Tra le tante cose strane che mi sono passate per la mente in questo periodo, una delle cose pìù inquietanti è rappresentata dall’enorme richiesta di mobilità degli inquilini delle case popolari dentro all’ex carcere delle Murate.
Uno si domanda il perchè la gente vuole andare via dalla zona di Santa Croce e contemporaneamente cerca di trovare risposte che solo con il tempo comprende. Anche perchè sia il Movimento di Lotta per la Casa e sopratutto l’Unione Inquilini hanno lottato tanto per ottenere le case popolari nel centro cittadino. Case popolari dentro all’ex carcere, che come tutti i luoghi della detenzione e della pena, non erano certo belli…ma le case popolari sono dignitose.
I costi della vita… il rumore notturno? Certo sono fattori importanti, sopratutto in momenti di crisi economica da un lato e il rumore delle notti della movida per le persone anziane sono spesso ai limiti della tolleranza, ma da sole queste motivazioni non sono certo sufficienti per giustificare l’esodo.
Facciamo un passo indietro di alcuni decenni.
Il quartiere di Santa Croce era un quartiere realmente proletario, con tante facce di una realtà ricca di passioni e di forti relazioni sociali e umane. Da una parte alcuni luoghi di incontro, i BAR, la Casa del Popolo, per i pìù giovani le Piazze come Piazza Santa Croce e Piazza d’Azeglio, dove si stava ore e ore a giocare a pallone eppoi le scuole La Pestalozzi e la Vittorio Veneto. Un crocevia di persone dal carattere bizzarro…storie di vita e di malavita…leggende di bulli e picchiatori, di calcio in cootume e di rivoluzionari mai domi, questo era il quartiere.
La sera, infine, il vero Centro Sociale era il Cinema Alfieri, dove questi incroci di personaggi si incontravano tutti. Dove la Polizia per intervenire doveva mobilitarsi in massa, dove non si pagava e le ragazze pagavano la loro presenza in forme assolutamente umilianti.
Dal Cinema Alfieri partì la mobilitazione a sostegno dei detenuti in rivolta la notte del 23 febbraio 1974, il pubblico si trasferì intorno al Carcere delle Murate, dove era in corso una vera e propria rivolta per la Riforma carceraria. Nel quartiere di Santa Croce in tanti avevano un parente in prigione. Quella protesta cominciò proprio la sera del 23 febbraio e finì la notte del giorno dopo, con i caroselli della Polizia che ripresero il controllo militare del territorio.
Quella domenica di austerity, rappresentò l’ultima, vera, protesta sociale a Firenze. Un prezzo altissimo, la morte del detenuto Giancarlo del Padrone, ma anche tanti giovani che riuscirono forse per la prima volte a tenere testa alla Polizia per un giorno intero, aiutati da tutto il quartiere.
Negli anni successivi le autoriduzioni delle bollette, la lotta per la casa e gli spazi sociali, l’allontanamento dei fascisti… ma intanto qualcosa cambiava, lentamente se ne andavano tutti. Le attività sociali chiudevano mentre i pittori e gli artisti sparivano…piano piano i costi degli affitti lievitavano e anche i rigattieri di Via San Cristofano chiudevano. La Casa del Popolo divorata dai debiti e tutti i Bar si trasformavano in localini di merda.
Anche il noto Bar di Borgo Allegri si rassegnò davanti all’incalzare dei tempi moderni.
Di quel quartiere, con le donnine nelle sedie davanti alle porte, con i bulletti a fare gli smargiassi, con i rivoluzionari dai lunghi capelli a cantare e fare cortei non vi è più traccia. Anzi girando per quelle strade vengono i brividi a pensare alle profonde trasformazioni sociali avvenute nel tempo.
Sopra o ogni cosa la ragione della richiesta di mobilità e segnatamente legata a ragioni di cuore.
La zona di Santa Croce oggi è territorio di conquista della speculazione, e noi purtroppo, abbiamo perso.
Resta VIVO il ricordo di avere vissuto anni indimenticabili e questo certo non è poca cosa…
un saluto a tutte e tutti
per un 2017 di lotte e nuove, irriducibili, passioni.
*Lorenzo Bargellini
Lorenzo Bargellini
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- C’era una volta Santa Croce - 3 Gennaio 2017