ILVA, Taranto, vogliamo la salute, vogliamo il lavoro, vogliamo giustizia!
Si sapeva!
Si sapeva che il ritiro dell’immunità penale, un vero e proprio mostro giuridico, ai danni di Arcelor Mittal fosse un atto doveroso, al quale non ci si poteva più sottrarre.
Si sapeva che il Tribunale penale di Taranto non avrebbe ceduto il passo sulla necessità di assolvere ad alcune prescrizioni da parte di Mittal entro il 13 dicembre, pena la chiusura dell’altoforno 2.
Si sapeva che il gigante dell’acciaio non avrebbe certo mostrato magnanimità o senso etico di fronte a una eventuale perdita di convenienza e di appetibilità economica dell’impianto ex-Ilva di Taranto.
Si sapeva che il territorio tarantino non avrebbe smesso di lottare per la garanzia dei propri diritti e per la rivendicazione della propria importanza politica.
Si sapeva che prima o poi non sarebbe bastata la scusa della centralità economica del siderurgico, per giustificare la meschina attività lucratrice dell’interesse privato.
Si sapeva che alla fine, a pagarne ancora una volta lo scotto, sarebbero state le cittadine e i cittadini, le operaie e gli operai.
Si sapeva, eppure non si è fatto nulla.
Ora non si può più indugiare. Lo Stato dovrà prendere posizione e avviare un nuovo ciclo.
Un passo indietro certificherà ancora una volta la totale debolezza delle istituzioni di fronte a un problema non solo territoriale, ma nazionale.
Un passo avanti potrà essere fatto solo facendosi carico della nazionalizzazione dell’impianto, assicurando il posto di lavoro per i 10mila operaie e operai che rischiano di finire per strada, aprendo una nuova era politica e sociale per la città di Taranto.
Questa volta non basterà però un ristretto tavolo di discussione.
Il territorio di Taranto, i suoi movimenti, le attiviste e gli attivisti, le lavoratrici e i lavoratori, le cittadine e i cittadini dovranno essere in nuovi protagonisti.
Come ha fatto emergere un sondaggio fra i lavoratori pubblicato solo 3 giorni fa, Arcelor-Mittal nel tempo della sua gestione non ha fatto nulla e più del 90% degli operai rispondenti credeva che il contratto di governo andasse annullato, mentre l’80% che l’area a caldo debba essere chiusa garantendo l’occupazione. C’è un territorio immenso da risanare, non lo faranno i privati, non lo farà certo Arcelor campione mondiale dello sfruttamento nel settore siderurgico.
*Potere al popolo – Taranto e Provincia
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