C’è da vaccinarsi contro una malattia, che abbassa di ben 2 anni l’aspettativa di vita, che ha un impatto sulla salute che non è molto diverso da quello del fumo, del diabete, dell’ipertensione o della sedentarietà, che ha tutti i titoli per essere inclusa fra i fattori di rischio su cui si concentrano le strategie globali e locali di salute pubblica.
Si sta parlando della povertà, diventata ora una malattia che accorcia la vita, un fattore di rischio per la salute, alla luce di un recente articolo apparso su Lancet: ‘Socioeconomic status and the 25 × 25 risk factors as determinants of premature mortality: a multicohort study and meta-analysis of 1·7 million men and women’. Un imponente studio finanziato dalla Commissione Europea cui hanno partecipato 31 ricercatori del progetto Lifepath, che ha confrontato l’aspettativa di vita fra persone appartenenti a diverse categorie socioeconomiche, correlando queste differenze con quelle dovute a sei noti fattori di rischio per la salute, quali abuso di alcol, sedentarietà, fumo di sigaretta, ipertensione, diabete e obesità. I ricercatori hanno raccolto e analizzato dati da 48 coorti indipendenti di Gran Bretagna, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Australia, Svizzera e Francia, per un totale di più di 1,7 milioni di partecipanti, seguiti per una media di tredici anni.
I poveri muoiono prima dei ricchi
Da questo studio emerge che un basso status socioeconomico (si è preso come indicatore l’ultimo lavoro svolto dai partecipanti) in particolare profili professionali non qualificati, con redditi bassi e scarso livello di istruzione(ESEC, European Socio-economic Classification class 7, 8, and 9) accorcia l’aspettativa di vita di un 1,5 anni alle donne e di 2,1 anni agli uomini e può essere letale quanto fumare, avere il diabete o condurre una vita sedentaria. Le sigarette conquistano il triste primato, mandando in fumo 4,8 anni di vita, seguite dal diabete con 3,9 anni di vita in meno e dalla sedentarietà con 2,4 anni di vita in meno. La povertà, fa più danni dell’abuso di alcool e dell’obesità che tolgono meno di un anno di vita e dell’ipertensione che toglie 1,6 anni di vita.
Vaccinazione di massa
C’è da far partire subito una vaccinazione di massa contro la povertà, partendo dai giovani, visti i dati impressionanti della disoccupazione giovanile in atto in Italia, grazie alla legge Fornero, a Renzi e compagni.
Favorire l’istruzione, il lavoro, l’accesso ai servizi sanitari di base ( che sono un interminabile percorso ad ostacoli per i poveri) oltre a restituire dignità agli esclusi, potrebbe avere una ricaduta positiva anche in termini di salute, simile all’assistenza fornita a chi decide di smettere di fumare o le campagne per un’alimentazione più sana.
Povertà come fattore di rischio per la salute
Visto che i fattori socioeconomici sono modificabili con adeguati interventi politici e sociali, la povertà dovrebbe essere inclusa come fattore di rischio da combattere, al pari delle cattive abitudini, nell’ottica di una strategia di salute globale. Ma non compare nel piano per la salute ” “25×25” lanciato dagli Stati membri dell’Oms nel 2011, e nel programma di monitoraggio del Global Burden of Disease (Gbd), il più approfondito monitoraggio della salute mondiale basato su 67 fattori di rischio in 21 regioni del mondo.
Ma le multinazionali e la finanza che ci guadagnano?
«Cambiare i fattori a monte – avvisano i ricercatori di questo progetto Lifepath-come le tasse imposte sul reddito, l’occupazione, l’educazione nella prima infanzia ha più probabilità di avere un impatto sulla salute rispetto a modificare i fattori a valle con interventi di sostegno a chi vuole smettere di fumare, per esempio, o con consigli sulla dieta. Puntare sui fattori a valle significa infatti favorire le persone più ricche, che possono più facilmente cambiare le loro abitudini».
*Gian Luca Garetti
Gian Luca Garetti
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