Perché a Firenze le strade ricordano ancora gli “eroi” del fascismo?

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Non è infrequente nelle nostre città imbattersi in vie il cui nome richiami personaggi o eventi quantomeno ambigui, se non completamente deplorevoli, come quelli che riguardano i protagonisti del fascismo. La questione è nota da tempo. In diverse occasioni realtà locali hanno riacceso l’attenzione sul problema con approcci e finalità piuttosto eterogenei. Ne sono un esempio le iniziative intraprese da alcuni comitati di quartiere a Roma o dei progetti di Resistenze in Cirenaica a Bologna o di Viva Menelicchi a Palermo. Sulla scia di quest’ultime due esperienze si va a collocare anche Macchie Urbane, esperimento in salsa fiorentina di questa pratica che chiameremo toponomastica resistente.

Per ora Macchie Urbane si è concretizzata nel sito Macchieurbane e una passeggiata guidata sui luoghi storici dell’antifascismo nella zona del Sodo/Castello che si è tenuta il 25 aprile, giorno della Liberazione. Durante questa gita metropolitana particolare attenzione è stata posta al racconto delle vicende legate ai personaggi pessimi figuranti nella toponomastica di quel pezzo di città. Proviamo a riassumerle brevemente qui di seguito. A ogni personaggio corrisponde purtroppo l’omonima via. Reginaldo Giuliani fu un prete domenicano. Fin dalla prima giovinezza si contraddistinse per le posizioni fortemente reazionarie: si schierò attivamente contro le rivolte operaie delle fabbriche a Torino, dove nacque e si formò, partecipò alla spedizione di Fiume, fu entusiasta aderente ai Fasci di Combattimento nel 1919 e attivo promotore dello squadrismo con le Fiamme Bianche. Venne soprannominato già in vita “il cappellano delle camicie nere”. Giuliani fu ucciso dalla resistenza locale nella battaglia di passo Uarieu durante la Guerra coloniale d’Etiopia. In quella campagna l’esercito italiano si macchiò di atrocità condannate già al tempo, ma benedette da Giuliani. Il suo nome iniziò a ritrovarsi nella toponomastica di moltissime città italiane sul finire degli anni ‘30. Fu estirpato repentinamente nel dopoguerra da città come Torino, in cui il ricordo del personaggio era più vivido, mentre in altre, come appunto la nostra, Roma e Milano lo ritroviamo ancora oggi. L’aviatore Antonio Locatelli fu sostenitore attivo del fascismo dai suoi albori, deputato in parlamento dal 1924 al 1928, si arruolò volontario e morì durante la Guerra d’Etiopia ucciso da guerriglieri abissini a Lechemti nel 1936. Dopo la prima guerra mondiale partecipò a diverse spedizioni propagandistiche del Fascio che lo resero relativamente poco famoso in vita, ma assolutamente perfetto da celebrare come martire crociato del colonialismo italiano.

Concludiamo questa carrellata di sopravvivenze di toponomastica fascista con Guglielmo Chiarini. Anche lui aviatore fascista morto in guerra in Africa nel 1941 durante gli scontri con l’aeronautica inglese a Benina in Libia. Fece parte dei “Falchi delle Baleari”, cioè l’aviazione legionaria italiana di stanza a Maiorca a metà degli anni ‘30. Resa tristemente nota per i devastanti e spietati bombardamenti di Barcellona e Guernica durante la rivoluzione spagnola.

Radio Wombat da Fuori Binario

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Wombat Radio, o Radio Wombat o la Radio del Wombat… A Firenze manca una radio, questo lo sanno anche i sassi. Manca una radio che non sia commerciale, servile, monotona, annoiata, lavorativa, lobbistica. Manca una radio che risuoni dai sobborghi, i nostri sobborghi, quelli che viviamo e coloriamo ogni giorno con le cento sfumature dell’autogestione. Beh, mancava finora. Avete mai visto un wombat? Il wombat è un animale buffo, combattivo e sornione allo stesso tempo: la nostra radio porta il suo nome e il suo muso e forse ne rispecchia anche il carattere. La Radio del Wombat vi racconterà la nostra musica, le nostre notizie, la nostra (sotto/contro)cultura tutta e lo farà in maniera autogestita, non commerciale e appassionata. Come le cose più belle.

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