La Grecia è un Paese che canta…
Il canto, la musica, sono elementi imprescindibili per il popolo greco: un forte segno di identità, come si capisce subito quando si capita in alcuni bar dove risuonano note e parole e dove quasi tutti gli astanti cominciano a cantare insieme.
Una porta fra i nostri ritmi e melodie e quelli del vicino oriente, una cerniera su universi distanti.
La Grecia ci porta un vento nuovo, non con poca fatica, non con poco sforzo, non con poca paura, ma apre con coraggio a una nuova visione della vita, della politica, dell’economia, forse a una nuova, e allo stesso tempo antica idea, di uomo e donna.
La Grecia sta in Europa, ma ha in sé le contraddizioni che tanti Paesi di frontiera fra un continente e l’altro portano in sé…
Viene da pensare alla nostra bellissima Sicilia, dove i malavitosi sono davvero pericolosi ma le persone “sane” e oneste lo sono in maniera esponenziale molto più della nostra quotidiana normalità e come tali possono compiere azioni extra-ordinarie di eroismo quotidiano.
La lingua della Grecia antica, portatrice della base di gran parte di quello che siamo, il greco moderno un suono che per strada ci pare di capire ma poi – un po’ come accade per i lunghi scritti descrittivi del Codex Seraphinianus nei quali ci pare di ravvedere parole amiche in strani ghirigori – ci si rende conto, tendendo bene l’orecchio, che non si tratta di parole conosciute, eppure…
“Mai mai mai
potrò spiegare tutte le bandiere
verdi rosse gialle blu viola turchesi
mai mai mai
potrò respirare tutti i profumi
verdi rossi gialli blu viola turchesi
né sfiorare tutti i cuori
né solcare tutti i mari
Mai mai mai
potrò conoscere la sola
l’unica bandiera
te, Tania”
Così scriveva Mikis Theodorakis nel suo lungo poema in musica “Il sole e il tempo”, scritto durante la sua prigionia nel 1967.
La bandiera di Grecia in questo momento è issata in alto per essere vista e per insegnarci qualcosa: possano le bandiere non solo di Grecia, ma utopisticamente tutte quante, non portare più effigi di identità di guerra – anche se di guerra economica si tratta – bensì solo colori di condivisione, di cooperazione, di accoglienza, di rispetto. Di vita.
Evviva il popolo greco che, nonostante tutti, ci permette di riprendere e di continuare a sperare, sempre sempre sempre…
Dalla stessa voce di Theodorakis:
(Per saperne di più: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=858&lang=it)
*Francesca Breschi, cantante, attrice, ricercatrice e didatta, è un’attivista di perUnaltracittà
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