L’oscura vicenda dei laghi Primavera

Prosegue la serie di interventi sui temi più scottanti della realtà pistoiese. In questo numero si fa riferimento alla temuta distruzione di un’area, quella dei Laghi Primavera, vera e propria oasi naturalistica a pochi passi dalla città, molto amata e frequentata dagli abitanti. È un luogo di grande diletto che potrà essere spazzato via da una cassa di espansione dell’Ombrone, resasi necessaria per compensare i volumi del Nuovo Ospedale costruito in area di allagamento del fiume! È in corso una mobilitazione e una raccolta di firme per bloccare l’inutile e dannoso intervento.

laghi primavera 1La storia della cassa di laminazione dei laghi Primavera a Pistoia comincia in maniera oscura. In un primo momento, la localizzazione per una cassa d’espansione viene individuata molto a valle dei laghi: pare avere le caratteristiche morfologiche e idrauliche adeguate, ma viene presto accantonata. C’è chi dice che toccasse la sensibilità e gli interessi di un politico, chi che costasse troppo per gli espropri. Fatto sta che non se ne fa nulla.

A monte ci sono altre aree papabili. La migliore dal punto di vista morfologico e idraulico, è quella del campo di volo ma… dove starebbe una cassa d’espansione dell’Ombrone, viene costruito il nuovo ospedale: il luogo ha la conformazione di una vasca da bagno, a ridosso dell’argine del fiume, su di un terreno che quando piove sembra una palude, e che dialoga con la città attraverso la Breda e il raccordo autostradale. Nasce quindi l’esigenza di operare anche per la messa in sicurezza dell’ospedale, come sta scritto a chiare lettere sullo stesso progetto dei laghi Primavera.

L’Autorità di Bacino del Fiume Arno individua e vincola, a monte del campo di volo, dieci aree dove è virtualmente possibile la realizzazione di casse di laminazione: viene scelta quella dei Laghi. Non è la migliore dal punto di vista idraulico, ma ha il vantaggio di non interessare terreni produttivi e quindi ridurre il costo dell’esproprio. Ha anche alcuni “difetti”, tra i quali quello di essere un’area di particolare interesse ambientale e sociale, molto frequentata dai pistoiesi, di trovarsi in corrispondenza di una zona dove la falda è particolarmente superficiale e che, con le oscillazioni causate dalla cassa, potrebbe creare problemi non trascurabili.

4298614352_292621f653_bMa l’aspetto che anche i non esperti possono facilmente comprendere (comprendere come incomprensibile) è che l’area è posta sensibilmente a quota più alta dell’alveo dell’Ombrone, quindi il progetto prevede la lucida follia ingegneristica di realizzare uno sbarramento nel letto dell’Ombrone, cosicché durante le piene il flusso dell’acqua venga ostacolato ed il livello si alzi fino a consentire la tracimazione nelle aeree casse d’espansione.

Inoltre il progetto – se letto con attenzione e non con la strumentale miopia di certi paladini della sicurezza idraulica miracolosa – mostra debolezze insostenibili, a partire dalla strana forma data allo sviluppo degli argini, anzi all’inviluppo degli argini che catturano un fabbricato residenziale imprigionandolo. Già, si tratta di un escamotage per evitare l’esproprio e la demolizione di una colonica antica e di pregio, una bega da risolvere imbozzolandola dentro una convoluzione di muri di terra che neanche la fantasia di Carroll, l’autore di “Alice nel paese delle meraviglie”, avrebbe saputo disegnare.

Ma la cosa più eclatante è l’assai dubbia efficacia di questo intervento per l’obbiettivo della messa in sicurezza della piana dalle frequenti alluvioni.

I confronti pubblici, le discussioni nelle sedi istituzionali hanno costantemente evidenziato la debolezza, per non dire l’assurdità di quella scelta, se valutata con il raziocinio del rapporto costi/benefici.

Persino le osservazioni presentate dalla Regione criticano aspramente la soluzione dei Laghi Primavera: il parere firmato nel dicembre scorso dal nucleo di valutazione regionale rileva «carenze documentali significative» nella progettazione, tanto che la Regione ha chiesto al Ministero di pretendere una lunga serie di integrazioni da parte dei proponenti dell’opera, mentre emergono contraddizioni e ritardi in sede di Valutazione dell’Impatto Ambientale presso il Ministero.

Ma l’iter prosegue come un fiume carsico, un meccanismo burocratico sordo e cieco che avanza motu proprio. Perché? La risposta, la mia personale risposta, l’ho consolidata partecipando a un convegno fiorentino proprio sulle grandi opere inutili. Non che questa sia una grande opera, ma per dimostrarne l’inutilità ci ho speso un po’ di impegno senza ricevere sostanziali smentite. In quel convegno, dove tra i relatori erano presenti docenti universitari, che hanno e hanno avuto ruoli istituzionali, ed esperti capaci di snocciolare cifre e dati verificabili da chiunque, è emersa chiara la logica che sta dietro a certe operazioni tecnicamente, economicamente e socialmente surreali.

Apparentemente queste scelte sono il frutto di un misto tra insipienza e arroganza amministrativa, cioè l’incapacità di chi ci governa, ad ogni livello istituzionale, di valutare correttamente il rapporto costi/benefici. Ma se così fosse si arriverebbe al momento della verità, quando l’evidenza dell’insostenibilità di una scelta la renderebbe impraticabile, persino dannosa per le ambizioni personali di chi la sostiene. Se questo non succede, se non accade che si vogliano seriamente considerare le alternative anche di fronte a obiezioni fondate, quando si piegano o si azzerano i momenti istituzionali di confronto e partecipazione significa che c’è una volontà precisa, la precisa volontà di alimentare e non smentire un sistema perverso, capillarmente diffuso in questa nostra sempre più triste Nazione.

È un sistema codificato a livello centrale con atti normativi inequivocabili, come la Legge obiettivo, lo Sblocca Italia e il complesso regolativo del project financing (quello che sta dietro la realizzazione dei nuovi ospedali toscani), atti normativi su cui si sono espressi esperti e istituzioni europee e nazionali per segnalarne la pericolosità.

Queste operazioni spregiudicate, dove un serio confronto tecnico viene sistematicamente eluso e disinnescato, sono un modo efficace per “far girare l’economia”: una certa economia. È un modo per impegnare professionisti, tra quelli di fiducia, incaricare ditte, tra quelle di fiducia, dare incarichi, appalti, consolidare quindi quel sistema di potere che cresce rigoglioso nell’area grigia che, nei paesi di debole democrazia, sta tra la politica e la società civile. È un modo efficace per privatizzare profitti (a volte nemmeno finanziari ma riconducibili a rendite di posizione e carriere politiche) socializzando le perdite, non solo economiche, queste tutto sommato sono le meno rilevanti perché rimarginabili nel tempo; perdite di territorio, di qualità della vita, di coscienza, quella che dovrebbe impegnare ogni generazione a consegnare alle future una Terra non violentata.

E allora avanti tutta, che lo Sviluppo non può arrestarsi per dar retta a dei pazzi che si oppongono persino agli ospedali e alle casse d’espansione!

*Mauro Chessa, geologo