La violenza dei gruppi catto-fascisti contro i bambini con genitori gay

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L’Italia non è mai stata un esempio in fatto di diritti civili e ogni volta che questi sono entrati nell’agenda
politica (divorzio e aborto per citare le maggiori vittorie del passato) le forze più reazionarie hanno
conquistato visibilità e manifestato con violenza la propria opposizione.
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso (ora normato dalla legge Cirinnà), il riconoscimento come
figura genitoriale della cosiddetta madre sociale (cioè non biologica) e la gestazione per altri (detta anche
GPA) sono oggi il terreno di un conflitto molto aspro. Da un lato ci sono gay, lesbiche, donne single e
uomini sigle che, appoggiati da un’ampia porzione di opinione pubblica, rivendicano il diritto di essere
genitori; dall’altro i difensori dell’idea che la famiglia può essere solo quella composta da padre e madre
eterosessuali. E ovviamente in questo quadro le reazioni più violente le suscitano gli uomini gay che nel
loro percorso di coppia includono la nascita di un figlio. Vanno proprio a scardinare quella santificazione
della famiglia e della “madre madonna” a cui si aggrappano, almeno formalmente, certi personaggi che
dell’essere ultrà cattolici hanno fatto il proprio lavoro (tengono conferenze in cambio di costosissimi
compensi, entrano in politica, vengono intervistati, insomma seminare odio è una professione che rende
bene).

È di queste settimane un manifesto diffuso a Torino, Milano e Roma, firmato da Pro Vita e Generazione
Famiglia, per lanciare una campagna contro il cosiddetto utero in affitto e contro le coppie di papà gay.
Sintomatico il titolo: Due uomini non fanno una madre. In primo piano un bambino piangente nel carrello
della spesa con tanto di codice a barre sul petto; sullo sfondo due loschi figuri identificati come genitore 1
e genitore 2. Un manifesto così violento che persino lo Iap (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) ne ha
chiesta la rimozione.

Come sottolinea Eugenia Romanelli sul Fatto quotidiano questo manifesto è il segno di una grande paura, che potrebbe (anzi dovrebbe) essere collettivamente affrontata e discussa (il cambio di paradigma nell’idea di riproduzione, le tecnologie legate alla nascita, nuove figure e ruoli genitoriali, il rapporto tra etica e desiderio… ) se non assumesse sempre la forma di un attacco violento alle famiglie omogenitoriali e ai loro figli.

Pro Vita e Generazione Famiglia sono associazioni della vasta galassia catto-fascista, molto vicine a
partiti come Lega Nord, Forza Nuova e altri gruppuscoli neofascisti e integralisti. Raccolgono un sacco di
denaro che utilizzano per costose campagne stampa; hanno importanti contatti con le istituzioni e con i
mass media; collaborano con svariate associazioni pseudo-professionali (gli psicologi e gli psichiatri
cattolici, i giuristi cattolici, i padri di famiglia cattolici…) che vengono mobilitate quando è necessario un
punto di vista apparentemente “autorevole”; sono ramificate a livello territoriale e “vigilano” affinché
nella scuole non si parli di diritti delle persone LGBTQ+, di educazione all’affettività e di sessualità. Si
sono anche inventati l’ideologia gender. Pro Vita e Generazione Famiglia sono, tra l’altro, gli ideatori del
Family Day. Vi ricordate la manifestazione in cui invasati da tutta Italia si ritrovavano a Roma per dire
cose orribili contro i diritti di altre persone? Sul web si trovano filmati molto rivelatori, in cui si paragona
il matrimonio tra persone delle stesso sesso con quello tra due cani. Un po’ come Salvini che paragona i
migranti morti nel Mediterraneo ai merluzzi.

Approvata la legge Cirinnà senza la stepchild adoption il terreno di battaglia di questi gruppi ultrà è oggi
la gestazione per altri (GPA), che in modo manipolativo viene ribattezzata utero in affitto. Il linguaggio è
stato pensato molto bene per mobilitare con efficacia paure e indignazione. La retorica afferma di “voler
difendere i bambini” (e chi non vorrebbe?), e anche le “povere” donne che per bisogno sono costrette ad
affittare il proprio utero a rapacissimi uomini gay, che grazie al conto in banca possono soddisfare un
desiderio egoistico. In realtà sono soprattutto le coppie eterosessuali sterili a recarsi nei paesi più poveri
(India, Nepal) per avere un bambino grazie all’aiuto di una donna locale; bambino che poi, senza clamore,

viene tranquillamente registrato in Italia senza bisogno di dichiarare il percorso che ha portato alla sua
nascita. Certamente in questo comportamento esistono chiari rapporti di potere storici, economici e
geopolitici, ma non è un caso che non siano questi soggetti ad essere esposti alla gogna. I diritti delle
donne sono in realtà uno strumento di mobilitazione a difesa dell’ordine patriarcale eterossuale (vi
ricordate la guerra in Afghanistan di Bush contro il “velo” imposto dai talebani?).

Le coppie di futuri papà gay seguono solitamente un’altra strada, che è quella che porta in Canada e Stati
Uniti, dove esistono leggi che regolamentano la GPA e tutelano i diversi soggetti: donatrice, portatrice e
bambino. In questa intervista del 2012 Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti raccontano la loro
esperienza , i dubbi e i motivi che li hanno spinti ad avere due bambini (Lia e Andrea) dalla stessa portatrice, che nel frattempo è diventata un’importante figura familiare, una sorta di zia lontana da andare a trovare a Natale o ospitare con tutta la famiglia a Roma.
Notiamo con una certa preoccupazione che in Italia e Francia alcune figure del femminismo storico,
provenienti da esperienze un tempo lontane tra loro come il pensiero della differenza, il movimento
lesbico e il femminismo emancipazionista, si ritrovino a condividere linguaggio e battaglie degli
integralisti cattolici contro la GPA in difesa delle “donne”. Ma non era stato il neofemminismo a criticare
la vittimizzazione delle donne e a restituire loro parola? Colpisce come i protagonisti del dibattito contro
la GPA si lascino andare ad affermazioni aggressive che non tengono assolutamente conto della vita e dei
sentimenti dei bambini con due papà. Bambini ormai adolescenti che hanno preso parola nello spazio
pubblico per raccontare la loro esperienza. Si possono leggere sull’Espresso a questo link.

2 commenti su “La violenza dei gruppi catto-fascisti contro i bambini con genitori gay”

  1. Questo articolo è eccellente. Ringrazio moltissimo l’autrice che l’ha scritto e la rivista che lo ha pubblicato.

  2. Antonio Longo

    Purtroppo, molte femministe sono passate dal liberatorio “l’utero è mio e me lo gestisco io” al paternalistico e autoritario “l’utero è tuo, ma lo gestisco io”.

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