Conoscete la storia di Davide e Golia, quella in cui il piccolo fanciullo inerme sconfigge il gigante con una sola pietra lanciata da una misera fionda?
Ebbene, tenetela a mente perché può tornare utile. Torna utile soprattutto quando si perde speranza, quando un popolo ormai ignorante e immemore del proprio passato si compatta formando un essere mostruoso, un gigante cattivo che urla frasi sconnesse contro piccoli uomini, donne e bambini inermi, senza più casa, senza più terra, senza più famiglia, senza più una lingua, un’identità, spesso senza più speranza. Piccoli esseri che scappano da guerra e miseria.
[L’articolo continua dopo il trailer del film]
Un Paese di Calabria_TRAILER SUB ITA from BoFilm on Vimeo.
Se nella Dichiarazione d’indipendenza americana si fa esplicito riferimento al “diritto alla felicità” per ogni essere umano, nella nostra Costituzione (per fortuna ancora ne abbiamo una!) nell’art. 3 viene scritto che si deve perseguire con ogni mezzo il “pieno sviluppo della persona umana” e inoltre, traducendo in vita concreta per credenti e non credenti le Scritture, l’attuale Papa Francesco (che in questo momento pare essere il “politico” più lucido che abbiamo) ricorda che “Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra, perché ha creato tutte le cose perché possiamo goderne, perché tutti possano goderne”.
Quindi, riassumendo: ogni uomo e ogni donna ha diritto alla realizzazione di una vita felice.
Allora ecco che, con questo pensiero in mente, fra i miseri dagli abiti stracciati con famiglie e identità smembrate e il gigante urlante e cattivo arriva il pastorello David e si piazza lì, in mezzo a loro, con la sua fionda.
Non ci vuole molto ad abbattere il gigante, basta una scintilla di intelligenza, un battito del cuore un po’ più forte, un’intuizione geniale come quella che ha avuto il sindaco di Riace, Domenico Lucano: un giorno vede approdare sulla sua costa davanti al piccolo paesino calabrese alcune imbarcazioni disastrate dalle quali scendono persone non usuali che, parlando lingue straniere mai udite, si guardano intorno e chiedono “…ma dove siamo?”.
Domenico, giovane sindaco di sinistra, uno di quelli che non “blatera” ma “fa”, li guarda. Poi volge il suo sguardo verso il suo paese ormai abbandonato, preda del vento e del tempo che segna gli edifici, guarda i campi incolti, gli abitanti ultraottantenni che sembrano rassegnati in attesa della morte, nessun cenno di suoni di giochi infantili, nessun animale più nelle stalle o negli antichi pascoli, nell’aria solo qualche pensiero di qualcuno che medita di partire, di andarsene via da lì, da un paese senza prospettive né speranza.
“Ripopoliamo, riportiamo Riace alla vita!”. E così, questo piccolo Davide-Domenico agguanta la sua piccola fionda, prende la mira e lancia il suo sasso: il paesino riprende vita, le antiche coltivazioni rifioriscono, le pecore ricominciano a brucare, il formaggio a essere prodotto e venduto. E riapre anche la scuola! Sí, riapre per gli adulti e i ragazzi ma ci sono anche le giovani mamme, molte ragazze africane che, stuprate sulle coste libiche prima di imbarcarsi e arrivate sulla costa già incinte, hanno potuto partorire in sicurezza e adesso portano il loro bambino al battesimo aiutate dalle comari anziane del paese, ma ci sono anche le nuove mamme che si sono sposate con altri, italiani e immigrati, conosciuti nel paese.
Gli anziani ridono e vedono di nuovo scorrere la vita: il loro lavoro, i loro sacrifici, spesso sudati all’estero in condizioni miserevoli, non sono quindi andati sprecati, il paese finalmente torna a vivere.
Tutto questo mi racconta con entusiasmo, sedute a un tavolino di Marsiglia, la mia carissima amica Catherine Catella, una delle due autrici insieme a Shu Aiello, del film-documentario Un paese di Calabria, che narra, con realismo carico di poesia e grazia, questa vicenda e per la cui realizzazione sono stati necessari mesi interi di vita vissuta durante diversi anni a Riace. Il film all’epoca non era ancora finito e mi chiede se io e Giovanna Marini vogliamo intervenire per la parte musicale, una richiesta alla quale aderiamo subito senza esitare un istante.
Ora il film è finito, c’è, è reale e racconta una storia vera di un piccolo David, il nostro coraggioso sindaco Domenico Lucano, che continua a lottare contro il gigante che non è, ahimé, solo fatto di popolo urlante ma anche di grossi interessi intaccati, di mafia locale e nazionale, di ingranaggi che sono messi a dura prova da questa soluzione così semplice: ripopolare i nostri borghi abbandonati con i migranti, soprattutto al Sud, dove di paesi fantasma è pieno…
Dobbiamo quindi sostenerlo, questo piccolo David- Domenico Lucano. Così ha detto anche il presidente Grasso presentando il film alla biblioteca del Senato. Dobbiamo però far sí che alle parole di ammirazione ed esortazione da parte delle istituzioni non segua il vuoto, quindi questo film-documento va visto e fatto vedere: bisogna sapere e far sapere che una soluzione c’è, è semplice ed è l’unica possibile. Ed è portatrice di umanità e vita, per tutti.
Il film sta girando, molto all’estero e anche qui in Italia, con una serie di presentazioni: una è prevista per il 25 maggio prossimo [ndr: maggio 2017] presso la sala Stensen di Firenze dove però il film sarà proiettato unicamente se si raggiungerà un sufficiente numero di prevendite di biglietti, quindi ora sta a noi sostenerne la diffusione.
Una soluzione di dignità per tutti, per i migranti ma soprattutto per noi accoglienti, per poter via via distruggere la logica del “tornatevene a casa vostra” e anche per salvare letteralmente la vita di questo piccolo David-Domenico Lucano perché con i profitti della mafia non si scherza e lui la sua vita la rischia davvero.
Qui il link della BoFilm, giovane e interessante casa di produzione italiana, e la pagina dello Stensen di Firenze dove si possono già acquistare i biglietti.
*Francesca Breschi
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