Domenica scorsa si è concluso il Potere al Popolo Camp 2019.
Permetteteci di dire due parole a riguardo.
Ci hanno abituato all’idea che la politica fa schifo.
Che i personaggi che la popolano sono senza storia, senza idee, e vanno solo dove si sposta il soldo. Quasi sempre è vero.
Ci hanno cresciuto con l’idea che la cosa pubblica, che occuparsi insieme della vita comune, dei problemi di ognuno, è una perdita di tempo, è da sfigati o è da imbroglioni.
Che tanto non si cambia mai, non si produce mai niente di nuovo, di curioso, di interessante, di incisivo.
Alla fine di questi 4 giorni, non possiamo fare altro che ringraziare uno ad uno i 600 partecipanti al nostro evento nazionale: siete la dimostrazione che c’insegnano una parte, non il tutto, e che esiste tanto altro.
Potere al Popolo è un movimento ancora giovanissimo, ma una realtà estremamente dinamica, pronta a sperimentare, a mettersi in gioco. Soprattutto pronta a imparare per fare meglio.
Lo dicono i 4 workshop del primo giorno, che hanno tenuto impegnate oltre 350 persone in una vera e propria scuola di formazione politica a tutto tondo: dalla comunicazione politica all’autodifesa legale, passando per le pratiche di lotta.
Grazie a relatori che hanno messo a disposizione competenze, esperienze e studio, torniamo a casa con una cassetta degli attrezzi ben più affilata e assortita.
Ogni nostro militante deve poter avere tutti gli strumenti per agire il mondo, per trasformarlo: perchè la nostra forza è il saper essere molecolari, contagiosi, e ognuno in questo è ingranaggio fondamentale, può fare la differenza.
Lo dicono i 10 tavoli tematici riuniti nella seconda giornata: lavoro, ambiente, scuola, sanità, immigrazione, mutualismo, genere, cultura, autonomia differenziata, giustizia.
Questa è una piccola rivoluzione: all’interno di Potere al Popolo, ogni aderente può partecipare alla stesura del programma, attraverso i tavoli nazionali che sono sempre attivi. L’elaborazione collettiva ci permette di analizzare la realtà a partire dalle lotte, dai bisogni, dai problemi che incontriamo nel nostro attivismo quotidiano, e di dargli risposte adeguate, generali, dirompenti per questo sistema.
In quattro giorni abbiamo messo su due momenti di approfondimento dell’attualità politica.
Un’analisi a caldo del Governo Conte Bis, e una tavola rotonda che ci ha permesso di esprimere la nostra posizione sulla crisi politica di questi anni, sulla recessione economica, sulla portata epocale della battaglia per la giustizia ambientale e climatica, di crisi aziendali del paese a cui nessuno da’ risposta, sulla restrizione degli spazi di rappresentanza e di agibilità democratica che avanza indisturbata e di cui la vergognosa proposta sul taglio dei parlamentari è la conferma.
Noi non abbiamo dimenticato chi è e cosa ha fatto il Partito Democratico che ora si prepara a “svoltare” governando con gli “antisistema” del Movimento 5 Stelle.
Sullo sfondo lo straordinario camping Another Beach Project, progetto ecosostenibile e che riesce a valorizzare le bellezze del sud italia che non cede a speculazione, cementificazione, mafie, emigrazione.
Tutto questo, che ci è passato velocemente in rassegna appena finiti turni e viaggi di ore – sì, perchè Potere al Popolo è un’organizzazione composta esclusivamente da volontari, da personale non pagato che coopera e sta insieme perchè ci crede e perchè ha piacere a farlo – tutto questo, dicevamo, che vi abbiamo accennato non è stato raccontato da nessun media nazionale.
Non ce ne stupiamo troppo, sappiamo di esprimere una diversità radicale, di essere davvero incompatibili con quello che ci offrono fuori.
E però centinaia di persone, per di più studenti e giovani, che si riuniscono per dare corpo a una comunità che ragiona, progetta, vuole cambiare questa Italia, esiste e va fatta conoscere, perchè è un pezzo di paese vivo, perchè spesso è parte dei comitati e dei movimenti che si battono ogni giorno per la salute e il benessere pubblici, e sente la rabbia per ciò che è il presente e la speranza per quello che potrebbe essere il futuro senza farsi più abbindolare da nessuno, da promesse, da slogan.
Noi non abbiamo introiettato la sconfitta storica, quella nausea per cui sei costretto a essere spettatore forzato mentre qualcun altro decide della tua vita, quella insofferenza a doverti esprimere sul meno peggio, sul meno dannoso.
Noi vogliamo vivere, non campicchiare.
A breve sarà pubblicato il nostro comunicato con il calendario delle prossime date di lotta, delle prossime iniziative nazionali.
Intanto ringraziamo i volontari, gli attivisti, chi ha tagliato in due l’Italia intera per esserci rimettendoci soldi, tempo, giorni di ferie (di questi tempi!).
Siete una forza e da noi ripartiamo.
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D’accordo, si avanza. Ma la stessa scelta dei 10 tavoli tematici della seconda giornata – lavoro, ambiente, scuola, sanità, immigrazione, mutualismo, genere, cultura, ecc. – rivelano come restiamo ancora inchiodati a ciò che chiamerei le sinistre del sistema. Cioè coloro che pur chiamandosi persino, a volte, comunista, rimuovono IL TEMA che dovrebbe stare al centro di tutto, come ben spiega l’argentino Raveli in “Proprietà, patriarcato, ecologia, ecc…” pubblicato mi pare due o tre mesi fa in italiano.
Se “scordiamo” che l’appropriazione privata dei beni comuni – e non chiamiamo “ambiente” per favore l’ecosistema! – sta alla base di tutto lo sviluppo alienato dell’umanità, che ora denominiamo capitalismo, allora tutto il resto diventa solo elettoralismo, piagnistei, sfoghi-stampa, sinistrismo sistemico e robe simili sottomesse al Capitale.