L’inquinamento causato dall’inceneritore di San Zeno (Arezzo) è tutt’altro che trascurabile.
Nonostante lo studio di coorte residenziale nell’area di San Zeno, HIA21 – Participative assessment of the health, environmental and socio-economic impacts resulting from urban waste treatment, abbia riscontrato aumento del rischio di mortalità e di ricovero ospedaliero associato alle emissioni dell’inceneritore AISA, attivo dal 2000, non solo non si procede a fermare questo impianto, come logica vorrebbe, ma anzi c’è addirittura in programma un suo potenziamento.
Questo studio, che ha stimato in modo accurato l’esposizione ambientale individuale, non ha invece potuto studiare l’incidenza delle patologie tumorali (con l’eccezione di Leucemie, Linfoma Non-Hodgkin, Sarcoma dei tessuti molli) visto che il periodo di latenza-induzione dei tumori è di almeno 15 anni.
Purtuttavia nella popolazione esposta alle ricadute dell’inceneritore aretino, si sono evidenziati, nel medio-lungo periodo, eccessi di malattie cardiovascolari e respiratorie, eccessi di ospedalizzazione per malattie urinarie, eccessi di mortalità per leucemie e come effetti a breve termine, eventi sfavorevoli della riproduzione, come prematurità alla nascita e basso peso alla nascita.
Gli studi epidemiologici, di tipo descrittivo ecologico o di coorte, i monitoraggi (vedi inceneritore di Firenze), non sono di facile lettura, vuoi per criticità metodologiche, vuoi per la varietà di pressioni ambientali che insistono sull’area in studio, vuoi per i fattori di confondimento, per cui nella grande maggioranza dei casi non si riesce a raggiungere alcuna conclusione definitiva ed accettabile.
Di fronte ai dati, emersi da questo studio sull’inceneritore AISA, però non si può far finta di niente o rimandare ad ulteriori approfondimenti. E’ eticamente inaccettabile aspettare risultati di approfondimento epidemiologici quando si possono attivare misure di prevenzione, così come è assurdo programmare il potenziamento di questo impianto, per importare monnezza da altri territori, grazie allo Sblocca Italia.
Questa opacità aretina ricorda un altro inceneritore toscano, quello di Montale, situato al confine fra 4 comuni (Agliana, Prato, Montale e Montemurlo), che dopo due importanti sforamenti, rispettivamente di microinquinanti del 2007 e di micro e macroinquinanti del 2015, è stato addirittura autorizzato/premiato ad aumentare la quantità di rifiuto da bruciare!
Gian Luca Garetti, membro di Medicina Democratica ed Isde
Gian Luca Garetti
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