bisogno – che il “sistema” è bypartisan)…
Insomma: un paese normale si prenderebbe una pausa di riflessione di almeno un anno e affiderebbe a una autorità davvero indipendente l’integrale riscrittura di opere anche grandi (ma soprattutto piccole e diffuse) davvero prioritarie. Approfittandone magari per promuovere una vera e propria “riconversione dell’industria bellica” costituita dalle grandi imprese divenute pura intermediazione parassitaria grazie a un’altra “invenzione” dell’“archingegner” Incalza: il “General Contractor”… Un quadro nel quale – ripulite – potrebbero anche avere un ruolo positivo nella messa in sicurezza del suolo e delle scuole, e nel risanamento delle innumerevoli metastasi rappresentate dalle periferie urbane che oltre a rendere sgradevole e miserabile la vita di chi è costretto ad abitarvi soffocano i centri storici di pregio con i loro tentacoli di calcestruzzo ammalorato…
Si tratta di capire se un paese come il nostro oltre a non essere più normale possa essere in grado di darsi un programma tanto ambizioso: l’intercettazione telefonica secondo me più emblematica della intera inchiesta tenderebbe purtroppo a escluderlo: quando Giulio Burchi, presidente di Italfer – il 17 settembre dello scorso anno – parlando con un suo compagno di merende si confida: “Forse si sta bene solo in questo Paese qua… perché nei Paesi dove ci sono le regole secondo me si sta molto peggio… io ti dico la verità… che sono stato assolutamente… anzi nessuno mi può dire un cazzo… anche se qualche compromesso l’ho fatto anche io naturalmente come tutti… però i soldi che ho guadagnato in questo Paese di merda deregolarizzato… non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America”.
Claudio Giorno, residente in Val Susa e fondatore del “Comitato Habitat” è tra gli animatori della campagna No Tav
Claudio Giorno
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