Ambiente, territorio e modello di sviluppo: al via i lavori di Potere al Popolo!

Con l’incontro di sabato 20 ottobre, nell’ambito dell‘Assemblea nazionale di Potere al popolo,  si è formalizzata la costituzione di un tavolo di lavoro nazionale permanente su Ambiente, territorio e modello di sviluppo e se ne sono definiti gli obiettivi, l’approccio e i primi passi da intraprendere per renderlo operativo. Le decisioni qui riassunte emergono non solo dalla partecipazione al tavolo di decine e decine di persone, ma anche dalle raccomandazioni scaturite dai precedenti tavoli di lavoro di Napoli (Maggio 2018) e di Marina di Grosseto (agosto 2018) e dai materiali che in questi mesi si sono prodotti all’interno di Potere al popolo.

Gli obiettivi individuati si basano su un approccio che vuole tenere insieme una visione del futuro, il cui raggiungimento richiede un lavoro di lungo termine, e una strategia immediata per opporsi alle misure di questo governo e di quelli che l’hanno preceduto a danno dell’ambiente, della salute, delle città e dei territori, perché è indispensabile salvaguardare le nostre risorse fondamentali: aria, acqua, suolo e energia.

Confermando la volontà espressa dal programma elettorale e dall’appello Il diritto di cambiare: un habitat sano e vivibile, si è ribadito che Potere al Popolo! aspira a un modello di sviluppo economico e sociale alternativo a quello capitalistico. La sottomissione di tutti gli aspetti della vita all’accrescimento del profitto, che sta devastando il pianeta terra e ulteriormente minando le popolazioni più fragili e impoverite, rende evidente la fondamentale contraddizione tra ambiente e capitalismo.

Non c’è e non può esserci una visione ambientalista interna al sistema capitalistico, così non si può ambire a una società anticapitalista senza ripensare al rapporto tra essere umano e natura. C’è l’imperante necessità di riconvertire tutta la filiera della produzione e del consumo; modificare i sistemi di trasporto; ridurre drasticamente la produzione di merci e di rifiuti e riprogettare i sistemi di smaltimento rifiuti; mettere fine al consumo di suolo, ridurre il consumo energetico e le emissioni di CO2 e fermare la dipendenza dai fossili se si vuole continuare ad avere la speranza di affrontare le ripercussioni ambientali dei cambiamenti climatici. Occorre mettere i bisogni umani e il valore d’uso alla base delle scelte urbanistiche, sottraendole alla logica del mercato, alla speculazione immobiliare e agli interessi dell’appropriazione privata delle rendite, ridando importanza al diritto alla città, garantendo a tutti l’accesso a un’abitazione dignitosa, ai servizi e a un ambiente sano.

Per fare questo bisogna lavorare alla costruzione di una visione, capace di esprimere un immaginario, anche fisico, del futuro che vogliamo e comprendere come organizzare le nostre città, paesi, insediamenti, come muoversi, come abitare. In questa costruzione il ruolo dei territori e il loro rapporto diretto con la vita quotidiana e le pratiche virtuose che stanno emergendo, saranno fondamentali. Dobbiamo costruire un laboratorio che necessità di molti saperi, conoscenze, creatività, sperimentazione e continua contaminazione con tutti gli altri tavoli tematici, a partire da quelli del lavoro e dei diritti.

Tutti i governi di questi ultimi decenni, compreso quello attuale, hanno delegittimato la pianificazione pubblica per lasciare campo libero alle singole iniziative immobiliari, alle “grandi opere”, all’urbanizzazione selvaggia. Tutto in funzione di un modello di sviluppo incentrato sugli interessi del cemento, dell’automobile e delle potenti industrie, che è sostenuto da un’ideologia dove la crescita infinita è sinonimo di progresso. E questo “governo del cambiamento” anche in materia di grandi opere, ambiente e territorio non esprime nessuna politica alternativa rispetto a quelle perseguite dai suoi predecessori, benché durante la campagna elettorale i 5 stelle abbiano non solo opportunisticamente promesso una svolta ambientalista ma preso l’impegno di fermare la Tav, il Terzo Valico, le Navi in laguna, le trivellazioni e in generale le grandi opere. In queste ultime settimane il governo con le sue scelte sull’Ilva, le Trivelle, la Pedemontana, il perseguimento dello Sblocca Italia si è rimangiato le sue parole e confermato di voler cavalcare il neoliberalismo più sfrenato e non opporsi ai poteri forti annidati nelle grandi opere.

Nell’immediato c’è bisogno quindi di sostenere la battaglia, sociale e civile, per la giustizia ambientale a fianco dei comitati e movimenti ambientalisti che in questi mesi si stanno riorganizzando in assemblee nazionali e programmano di scendere in piazza con mobilitazioni localizzate sui territori, ma anche con una marcia nazionale unitaria. Le loro lotte, contro le grandi opere inutili, l’inquinamento, la privatizzazione dei beni comuni come l’acqua, il consumo di suolo, gli inceneritori come soluzione allo smaltimento dei rifiuti, la dipendenza energetica dal fossile e il trivellamento dei nostri sottosuoli sono anche le nostre lotte.Occorre anche lanciare e sostenere alcune campagne nazionali di ampio spettro, che toccano più aspetti ambientali, come la campagna contro lo “Sblocca Italia” nella quale si annidano misure che se applicate avranno conseguenze dannose sull’ambiente e la salute; la campagna contro l’inquinamento, per cambiare i parametri che definisco l’inquinamento stesso e per obbligare ad attivare misure preventive.

Per raggiungere questi obiettivi metteremo a rete sia le conoscenze che le lotte, creando un data base delle competenze esistenti nel nostro movimento e delle vertenze in atto in Italia. Ma bisogna andare oltre, approfondire alcune questioni centrali per poter sostenere le lotte, argomentare e formulare politiche e misure alternative, così come alimentare concretamente il laboratorio sull’immaginario del futuro. Per questo istituiamo dei gruppi di lavoro divisi per macro aree tematiche cominciando con questioni come: trasformazioni urbane e meccanismi della rendita; mobilità e trasporti; agricoltura e cibo; conversione ecologica dell’economia; salute e inquinamento; energia e cambiamenti climatici.

Per concludere, riteniamo che sia indispensabile riflettere e reagire sui modi in cui sono trasmesse le informazioni sull’argomento, bisogna attrezzarsi per informare ed educare, per alzare il livello di consapevolezza sull’importanza della dimensione ecologica nella vita. Non solo a parole, ma anche attraverso pratiche virtuose da mettere in campo nei nostri territori, nelle nostre assemblee, nel modo di fare le cose insieme. Mutualismo significa anche questo: inglobare pratiche ecologiste nei gesti di tutti i giorni.

*Potere al popolo