Il 22 maggio scorso, dopo un’animata assemblea sindacale indetta da USB, i lavoratori dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), hanno deciso di occupare l’aula convegni.
Questo è solo l’ultimo tassello di una lotta che i lavoratori portano avanti dal 2009, a solo un anno dall’apertura dell’Istituto e che in questi anni ha cercato di salvaguardare i posti di lavoro precari e di preservare dalla rovina l’Istituto stesso. Le richieste sono la stabilizzazione dei lavoratori precari e il rilancio dell’Ente di ricerca, le forme di lotta sono molte: numerosi i flash mob e le manifestazioni e la campagna io sto con #ispraoccupato, partita sui social; la vertenza può essere seguita sulla pagina Facebook Ispra Occupato.
La richiesta dei lavoratori non riguarda solo la proroga di contratti che se non fossero rinnovati vedrebbero l’ente depotenziato di circa 200 unità lavorative rispetto all’organico richiesto, ma anche lo sblocco dei finanziamenti da parte del Ministero dell’economia. l’Italia ha scelto di non finanziare la ricerca e questo ricade non solo su chi con la ricerca ci lavora, ma anche sulla committenza sociale di questo tipo di enti di ricerca: in gioco c’è la salute di tutti i cittadini.
Infatti, la storia dell’Ispra è strettamente legata a quella del controllo e della tutela ambientale a livello nazionale. L’istituto, creato nel 2008, svolge delle attività fondamentali: sia divulgative che di controllo, di monitoraggio e di valutazione e di supporto tecnico scientifico al Ministero dell’ambiente ed amministrazioni pubbliche su tutela dell’ambiente e pianificazione territoriale.
Con la legge 132 del 2016 viene istituito il sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA), in pratica si tratta di un coordinamento centrale sulle politiche e i controlli ambientali, che mette in rete l’Ispra e le Agenzie Regionali e Provinciali per la protezione dell’Ambiente (ARPA\APPA) stabilendo anche dei Livelli essenziali delle prestazioni Tecniche ambientali (LEPTA), che dovrebbero essere il livello minimo omogeneo sul territorio nazionale che il sistema nazionale è tenuto a garantire. Un modo per regolamentare i controlli ambientali a livello nazionale, una legge che in sé sarebbe positiva, ma la totale mancanza di fondi pubblici rende impossibile all’Ispra di portare avanti il proprio lavoro: coordinamento e LEPTA restano sulla carta o quasi.
‘Non accettiamo che il problema venga liquidato come quello solito dei precari che rischiano il posto di lavoro: il problema dell’Ispra è anche legato alla perenne precarietà della gran parte dei ricercatori, ma non solo. La scelta di non supportare politiche serie di sostenibilità ambientale e di depotenziare economicamente il Sistema Nazionale a Rete per la protezione dell’Ambiente è grave e va a discapito dei cittadini e a favore delle lobbies del cemento e dei rifiuti’ spiegano i lavoratori che da giorni occupano la sala convegni dell’Istituto, impegnandosi in questa battaglia a fianco dei precari, una lotta che riguarda però la salute di tutti.
‘La protesta si innesta in un periodo in cui si stanno susseguendo degli appuntamenti che mettono al centro l’ambiente. Prima la preoccupante decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di uscire dall’accordo di Parigi sul Clima, poi le celebrazioni per il World Environment Day e ora il G7 Ambiente a Bologna, ma la politica governativa elude la necessità di interventi economici urgenti per le politiche ambientali del nostro Paese‘ spiega in una nota Nicola Lugeri, dell’USB Ricerca.
Insomma, non si può, da un lato fare fiaccolate per il Word Environment Day e dall’altra non stabilire interventi economici urgenti per finanziare la ricerca: questa l’accusa che lavoratori e USB rivolgono al Ministro dell’Ambiente Galletti, con la richiesta di rassegnare le dimissioni, per la totale inefficacia delle sue politiche ambientali.
La questione del finanziamento alla ricerca ambientale è fondamentale nella battaglia per la conquista dei diritti sociali portata avanti a livello internazionale, per questo la delegazione internazionale della Word Federation of Trade Unions, a Roma in occasione del Congresso nazionale USB, è andata a portare il proprio sostegno alla sala convegni occupata: la lotta dei lavoratori dell’Ispra ha un rilievo internazionale, perchè decisivo è a livello internazionale, il tema del controllo ambientale.
Che il destino dell’Ispra, dei suoi lavoratori, della tutela dell’ambiente e della nostra salute sia strettamente legato a una questione politica è dimostrato dalla carenza di fondi che blocca il mantenimento in servizio del personale precario nonostante questo sia stabilizzabile ai sensi del recente provvedimento Madia (d.lgs 75/2017).
Questo immobilismo in cui l’Ispra è intrappolato, ultimamente non gli ha permesso di partecipare – ad esempio – ad un importante progetto di cooperazione internazionale sul tema del trattato di Parigi, rinunciando a 5 milioni di euro finanziati dall’ONU che non entreranno perché l’istituto è così bloccato e non può (o non vuole) garantire le esigenze del progetto.
Insomma, un altro caso di totale schizofrenia che in Italia sembra essere diventata routine politica: direttive e pratiche che divergono, leggi e decreti che soccombono alle scelte concrete, quelle che poi vengono vissute sulla pelle di lavoratori e utenti. Come accade nel settore pubblico, dove nonostante la fine del blocco del turn over si continuano a smantellare servizi e si continua a non assumere personale, scegliendo la strada della privatizzazione, così nel caso dell’Ispra, se da una parte alla carta ci sono potenziamenti di reti di controllo ambientale, dall’altra le politiche reali tendono al depotenziamento dell’Istituto.
I lavoratori sono comunque motivati a portare avanti la loro battaglia, per questo è stata indetta un’assemblea nazionale dei precari degli enti di ricerca, che si terrà martedì 27 giugno a Roma, per costruire un fronte di mobilitazione che, a partire dalla stabilizzazione dei precari, lotti conquistare gli investimenti sulla ricerca pubblica, per salvaguardare il diritto al lavoro e rilanciare la Ricerca Pubblica al servizio della committenza sociale.
*Erica Massa
Erica Massa
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