Cocktail di cancerogeni nell’acqua di Massa. A 30 anni dal disastro siamo all’anno zero

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Nella fotografia che abbiamo scelto per questo articolo potete vedere un particolare della prima pagina del Bollettino di Medicina Democratica del 1980 in cui si fa riferimento ad un grave incendio da autocombustione del pesticida mancozeb, della fabbrica Montedison, (ME Diag – Divisione agricoltura) di Massa, il più grande stabilimento europeo di fitofarmaci’, che poi diventerà Farmoplant. Il mancozeb, è un cancerogeno multipotente capace cioè di aggredire vari organi e tessuti ed interferente endocrino.

Subito si formò una grande nube tossica di anidride solforosa, anidride carbonica, ossidi azotati, e solo per le favorevoli condizioni climatiche (non piovve e non spirarono venti) non si verificò una seconda, tragica, Seveso (luglio 1976,esplosione con fuoriuscita di diossina dall’Icmesa).

A Massa l’esplosione arrivò otto anni più tardi, il 17 luglio 1988,  all’impianto Rogor della Farmoplant, in un serbatoio di formulato di dimetoato e cicloesanone. 

Il TAR della Toscana, pochi mesi prima, aveva decretato: “lo stabilimento presenta un grado di sicurezza del 99,999%“. 

Questi due tragici eventi fanno parte di una serie ininterrotta di incidenti – una quarantina, con due decessi sul lavoro, dal 1976 al 1989, anno della chiusura di questa fabbrica -, “uno stabilimento di avanguardia”, dicevano i capi della Montedison che nel ciclo produttivo  dei pesticidi usava il fosfgene, un gas asfissiante usato nella Seconda guerra mondiale, il cloro ed il solfuro di carbonio, sostanze altamente pericolose.  Seguì una bonifica attuata con varie tecnologie, fra cui l’incenerimento (sic). Seguirono altre bonifiche dei pozzi acquiferi tramite barriere d’acqua.

Ma l’inquinamento in questa zona è carsico: scompare e riappare. L’ambiente della zona industriale di Massa Carrara è una bomba, si scriveva allora, si scrive ora. Tutta la Versilia, del resto, è una zona da sempre poli-esposta ad un cocktail di micidiali inquinanti.

In questi giorni esploso un nuovo scandalo legato a quegli eventi. Si riparla della falda acquifera dei Comuni di Massa e di Carrara in seguito ai primi risultati di un monitoraggio Arpat, di cui è responsabile la Regione Toscana e soggetto attuatore l’impresa Sogesid, una società in house del Ministero dell’Ambiente.

Lo scopo di questa ricerca è valutare il grado di contaminazione idrica determinata dalla pregressa insistenza di numerosi insediamenti industriali nella zona: Farmoplant, Syndial, ex Ferroleghe, Solvay, l’inceneritore di Massa, Rumianca, Cokapuania, Fibronit, ecc..

Si tratta di una prima fase della costruzione di un quadro conoscitivo aggiornato sulla situazione delle acque sotterranee, necessario per definire il progetto di bonifica della falda, per favorire interventi, mirati ed efficaci, nelle aree in cui la contaminazione è più elevata“, dice Arpat

Dai 149 campioni prelevati da Sogesid presso una serie di pozzi principalmente in corrispondenza delle aree industriali dismesse, in una area abitata di circa 16 km quadrati, emerge uno stato di contaminazione diffusa, peraltro già descritto in studi precedenti, in cui si evidenziano  numerosi superamenti dei limiti di riferimento (le cosiddette CSC, concentrazioni soglia di contaminazione), per le acque sotterranee.

Ricordiamo che questa area è stata definita Sito di Interesse Nazionale (SIN), nel 1999, cioè  un’area contaminata estesa, classificata come pericolosa e quindi da sottoporre ad interventi di bonifica per evitare danni ambientali e sanitari [Fonte ARPAT].

Nei pozzi è stata rinvenuto un cocktail micidiale di cancerogeni, che eccedono i limiti di legge, eccone alcuni:

azoto ammoniacale, una serie impressionante di metalli (ferro, zinco, arsenico, manganese quasi cento volte più del limite), cancerogeni clorurati alifatici come il tetracloroetilene, il più diffuso fra i vari inquinanti che alcuni punti arriva fino a 300 volte più del consentito, poi l’1,1 dicloroetilene, il triclorometano, l’esaclorobutadiene; alifatici alogenati cancerogeni come tribrometano e 1,2 –dibrometano; PCB; cloruro di vinile; cromo esavalente, tossico e cancerogeno, fino a venti volte più del limite consentito e cocktail di pesticidi cancerogeni a base degli erbicidi Atrazina deisopropil e Atrazina desetil, metaboliti dell’atrazina (prodotta dalla Farmoplant e con divieto di impiego dal 1990) e dell’erbicida simazina (divieto di impiego dal 2004) e con il diserbante trifuralin, tossico per gli organismi acquatici, volatile e persistente.

I metaboliti dell’atrazina, di cui è stato proibito l’uso nel 1990,  rappresentano una coda del vecchio inquinamento.

Sentite cosa scriveva al proposito Montedison:

I nostri antiparassitari sono invece caratterizzati da una bassa tossicità acuta e cronica ed inoltre, poiché si degradano nel giro di pochi giorni dalla loro applicazione, non presentano effetti residui di danno per l’individuo

dal documento Montedison del settembre 1973, in supplemento della Rivista Medicina Democratica, della sezione di Massa Carrara, intitolato ‘Un crimine di pace a Massa, 17-18 agosto 1980’

Arpat, nel report prima citato dal titolo ‘La falda di Massa Carrara: risultati della prima campagna di monitoraggio in vista della progettazione della bonifica’, invita alla calma, perché i risultati ad oggi conseguiti rappresentano una fase intermedia, non sono conclusivi e sono necessari ulteriori approfondimenti, data la complessità dell’inquinamento.

Il solito mantra. 

*Gian Luca Garetti, medico Isde, attivista perUnaltracittà

 

 

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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