Ambiente e salute: due mondi separati grazie al referendum del 18 aprile 1993

Mentre in tempi di Covid-19 e di crisi climatica sempre più cruciali si rivelano le interazioni  fra ambiente e salute; mentre in Europa il 15% dei decessi sono causati da fattori di pressione ambientale, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA),riteniamo importante richiamare l’attenzione su un punto di svolta che determinò la nefasta frattura fra competenze sanitarie ed ambientali in Italia.

Questa sciagura fu determinata dall’esito di un referendum popolare che si svolse esattamente 27 anni fa, il 18 aprile del 1993. Obiettivo del referendum era quello di togliere la responsabilità dei controlli ambientali alle Unità sanitarie locali, che lo esercitavano attraverso i Presidi multizonali di prevenzione.

Lo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale

La pandemia da Covid-19 ha anche messo a nudo nel modo più spietato, e funesto per migliaia di persone e di personale sanitario, lo stato disastroso del nostro sistema sanitario, letteralmente smantellato da una sistematica opera di demolizione dei punti cardine della Riforma Sanitaria, Legge 833, del 1978, al fine di favorire potenti interessi privatistici.

La Riforma Sanitaria metteva in primo piano la prevenzione, primaria e secondaria, quest’ultima intervenendo negli stadi iniziali e preclinici della malattia, sui comportamenti e nell’educazione alla salute (nelle scuole etc.), ma il presupposto era che fosse preceduta e affiancata dalla prevenzione primaria, la tutela dell’ambiente, l’individuazione e bonifica delle cause di inquinamento di aria, aria e suolo, territorio e ambienti di vita e di lavoro.

La Riforma Sanitaria, come tante altre conquiste fondamentali (Legge Basaglia, la 194 entrambe del 1978, per citarne alcune), finirono sotto attacco quando i movimenti di lotta declinarono e si frammentarono perdendo la loro forza e compattezza. La 833 venne progressivamente stravolta e smantellata pezzo per pezzo.

Non ne seguiremo qui le tappe, basti ricordare la trasformazione delle Unità Sanitarie Locali (USL) in Aziende Sanitarie (ASL), finalizzate non più a criteri di servizio sociale, ma a vincoli economici, di bilancio, che da allora hanno limitato drasticamente la loro funzionalità sociale.

Trasformazione mirata a spalancare le porte all’ingresso dei privato nella sanità. Abbiamo assistito a come, nella debolezza dei movimenti di lotta, abbia fatto breccia nell’opinione pubblica la retorica della inefficienza del pubblico contro la efficienza del privato: e oggi vediamo i risultati!

Il referendum del 18 aprile 1993

Su questa retorica, e su innegabili inefficienze, che erano però il risultato dello stravolgimento della 833, si fondò l’elaborazione e la presentazione, da parte degli ‘Amici della terra’ (Associazione ambientale in realtà amica degli inceneritori, degli aeroporti, ..), di un quesito referendario per la separazione delle competenze ambientali da quelle sanitarie, in cui si chiedeva: il Si per separare l’ambiente dalla sanità!

Il 18 aprile 1993 gli italiani votarono (ci fu l’83% di partecipazione) 8 quesiti referendari (fra i quali l’approvazione del sistema maggioritario per l’elezione del Senato) e il responso fu di 8 “SI”. Il referendum per separare l’ambiente dalla sanità ottenne l’82,57% di SI e il 17,43 di NO.

Le Agenzie ambientali

Tutte le competenze ambientali venivano sottratte al SSN, la tutela della salute veniva separata dalle condizioni ambientali, dal controllo e dalla tutela di tali condizioni, che pure hanno un impatto decisivo sulla salute.

Il sistema delle Agenzie ambientali SNPA, nacque poi a seguito della Legge 61 del 1994, con compiti di informazione e promozione dello sviluppo tecnico scientifico legato alla protezione e alla promozione della qualità ambientale a supporto degli enti di governo centrale e locale. Comprende una Agenzia nazionale, ISPRA (ex ANPA, ex APAT), le agenzie regionali (ARPA) e quelle delle due province autonome (APPA).

Molto ci sarebbe da dire su queste. In primo luogo un’Agenzia ha una funzione ben diversa da un servizio sociale: d’altronde il concetto stesso di “servizio sociale” è ormai scomparso, siamo tutti “utenti”, “clienti”. In secondo luogo con la regionalizzazione di molte competenze le ARPA sono passate alla dipendenza delle Regioni che hanno adottato criteri differenziati e ne hanno condizionato in modi diversi l’autonomia, a furia di tagli, di esternalizzazioni, di privatizzazioni, di ridimensionamenti. In terzo luogo i troppi poteri concentrati nella figura del direttore generale, determinano una gestione spesso non condivisa dal personale e dall’organizzazione agenziale.

Ormai ci siamo abituati a bollettini su livelli di inquinamento, ma non sfuggirà a nessuno che le ARPA si guardano bene dal dedurre qualsiasi valutazione sulle conseguenze sulla salute dei diversi fattori inquinanti, non rientra fra le loro competenze! Questa possibilità è stata tolta 27 anni fa.

‘Ambiente e salute sono in effetti due “mondi” strettamente connessi ma spesso molto distanti’, dice Arpat, che nel 2017 ha dedicato al rapporto ambiente-salute una serie di interessanti interviste a figure di primo piano del panorama ambientale italiano, in cui si auspicava una efficace integrazione e sinergia operativa fra ARPA e ASL; un centro di riferimento nazionale ambientale/sanitario di riconosciuta autorevolezza; uno strumento normativo per integrare ambiente e salute.

Mentre a livello europeo e internazionale, è assodato che lo stato qualitativo dell’ambiente, in tutti i suoi aspetti (acqua, aria, inquinamento acustico, produzione ed uso di sostanze chimiche), influenzi in maniera significativa lo stato di salute e il benessere della popolazione, invece per quell’infausto referendum in Italia ambiente e salute hanno smesso di dialogare.

Ben diverso sarebbe stato se le competenze sulle condizioni ambientali e gli effetti sulla salute fossero rimaste unificate nel SSN sotto la voce “prevenzione primaria”. La prevenzione primaria non esiste più, gli interventi sanitari hanno solo una funzione riparativa, alle cause non pensa più nessuno.

Riteniamo assolutamente necessario che chi si impegna per l’indispensabile potenziamento pubblico di quello che resta del SSN e progetta la proposizione di un referendum ponga in primo piano anche il ripristino di una piena integrazione e sinergia fra ASL e ARPA.

Senza prevenzione primaria non c’è tutela della salute!

 

Angelo Baracca* e Gian Luca Garetti**

(* Medicina Democratica, ** Vice Presidente di Medicina Democratica)