Scuola: la repressione ai tempi del PD

Il mondo della scuola è in agitazione, studenti e insegnanti sono scesi in piazza il 13 novembre contro la “buona scuola” renziana che di buono ha giusto il nome, stretta come è fra subordinazione della didattica a logiche aziendali (per essere più vicini al mondo del lavoro. Quale? Quello del Jobs Act?) e autoritarismo di ritorno, che ridimensiona la partecipazione e istituisce il preside manager autorità suprema.

Ma anche contro l’applicazione del nuovo ISEE per borse di studio e residenze universitarie, con conseguente improvviso allontanamento dagli alloggi di molti universitari fuori sede, che, come dicono loro, erano diventati ricchi e non se ne erano accorti.

E fioccano occupazioni e manifestazioni spontanee. Come reagisce il governo Renzi, e l’onnipresente PD fiorentino e toscano? Una assemblea di universitari l’altro pomeriggio ha deciso di chiedere direttamente al partito il perchè di una misura che li colpiva così duramente, sono andati alla sede, hanno suonato, ha aperto il segretario metropolitano che dopo aver balbettato qualche timido “non ci sono i soldi”, quando gli è stato fatto presente che per le grandi opere, ad  esempio, si trovano sempre, non ha trovato altro argomento che chiamare la Digos. Stesso argomento della preside del Liceo artistico di Porta Romana, la mattina stessa dell’occupazione, e ora il questore “valuta uno sgombero”.

Alle richieste di discussione, alle critiche, alle proposte, si risponde con una repressione sempre più frequente, veloce e brutale, volano manganelli e denunce. D’altra parte Berlusconi se l’è lasciato scappare: Renzi porterà un po’ di decisione all’interno del centrodestra.

Solidali con gli studenti in lotta.

Redazione della Città invisibile

Qui la piattaforma della mobilitazione del 13 novembre.

Collettivo Liceo Artistico di Porta Romana

isa