A pochi giorni dal via di Expo 2015, inizia anche il conto alla rovescia per le mobilitazioni all’insegna della critica radicale alla “esposizione universale più screditata della storia”, come la definiscono gli attivisti della rete No Expo (http://www.noexpo.org/2015/04/14/le-cinque-giornate-delle-milano-noexpo/). E’ stato messo in campo un fitto calendario di eventi, azioni, mobilitazioni, che avranno inizio con il corteo studentesco internazionale del 30 aprile, proseguono con il rituale Mayday del 1 maggio (quest’anno però inquadrato completamente nel paradigma Expo), le azioni del 2 maggio, il campeggio No Expo dal 1 al 3 maggio, l’assemblea del 3 maggio che dovrà decidere le iniziative diffuse per i prossimi sei mesi, in concomitanza con lo svolgimento dell’evento.
L’organizzazione delle cinque giornate milanesi è il risultato del contributo di una miriade di soggetti che da tempo portano avanti un’idea di costruzione di territori e città contrapposta a tutto ciò che rappresenta Expo. L’alternativa all’evento e al contenuto di Expo 2015 viene così assunto da reti di movimenti sociali, precari, studenti, contadini, lavoratori, sindacati, collettivi, centri sociali, produttori, ecologisti come il momento centrale e unificante della propria azione. Non si tratta di costruire semplici proteste: la sfida è di far diventare il territorio milanese prima, durante e dopo l’inaugurazione di Expo, un laboratorio sociale di resistenze e alternative.
Il progetto Expo, dati alla mano, non ha portato nulla di buono: 10 miliardi di soldi pubblici finiti nelle tasche dei privati, oltre 1000 ettari di terreni agricoli cementificati, una ventina di arresti per tangenti per un volume di 2 milioni di euro, quasi 50 le imprese vicino a mafia e a ndrangheta pizzicate nei cantieri, tanti volontari al posto dei 37 mila posti di lavoro promessi. Il tutto gestito da un commissario straordinario cui è permesso derogare le leggi. Questo progetto è portatore di un sistema destinato ancora a durare molto oltre il tempo dell’evento. Ha avuto il merito però, di unire forze e intelligenze contrapposte all’evento in tutto il paese, che animeranno i primi cinque giorni di mobilitazioni in contemporanea con l’inizio di Expo.
A Milano il lavoro di coinvolgimento della città è partito da tempo. Ignorato dai media, c’è stato un lavoro collettivo passato da assemblee cittadine, dossier di ricerca, social media, battaglie legali. Due esempi tra i tanti: il libro collettivo Expopolis (http://www.offtopiclab.org/expopolis/) del laboratorio politico Offtopic e del giornalista di Radio Popolare Roberto Maggioni, in cui è stato restituito sotto forma di evoluzione del celebre gioco Monopoli il contenuto di iniziative, articoli, opuscoli, realizzati in tanti mesi di attività; la vertenza dei cittadini contro il progetto delle vie d’acqua (canali che dovevano attraversare i principali parchi della città fino al luogo dell’evento), che si è risolta con la rinuncia del Comune all’opera e lo spostamento dei fondi al risanamento del fiume Seveso.
Adesso c’è il primo maggio. Da una parte la sfilata per la città in corteo, per la quale sono attesi 40 mila partecipanti, con relative attenzioni in negativo dei media per le preoccupazioni per l’ordine pubblico, unico modo per non entrare nel merito delle questioni sollevate e delle proposte alternative portate dai movimenti. Dall’altra l’inaugurazione di Expo, con un concerto alla Scala e una cerimonia di apertura da 20 milioni di euro modello Olimpiadi. Ma non tutti i paesi sfileranno: è il caso della Lettonia che ha dovuto rinunciare al suo padiglione perché il governo non aveva abbastanza soldi. Questo è lo spirito di Expo: prende la parola solo chi ha le risorse, a partire dalle multinazionali “partner” dell’evento.
La parola ultimamente più in voga è “camouflage”: la gara d’appalto del 13 marzo scorso per posare gli allestimenti con cui nascondere ai visitatori le opere che quando si aprirà l’esposizione non saranno terminate, sembra il simbolo dell’effetto vetrina di Expo, con cui si vuole mostrare un mondo perfetto, in cui le multinazionali fanno il bene di tutti perché “nutrono il pianeta”. Quanta distanza dalle vite nascoste ma reali che proveranno a rubare la scena all’inaugurazione di Expo!
E la Toscana? Se diverse realtà toscane in opposizione a Expo si organizzano per la partecipazione al Mayday, quella istituzionale entra di diritto nella classifica delle ridicolezze dell’evento, con un’immagine già diffusissima in rete. Un cartellone che campeggia nell’area dei ristoranti tra i padiglioni di Expo recita: “Toscana, i borghi più belli d’Italia”, ma nella cartina che accompagna lo slogan viene evidenziata la regione Emilia Romagna. Pare che l’errore sia di un grafico di Eataly, il cui patron è sempre pronto a dare lezioni sull’origine geografica dei prodotti. O quello che, come dice Crozza, “in una tasca ha il lardo di Colonnata, nell’altra la verità. Quando lo incontri ti accontenteresti anche del lardo di Colonnata, invece ti becchi un pippone sulla lezioncina”.
Ecco il programma della cinque giorni di Milano, contro e oltre il modello Expo 2015:
- 29 APRILE MILANO SI OPPONE ALLA MARCIA FASCISTA – coordinamento Fascisti e Razzisti No Grazie
- 30 APRILE: CORTEO STUDENTESCO NAZIONALE – INIZIO CAMPEGGIO INTERNAZIONALE NOEXPO che durerà fino al 3 maggio con dibattiti e workshop
- 1 MAGGIO: NOEXPOMAYDAY ore 14 piazza XXIV MAGGIO
- 2 MAGGIO: MOBILITAZIONI DIFFUSE CONTRO EXPO (tra cui la pedalata No Expo dal parco di Trenno)
- 3 MAGGIO: ASSEMBLEA PLENARIA GENERALE di lancio della mobilitazione durante i 6 mesi di Expo
- DAL 3 MAGGIO IN AVANTI: 6 MESI DI ALTEREXPO, conflitto, incontro e alternativa contro il modello Expo e oltre i grandi eventi
Roberto Spini
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Sono andato a rileggermi questo articolo dopo i recenti fatti di Milano, pensando a tutte le menzogne che stanno facendo passare in TV.