I settori più retrivi di Confindustria vogliono la ripresa delle grandi opere. Un pericolo per l’occupazione, l’ambiente, il paese.
Anche nel tempo della pandemia il lupo perde il pelo ma non il vizio. In questi giorni si intensifica la campagna della lobby delle grandi opere inutili perché riprenda la stagione della legge obiettivo e si vogliono addirittura “commissari” che superino gli ostacoli burocratici per riaprire i cantieri.
Il bottino sarebbe ghiotto, oltre 100 miliardi di euro. Peccato che i troppi cantieri fermi in tutto il paese non abbiano problemi burocratici, ma proprio problemi tecnici di realizzazione oltre che enormi problemi economici nascosti dietro le paroline magiche “general contractor” e “project financing”.
Il caso toscano, che conosciamo meglio, è emblematico di una classe politica totalmente asservita agli interessi della lobby che delle grandi opere si pasce da molti anni e che ha prodotto uno sperpero vergognoso di denaro pubblico; anche in questi casi ci si trova spesso davanti a pacchi di cemento e ferraglia che gravano pesantemente sui bilanci pubblici e sono sostanziali fallimenti, molto spesso impossibili da realizzare o da portare avanti:
• Pisa mover, infrastruttura per raggiungere l’aeroporto di Pisa in sostituzione di un efficiente raccordo ferroviario: biglietti triplicati, fallimento già in vista, intervento del Comune a ripianare i bilanci
• Aeroporto di Firenze, bloccato da sentenze di TAR e Consiglio di Stato perché impossibile da inserire in un territorio saturo
• Sottoattraversamento TAV di Firenze, bloccato da un progetto sbagliato che ne impedisce la continuazione, spesi 800 milioni
• Inceneritore di Case Passerini, bloccato da sentenza del TAR perchè ovviamente è fonte di danni alla salute
• Tirrenica, non si ferma il tentativo di trasformare la messa in sicurezza della via Aurelia in una autostrada a pedaggio a favore di una società amica
• I 4 nuovi ospedali della Toscana costruiti con un project financing generoso con i costruttori/gestori sta dissanguando la sanità; mai come ora si vede la dissennatezza di queste politiche attente solo al profitto di pochi.
Tutta Italia è piena di progetti mostruosi come questi, anche dal punto di vista economico: per i costi e il ritorno miserrimo. Come già l’ex ministro del MIT Graziano Del Rio disse in un momento di rilassamento, i problemi della realizzazione delle infrastrutture in Italia non dipendono da burocrazia o normative astruse, i problemi vengono dalla pessima progettazione.
In anni che seguiamo lo sviluppo del fenomeno ci siamo fermamente convinti che la cattiva progettazione non è una questione dovuta a incompetenza o al fato avverso, ma è scientemente voluta; tali difetti costringono i costruttori a innumerevoli varianti in corso d’opera. Queste non sono soggette a gare per l’esecuzione e comportano sempre aumenti notevoli dei costi. I maggiori oneri per il committente, o comunque l’ente che paga, sempre pubblico, devono essere autorizzati e concordati col direttore dei lavori, una figura che dovrebbe tutelare gli interessi di chi fa eseguire i lavori; nel modello italiano del general contractor e del project financing il direttore dei lavori è figura alle dipendenze del costruttore.
Questa vergognosa anomalia ha consentito che i costi di opere come la linea TAV Torino Napoli abbiano avuto costi superiori di 8 o 9 volte ai preventivi iniziali.
Nel codice degli appalti si è subordinato il pagamento degli extracosti ad autorizzazione dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione; questa norma ha enormemente rallentato i pagamenti dei costruttori e provocato seri problemi.
Contro il vigente Codice degli Appalti è più volte scesa in campo Confindustria denunciandone i pericoli per i loro interessi.
La cosa che più ci scandalizza è che in un momento grave come questo in cui tutto il mondo rallenta per combattere la pandemia, molte attività si fermano, molti lavoratori, soprattutto quelli meno tutelati, perdono il loro reddito e si trovano in gravissime difficoltà, lo spettro della fame sta emergendo nelle nostre diseguali società, si cominci ad urlare che è necessario ripartire con lo scenario vergognoso che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni; fa vergogna che si invochi nuovamente la famosa “legge obiettivo” (la legge no 443 del 2001, conosciuta anche come Legge Obiettivo, emanata durante il governo Berlusconi II, è lo strumento legislativo che stabilì procedure e modalità di finanziamento per le grandi infrastrutture in Italia per il decennio dal 2002 al 2013), quella che Raffaele Cantone, allora presidente dell’ANAC, definì criminogena.
In questi giorni su un giornale esistente solo per i contributi che riceve, Il Riformista, appaiono articoli di Ercole Incalza, un personaggio che ha dominato la peggior stagione delle grandi opere inutili, di Vincenzo Boccia, presidente e rappresentante di quel settore della Confindustria che ha fatto del parassitare le pubbliche amministrazioni la fonte principale di profitto.
Il mondo, l’Italia in particolare, si troverà in grave difficoltà ad uscire da questa crisi che si presenta particolarmente grave perché è sia sul fronte dell’offerta, che su quello della domanda. Uscire dal tunnel in cui siamo richiede che si rimetta in moto un meccanismo democratico di redistribuzione della ricchezza, che si vada verso una progettazione sociale ed infrastrutturale al servizio delle persone, che si organizzi la produzione di beni utili e finalizzati ad un riconversione ecologica, che si sviluppino processi democratici e partecipati di produzione di energie alternative non dipendenti né da risorse fossili, né da grossi gruppi industriali.
Mai come oggi si vede come questo sistema in cui siamo immersi sia fragile e ingiusto, di come sia indispensabile una rivoluzione copernicana che riporti l’essere umano, cioè la politica, al centro dell’economia e della ricerca scientifica.
La scommessa che abbiamo davanti è enorme, se venisse persa il futuro che si delinea è orrendamente fosco.
Per questo sostenere oggi, come fa il sottosegretario del MIT Giancarlo Cancellieri, che il problema è sbloccare i grandi cantieri di opere inutili è, oltre che ridicolo, semplicemente inqualificabile, segno di una totale cecità e incapacità di leggere la fase che attraversiamo; oppure vuol dire che questa classe politica è spudoratamente al sevizio della lobby del cemento che ha impoverito l’Italia e riempito le Procure di processi.
*Comitato No Tunnel TAV Firenze, da n. 58 della rivista CUB Rail
NoTunnelTav
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