Per noi Mariapia Passigli è quella di “Fuori binario” il giornale di strada di Firenze; probabilmente l’unico giornale di strada totalmente autogestito e autofinanziato. Ne è la fondatrice e l’animatrice più importante. Ovviamente l’equivalenza non esaurisce la persona, così che nel video seguente ne documentiamo un aspetto meno conosciuto, quello di una Mariapia fotografa. A ben guardare c’è comunque continuità tra i due ambiti. Mariapia fotografa usando un teleobiettivo, da lontano, per non essere troppo invadente, per non disturbare la vita degli altri. Strana cosa, la mostra si chiama “Silenzi ribelli”, quasi un ossimoro, o forse no. Forse la giusta distanza è, in qualche caso, un entrare in punta di piedi, senza far rumore; un entrare comunque per portare dentro le cose una testimonianza e una presenza ribelle. Forse è permettere che le cose degli altri possano parlare, anche gridare, senza il nostro ingombro.
Per alcuni autori, l’etimologia di religione viene da re-ligere nel senso di cose da trattare con cautela, che occorrono di una rilettura. Forse per questo Mariapia nelle breve intervista che ci ha rilasciato univa in qualche modo il silenzio con il concetto di sacro. Il teleobiettivo di Mariapia è questa cautela ed ha quindi qualche cosa a che vedere con il silenzio che non è un’assenza, ma una presenza che permette di dar voce agli altri.
Così “la Città Invisibile” che è stata pensata per dar voce alle istanze nascoste e inascoltate. Così, dal silenzio e dall’invisibile, la ribellione parla.
* Gilberto Pierazzuoli
Gilberto Pierazzuoli
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Ho partecipato anch’io alla mostra fotografica “Silenzi ribelli” di Maria Pia Passigli. Non conoscevo Maria Pia come, credo, molti cittadini di questa città distratta, soprattutto verso coloro cui Maria Pia ha dedicato gran parte della sua vita: la geante di strada, senza fissa dimora, quelli che nessuno vede, i poveri che non fanno statistica. Maria, invece, lo si nota subito al primo incontro, ha occhi attenti e uno sguardo buono e partecipe non solo verso le sofferenze degli umani ma anche verso la natura e gli oggetti più umili che nelle sue foto ci vengono restituiti in una pura semplice sacralità: la dolente umanità degli esclusi gli animali gli alberi i fiori i fili d’erba accolti tutti ed immersi in un paesaggio di colori e di silenzi dove, almeno per un attimo, mi è parso di cogliere l’armonia smarrita del mondo.