Al termine di una sessione di quattro giorni aperta al pubblico, il Tribunale Permanente dei Popoli domenica 8 novembre ha pronunciato una sentenza storica di condanna del metodo seguito per la definizione del Tav in Val Susa e dell’intero sistema che presiede, in Italia e in Europa, alle grandi opere (leggi la sentenza).
Con esplicito riferimento ai principi richiamati dalla Convenzione di Aarhus la sentenza afferma che i casi esposti nella sessione del TPP (Val di Susa, Notre Dame des Landes, Rosia Montana, Paesi Baschi di Francia e di Spagna, Stoccarda, Venezia, Firenze, Basilicata e regioni d’Italia interessate ai progetti di trivellazione, Messina e Niscemi, e tutti gli altri progetti presi in considerazione) “documentano un modello generalizzato di non conformità operativa a questi principi, da parte di un gran numero di governi e di enti pubblici oltre che dei committenti esecutori di grandi opere“.
La sentenza, accogliendo totalmente l’impianto accusatorio, afferma in maniera esplicita che in Val Susa sono stati violati i diritti fondamentali dei cittadini all’informazione e alla partecipazione, sono state disattese numerose convenzioni internazionali, c’è stata un’impropria criminalizzazione del movimento di opposizione e una inammissibile militarizzazione del territorio.
Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità al riguardo, oltre che dei promotori e delle imprese coinvolte, dei Governi italiani degli ultimi due decenni e delle articolazioni dell’Unione europea che ne hanno accolto acriticamente le indicazioni senza effettuare i controlli e gli accertamenti richiesti dal movimento di opposizione.
Il Tribunale ha quindi concluso con specifiche raccomandazioni chiedendo, tra l’altro, ai governi italiano e francese di aprire “consultazioni serie delle popolazioni interessate, e in particolare degli abitanti della Val di Susa, per garantire loro la possibilità di esprimersi sulla pertinenza e la opportunità del progetto e far valere i loro diritti alla salute, all’ambiente e alla protezione dei loro contesti di vita” estendendo l’esame a tutte le soluzioni praticabili “senza scartare l’opzione zero” e “sospendendo, in attesa dei risultati di questa consultazione popolare, seria e completa, la realizzazione dell’opera“.
Il Tribunale chiede altresì di “sospendere la occupazione militare della zona”
Nella sentenza letta da Philippe Texier (Magistrato onorario della Corte suprema di Cassazione francese) non manca un riferimento al fatto che “Nella loro visita alla zona, i membri di una delegazione del TPP sono stati trattati come potenziali delinquenti“.
La Valsusa ha accolto con entusiasmo una sentenza che riconosce pienamente le sue ragioni. La lotta del movimento Notav per la difesa del territorio, della salute e della democrazia non finisce certo oggi ma il punto fermo segnato dalla sentenza non potrà essere ignorato.
Valorizzare il significato di un pronunciamento del Tribunale Permanente dei Popoli che non guarda soltanto alla Valsusa è un impegno per tutti coloro che hanno a cuore la difesa del proprio territorio e i diritti di intere comunità.
Sul sito del Controsservatorio Valsusa le registrazioni audio/video della giornata conclusiva con la lettura della sentenza, delle raccomandazioni finali e i messaggi di due membri della giuria che hanno portato in Val di Susa l’eco delle lotte per i diritti in Cile e in Colombia.
Nei prossimi giorni saranno disponibili tutte le testimonianze ascoltate.
Il Controsservatorio Valsusa
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