Il fascismo spiegato ai bambini (e ai presidenti di consiglio di quartiere)

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Lezioni elementari di storia del fascismo

Negli studi storici è da tempo presente una interpretazione che legge positivamente l’operato del fascismo almeno fino alle leggi razziali del 1938, sostenendo il mito di un Mussolini “buono” tradito dalla relazione con il vero “cattivo”, Adolf Hitler. Un punto di vista che si sposa perfettamente con l’autorappresentazione dominante degli italiani “brava gente”, vero e proprio mito fondativo nazionale che abbiamo bisogno di raccontarci, anche per non confrontarci con le pagine più violente della nostra storia. Non è infatti un caso che i crimini coloniali italiani siano assenti dalla riflessione pubblica (siamo buoni no? Quindi dobbiamo dimenticarci i gas usati contro gli Etiopi per ordine di quell’esempio di italianità del generale Badoglio!).

Ma se nel dibattito storiografico l’interpretazione del Mussolini “buono” viene regolarmente smontata a suon di fonti, dobbiamo dotarci di nuovi strumenti culturali e comunicativi per affrontare il proliferare di questa “bufala” nei cosiddetti social, amplificata come mai prima tra facebook, twitter, blog e siti gestiti dalla destra neofascista razzista e sessista. Questa rappresentazione distorta del fascismo ha poi purtroppo come complici personaggi istituzionali e non, che in teoria alla destra non appartengono ma che di questa destra becera e violenta sposano e ripropongono il linguaggio, contribuendone così al successo. Si tratta in gran parte di sindaci e consiglieri locali eletti nelle liste Pd che subiscono il fascino della camicia nera: per approfondire vi consigliamo di leggere il lavoro di mappatura e denuncia nato intorno al collettivo Wu Ming Alla buon’ora, l’inchiesta sui rapporti tra PD e neofascisti comincia a produrre scossoni

Tra questi Pd in camicia nera possiamo ora annoverare anche il presidente del quartiere 1 di Firenze, Maurizio Sguanci, che ci tiene a precisare che lui non è fascista, anzi, ma che il fascismo fece un sacco di cose buone, ad esempio “la riforma industriale, la riforma del lavoro, la riforma dei salari, introdusse la tredicesima…” eccetera eccetera. Speriamo che Sguanci legga presto qualche nel libro di storia, nel frattempo abbiamo pensato di puntualizzare alcune date e informazioni storiche, che ci auspichiamo siano utili a tutti noi per smontare le falsità che si stanno imponendo  grazie alla diffusa ignoranza. Ringraziamo in questo senso il lavoro portato avanti da anni dal collettivo Wu Ming e dal collettivo Nicoletta Bourbaki, impegnati a smontare e rimontare episodi controversi della nostra storia nazionale.

Mussolini ha introdotto la tredicesima: falso.

Mussolini ha introdotto una “gratifica natalizia” per i soli impiegati dell’industria, per tutti gli altri lavoratori il nulla. La tredicesima vera è propria compare nell’accordo interconfederale per l’industria del 27 ottobre 1946, e viene poi estesa a tutti i lavoratori con il decreto 1070/1960 del presidente della Repubblica. Per approfondire Tredicesima mensilità: chi dobbiamo veramente ringraziare?

Mussolini ha inventato il sistema pensionistico: falso.

Leggiamo sul sito dell’Inps: nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Si tratta di un’assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch’esso libero degli imprenditori.

Nel 1919, dopo circa un ventennio di attività, l’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare.

Nel 1939 sono istituite le assicurazioni contro la disoccupazione e la tubercolosi e vengono istituiti gli assegni familiari. Vengono altresì istituite le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o a orario ridotto. Il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne; viene istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell’assicurato e del pensionato.

Nel 1952 viene introdotta la legge che riordina la materia previdenziale: nasce il trattamento minimo di pensione.

Nel periodo 1968-1969 il sistema retributivo, basato sulle ultime retribuzioni percepite, sostituisce quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Nasce la pensione sociale.

Mussolini ha inventato la cassa integrazione: falso.

La Cassa Integrazione Guadagni è stata costituita il 12 agosto 1947 con DLPSC numero 869, misura finalizzata al sostegno dei lavoratori dipendenti di aziende che durante la guerra erano state colpite e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività.

Mussolini ha fatto la riforma del lavoro: ha soppresso i sindacati e abbassato i salari!

Secondo Mussolini lo Stato era l’interprete degli interessi contrastanti dei singoli e dei gruppi per armonizzarli per un fine superiore: era la nascita del corporativismo. Nel 1926 viene ufficialmente proclamato l’avvio del sistema corporativo, nel 1927 viene pubblicata la Carta del Lavoro, secondo cui l’iniziativa privata ero lo strumento più efficace all’interesse della nazione. La propaganda del regime era molto attiva per vantare la ripresa dell’economia industriale; in sedici anni, dal 1922 al 1938, il reddito nazionale era aumentato del sedici per cento (a danno dei salari, diminuiti del diciannove per cento). Per Mussolini il corporativismo era il mezzo più idoneo a superare la tragica antitesi tra capitale e lavoro: padroni e lavoratori dovevano porsi sullo stesso piano, con uguali diritti e doveri. Il risultato si risolse di fatto nell’abbassamento dei salari e nella negazione di ogni libera espressione della classe operaia. Salari più bassi, abolizione dei sindacati liberi.

*Enrica Capussotti

2 commenti su “Il fascismo spiegato ai bambini (e ai presidenti di consiglio di quartiere)”

  1. Franco Calabria

    Le persone faziose possono solo scrivere inesattezze. D’accordo essere antifascisti, ovviamente ogni persona e’ libera di avere le proprie idee, ma sentire da una persona laureata in storia che il fascismo non abbia socialmente fatto niente lo trovo squallido. Quando si intende scrivere qualche articolo o libro sulla storia occorre lasciare la propria ideologia nel cassetto e dire la verita’ che certamente Lei non conosce per aver letto ( presumo, ma e’ evidente ) solo libri scritti da storici faziosi e politicizzati che hanno falsificato la storia ( Leonardo Sciascia li definiva ominicchi e quaquaraqua’ ). Saluti.

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