Omicidio Giulio Regeni, ecco gli interessi (e le cifre) per cui l’Italia non cerca la verità

Si chiamano Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte. Sono i presidenti del consiglio rappresentanti di uno Stato che poco o niente ha fatto per accertare la verità sull’omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo nel gennaio del 2016. “Governi italiani che non hanno saputo o voluto chiedere con la necessaria costanza e fermezza la verità” afferma Amnesty International che sabato 25 gennaio – a quattro anni dalla scomparsa di Giulio – ha organizzato centinaia di fiaccolate in tutta Italia.

Un momento della fiaccolata di Fiumicello

Per i governi italiani la vita di un giovane ricercatore vale quindi meno del profitto derivante dal commercio di armi verso l’Egitto e dei giacimenti di gas sfruttati dall’Eni nel Mediterraneo orientale. Sappiatelo quando scegliete di votare l’ennesimo mistificatore della politica italiana. Non solo, sono oltre 150 le aziende italiane attive al Cairo e l’interscambio nel 2017 ha toccato quota 4,7 miliardi di euro (+2,5% rispetto al 2016) che fanno del nostro paese il quinto esportatore in Egitto. 

Soldi, profitti, affari, morte. La Relazione europea sull’export di armamenti racconta come il valore delle armi e delle forniture militari italiane che armano il regime di al-Sisi valgano, nel solo 2017, 25 milioni di euro. Nel 2018 l’exploit: all’Egitto sono state autorizzate sei nuove esportazioni di sistemi militari del valore di oltre 69 milioni di euro. Tra le imprese più attive Beretta, Fincantieri, G&G, Iveco, Leonardo, Telegi, Tesylab come ben testimonia il lavoro di analisi di Giorgio Beretta dell’Osservatorio sulle Armi Opal.

Cifre scandalose, business immorali promossi da una politica priva di scrupoli e da imprese accecate dalla ricerca del profitto a tutti i costi. Anche quello di cancellare le torture subite da Giulio prima di essere ucciso per il suo lavoro per l’Università di Cambridge. Il suo corpo venne ritrovato senza vita nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

La piazza di Fiumicello chiede verità

Alle 19.41 di sabato scorso eravamo a Fiumicello, il paese natale di Giulio Regeni a metà strada tra Udine e Trieste. Eravamo tra le quattromila persone che hanno abbracciato Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori di Giulio, e la sorella Irene, che si battono strenuamente per conoscere la verità sulla sua morte. Una presenza, quella di perUnaltracittà, per testimoniare la nostra vicinanza in questa estenuante battaglia contro i poteri egiziani e italiani, ma anche utile a raccontare come migliaia e migliaia di persone hanno deciso di non abdicare ad una realpolitik che non esitiamo a definire infame. Persone che hanno manifestato in silenzio, con una candela in mano, ascoltando le parole semplici ed efficaci dei ragazzi e delle ragazze del Governo dei giovani di Fiumicello. Protezione, solidarietà, pace, convivenza: parole utili a ricordare Giulio ma soprattutto necessarie per migliorare il mondo in cui sono costretti a vivere.

La famiglia Regeni

Che fare allora nel nostro piccolo per sostenere chi cerca la verità su Giulio? Smettere di votare politici collusi coi i peggiori poteri economici naturalmente, ma anche firmare la petizione di Amnesty International perché “Giulio fa cose, ma non può fare tutto lui” come termina il toccante libro scritto dalla madre Paola e appena uscito per Feltrinelli.

Infine, facciamo nostro l’appello di Claudio e Paola Regeni affinché chi sa qualcosa sulla morte di Giulio si faccia avanti sulla piattaforma fornita da Repubblica che consente anonimamente di fornire informazioni vitali per la ricerca della verità su questo omicidio di Stato.

“Ci rivolgiamo a tutti quelli che sanno e che non hanno ancora osato parlare. Abbiamo bisogno della vostra memoria, della vostra coscienza, del vostro coraggio. Abbiamo bisogno di sapere. E poi di capire. Giulio è stato seguito per mesi, spiato, tradito, è stato catturato, trascinato, spostato, umiliato, torturato e infine ucciso da moltissime mani. E davanti a molteplici osservatori. Siamo certi che queste persone non hanno potuto dimenticare. La consapevolezza di aver partecipato o assistito al compiersi di tutto il male del mondo divorerà le loro coscienze. Alcuni stanno perdendo il sonno, altri la ragione”.

Cristiano Lucchi